Crescita economica: per la prima volta si parla di ripresa. Anche del lavoro

In poche settimane sono cambiante tutte le previsioni. Grazie al crollo del petrolio e dell’euro. Ripartono i mutui e gli acquisti di case, e gli italiani sono più ottimisti.

RIPRESA ECONOMICA EUROPA –

Una schiarita perfetta. Una volta tanto l’anno parte ribaltando le fosche previsioni sul futuro prossimo: non accadeva dal 2007, dall’inizio della Grande Crisi. Le grandi istituzioni internazionali vedono finalmente la possibilità di una ripresa in Europa, e anche in Italia, con il famoso pil in crescita e la disoccupazione, per la prima volta nel mese di dicembre, in diminuzione. Che cosa sta accadendo? Una coincidenza di fattori, la schiarita perfetta appunto, gioca a nostro favore e ci fa sognare un 2015 come l’anno della svolta. A pesare c’è innanzitutto la parallela caduta del prezzo del petrolio e del cambio dell’euro: una doppia benedizione per le aziende energivore (quelle italiane sono abituate a pagare il 30 per cento in più rispetto ai concorrenti americani ed europei) ed esportatrici. Così la fiducia delle imprese è schizzata ai massimi dal 2011 e gli ordinativi di nuovi macchinari sono cresciuti del 19 per cento, segno che sta tornando la voglia di investire, in previsione di un aumento della domanda. Petrolio, euro e aumento del commercio mondiale valgono, secondo i calcoli del Centro studi di Confindustria, quasi due punti di pil. Non male. D’altra parte anche in Germania, a conferma che il vento soffia nella direzione giusta in tutta Europa, le stime sul pil sono state riviste al rialzo, più 1,5, e si prevede per il 2015 un aumento delle esportazioni  vicino al 5 per cento. E se ripartono gli ordini del mercato, se le imprese riprendono ad investire, anche l’occupazione ne potrà beneficiare: il rimbalzo positivo è annunciato per il primo trimestre dell’anno.

LEGGI ANCHE: La svolta in Grecia, tutti i vantaggi per l’Europa. Inizia una nuova fase

I FATTORI ALLA BASE DELLA RIPRESA ECONOMICA –

L’altro fattore determinante, in una fortunata combinazione con le salutari scosse valutarie ed energetiche, è quello dei tassi. Resteranno bassi ancora a lungo e non avremo, almeno per il momento, la separazione tra la politica monetaria americana e quella europea. Tassi bassi, in questa fase, portano vantaggi a tutti. Allo Stato che pagherà meno in interessi per rifinanziare il debito pubblico in scadenza. Alle imprese che avranno un accesso al credito a condizioni più favorevoli. Ai consumatori che godranno di un incentivo a spendere: e infatti la loro fiducia in Italia è passata da 99 del dicembre scorso a 104 di gennaio. Un salto senza precedenti. Un primo segnale concreto dei benefici dei tassi bassi, ai fini di una ripresa generale, arriva con gli ultimi dati sul mercato immobiliare. Le compravendite sono aumentate del  3,7 per cento e i mutui del 13,9 per cento, due numeri che fanno ben sperare per un ritorno agli acquisti di immobili che dovrebbe trainare anche l’industria dell’edilizia e il suo indotto. E perfino sui mercati finanziari, dove tutti immaginavano una forte turbolenza se non un crack dopo il risultato elettorale in Grecia, il barometro  volge verso il bello, con azioni e titoli di Stato che sembrano indifferenti rispetto all’arrivo della strana alleanza antieuropeista ad Atene.

COME SUPERARE LA CRISI ECONOMICA –

A parte i numeri e le previsioni, che andranno verificati nel corso del tempo, il cambiamento più importante, e già avvenuto, riguarda l’umore. Una parte della recessione, infatti, ha un connotato psicologico che può essere anche più dannoso della realtà. Da molto tempo gli italiani mostrano paura e incertezza per il futuro, e per questo finora hanno preferito accantonare gli 80 euro ricevuti dal governo Renzi piuttosto che spenderli in nuovi acquisti. Adesso che la percezione del domani sta cambiando, anche i nostri comportamenti potrebbero essere ispirati a una maggiore ottimismo, senza il quale una vera ripresa non ci sarà mai. È una linea di confine che stiamo attraversando, e speriamo che presto ci porti fuori dal tunnel.

PER APPROFONDIRE: Non sprecare per una nuova crescita economica

Torna in alto