Rifiuti, la confessione dei ragazzi Che impresa la raccolta differenziata

di Federico Pace Fare la raccolta differenziata e rispettare l’ambiente è sempre più necessario. I giovani lo sanno. Ma non nascondono i tanti piccoli sacrifici che sono costretti ad affrontare. C’è consapevolezza e voglia di imparare, entusiasmo, ma anche ironia, nei racconti degli studenti che svelano comportamenti e abitudini, contraddizioni e propositi. E’ bene, scrivono […]

di Federico Pace

Fare la raccolta differenziata e rispettare l’ambiente è sempre più necessario. I giovani lo sanno. Ma non nascondono i tanti piccoli sacrifici che sono costretti ad affrontare. C’è consapevolezza e voglia di imparare, entusiasmo, ma anche ironia, nei racconti degli studenti che svelano comportamenti e abitudini, contraddizioni e propositi. E’ bene, scrivono in molti, gettare la spazzatura secondo i canoni moderni del riciclaggio ambientale. E’ sensato decidere di trovare un nuovo uso a un oggetto che si pensa ormai invecchiato. E’ urgente, dicono quasi tutti, che ciascuno si dia da fare, se si vuole evitare la catastrofe ambientale. Ma, confessano quasi in coro, non è poi così facile.

Al sito-giornale di Repubblica@Scuola 1sono arrivati in questi giorni più di quattrocento articoli di studenti delle medie e delle superiori iscritte al progetto 2 . A distinguersi, e a vincere la quinta tappa del campionato nazionale, sono state due studentesse: Nicole Genovese e Alessandra Cremone, entrambe dalla Sicilia.

Nicole Genovese3 studia al liceo Scientifico Leonardo Da Vinci di Canicattini Bagni in provincia di Siracusa e si è distinta nella categoria delle superiori. Ha immaginato, con ironia, tre situazioni diverse. Nella prima, due fidanzati immersi in un ambiente

più che contaminato, nella seconda una madre e un figlio alle prese con un dialogo rivelatore, e nella terza due amici. Tre brevissimi sketch per raccontare, da un lato, l’urgenza e la necessità di modificare abitudini e consuetudini e, dall’altro, testimoniare la distrazione e la sufficienza con cui ci si rapporta a questa emergenza. L’articolo di Nicole si chiude con il dialogo tra i due amici. Dice uno: “Ciao Matteo!! Ho in mente di lasciare un segno alle generazioni future e sto incidendo dei disegni su questa pietra…”. All’altro non rimane che rispondere: “Ah, ma non preoccuparti! Ci sta già pensando tutta l’umanità a lasciare il segno!! Vedi quella busta di plastica? Tra mille anni sarà ancora lì!”.

Nella categoria delle medie si è distinta Alessandra Cremone4 dell’Istituto Comprensivo Ugolino e Vadino Vivaldi di Porto Empedocle in provincia di Agrigento. Nell’articolo ha rivissuto la sua prima disavventura con la raccolta differenziata: “Ho trovato il primo contenitore e ad occhio mi era sembrato abbastanza grande; era di colore giallo e sopra c’erano scritti dei nomi: vetro, alluminio, pile, carta, plastica, secco ed umido. […] Iniziai con il vetro, spinsi e spinsi, ma non riuscii a fare entrare il primo contenitore di vetro; poggiai il sacchetto e presi in mano quello della plastica, sperando di essere più fortunata, ma neanche questa volta riuscii a far entrare il sacchetto! Pensai subito che era troppo pieno e lasciai stare”.
C’è consapevolezza e sincerità anche nella parole di eclna92: “Mi impegno per farlo? Non sempre. Triste a dirsi, ma spesso non ci rendiamo nemmeno conto di quanto sprechiamo. La carta, per esempio: scrivo sempre su entrambi i lati di un foglio, ma quanti fazzoletti uso ogni giorno? Quanti alberi saranno stati abbattuti per fare i quotidiani, le riviste, i libri che leggo? Quanti scontrini, biglietti del bus, del treno vengono stampati ogni giorno? La plastica: riutilizzo più volte le bottiglie, cerco di bere soprattutto acqua di rubinetto, ma quanti imballaggi butto via? E’ veramente necessario comprare sempre cibo confezionato?”.

Dalle tante testimonianze si capisce infine quanto contino gli incontri. Come ad esempio quello con una professoressa giovane che arriva e apre un sentiero che non si pensava possibile e che dà vita a stimoli e voglia di fare.  “Il mio primo incontro col riciclaggio – così racconta Ziva – è stato in terza elementare. La mia insegnante, una professoressa nuova, molto giovane e piena di energia, ci aveva proposto di fare un progetto che avrebbe aiutato il pianeta a respirare. Io e la mia migliore amica siamo andate, con altri tre ragazzi, dal custode della scuola. Ci aveva dato una tonnellata di giornali vecchi da portare in classe. Quando siamo tornati, l’insegnante ci aveva mostrato come dovevamo strappare tutta la carta in piccoli pezzi e metterli in un grande ciotola piena di acqua, per poi fare un grandissimo pezzo di carta riciclata. Noi non avevamo la più pallida idea di come questo sarebbe finito, ma la professoressa sembrava fiduciosa nel nostro lavoro, e così non avevamo nessun dubbio anche noi”.

 
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