Rinnovabili. I green jobs esistono davvero? Qualcuno ne dubita

  Roma, 10 feb. (TMNews) – Non è sicuro che la crescita delle fonti rinnovabili di energia favorisca lo sviluppo dell’occupazione. Perché se indubbiamente il moltiplicarsi di progetti e impianti rinnovabili crea nuovi posti di lavoro in questo settore specifico, nello stesso tempo li riduce in altri settori. In alcuni casi il bilancio conclusivo generale […]

 

Roma, 10 feb. (TMNews) – Non è sicuro che la crescita delle fonti rinnovabili di energia favorisca lo sviluppo dell’occupazione. Perché se indubbiamente il moltiplicarsi di progetti e impianti rinnovabili crea nuovi posti di lavoro in questo settore specifico, nello stesso tempo li riduce in altri settori. In alcuni casi il bilancio conclusivo generale potrebbe anche essere negativo. È quanto sostiene il rapporto "Defining, measuring and predicting green jobs", realizzato da Gürcan Gülen, specialista di economia dell’energia alla University of Texas di Austin, per conto del Copenhagen Consensus Center, l’autorevole centro studi finanziato dal Governo danese e noto anche perché diretto da Bjørn Lomborg, autore del famoso "L’ambientalista scettico". Secondo il rapporto, le energie pulite hanno grandi vantaggi dal punto di vista ambientale, ma non economico: "Investire in fonti rinnovabili per aumentarne la quota di mercato, anche se è chiaramente possibile, avrà un prezzo alto, con effetti negativi sul potere di acquisto, sull’occupazione e sul Pil". Le stime sui posti di lavoro nel campo delle fonti rinnovabili sarebbero basate su previsioni troppo ottimistiche circa la rapidità del passaggio a un’economia a basse emissioni. Previsioni che non considerano i maggiori costi che questo passaggio implica, creando situazioni di crisi ad altri comparti economici. Ad esempio – afferma Gülen – è un dato di fatto che l’energia elettrica prodotta dalle nuove fonti rinnovabili ha maggiori costi di quella generata con le fonti convenzionali, cosa che, da un punto di vista generale, penalizza l’efficienza e la produttività delle imprese, riduce il reddito e la competitività nazionale e di conseguenza riduce l’occupazione complessiva. Un altro problema è la difficoltà di definire esattamente quali posti di lavoro sono da considerare legati alle energie pulite: per esempio, se un contadino decide di non produrre più grano, bensì colza da vendere sul mercato dei biocombustibili, viene automaticamente aggiunto ai nuovi posti di lavoro "verdi", ma in realtà non ha creato un nuovo posto di lavoro, ha solo cambiato attività. Lo stesso vale nel caso di una centrale a carbone o di un cementificio che chiude i battenti, con gli operai là occupati che vengono riconvertiti in progetti rinnovabili. Ammesso che tutti trovino un posto di lavoro nel nuovo settore (e spesso non è così), sulla carta fanno aumentare il numero di occupati verdi, ma nella realtà non fanno aumentare l’occupazione complessiva.
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