Calabria nel Far West: la regione è sciolta, ma nomine e spese continuano

Un vero laboratorio della cattiva politica: bisognerebbe andare al voto, ma nessuno sa come e euqndo. E nessuno vuole perdere stipendi e pensioni fino al 2015

Regione Calabria – In Calabria è nato un nuovo laboratorio politico: la regione che finge di non essere mai stata sciolta. Cancellata prima da una bufera giudiziaria, poi dalle dimissioni del presidente e dei consiglieri, l’amministrazione regionale (e il consiglio) invece di andare spediti verso le nuove elezioni, hanno deciso di iniziare una seconda vita. In attesa del voto che, al momento, nessuno neanche immagina se e quando ci sarà. Buio totale, insomma, salvo una luce: nella Calabria decapitata dei suoi organi istituzionali, si continuano a sfornare nomine, ad approvare finanziamenti, a piazzare amici nel giro del sottogoverno regionale. Come dire che la politica non c’è mentre il potere, con le sue spartizioni, gira a pieno regime.

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Regione Calabria Giuseppe Scopelliti – Questo film dell’orrore della democrazia e, se vogliamo, della legalità, inizia il 29 aprile scorso quando il presidente della regione, Giuseppe Scopelliti, si dimette da presidente in seguito a una condanna a sei anni per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico, reati commessi quando era sindaco di Reggio Calabria. Da quel momento, per legge, giunta e consiglio della Calabria possono fare solo l’ordinaria amministrazione, e devono indire le nuove elezioni. Quello che sembra un gesto di dignità politica, le dimissioni di Scopelliti prima di essere dichiarato decaduto in base alla legge Severino, si trasforma rapidamente in un corridoio di furbizie nel quale i consiglieri e gli assessori calabresi si infilano con straordinaria velocità. Con tre mosse.

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Regione calabria scandalo nomine. La prima è andare in giro per uffici della regione ed aule universitarie per chiedere un’interpretazione elastica, la più larga possibile, del concetto di ordinaria amministrazione. E quando la burocrazia vede uno spazio per non perdere potere ci si tuffa, così in Calabria, con un precedente che farà scuola in Italia, per ordinaria amministrazione si intende praticamente tutto. Per esempio le nomine che contano. Ed ecco che Pasquale Scaramuzzino diventa il presidente della Fondazione Terina, che gestisce i ricchi incentivi regionali per le piccole imprese e per la ricerca; Maurizio Nicolai incassa la nomina di direttore generale dell’Arcea, l’agenzia che invece si occupa delle erogazioni in Agricoltura; Ivano Nasso è il nuovo presidente della Film Commission, la partecipata regionale che si occupa dei finanziamenti nel settore cinematografico e negli audiovisivi abbinati al Turismo. Tirate le somme: in poche settimane, e con gli organi sciolti, i politici calabresi hanno piazzato pedine chiave nella scacchiera del potere locale e hanno stretto i bulloni del controllo della spesa regionale. Non solo. Con una regione sommersa dal debito sanitario (il 50 per cento della spesa), in attesa della nomina a Roma di un commissario ad hoc, la giunta, sempre quella del dimissionario Scopelliti che dovrebbe fare solo l’ordinaria amministrazione, è andata avanti manu militari con le nomine ai vertici delle aziende sanitarie. A Cosenza, a Catanzaro, a Reggio Calabria. E tanti saluti al commissario, se e quando arriverà.

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Regione calabria elezioni. La seconda invenzione nel laboratorio del Far West calabrese è stata quella di mettere in campo una nuova legge elettorale palesemente incostituzionale. Cioè scritta su misura per prendere tempo e rinviare il giorno del voto. La nuova legge prevede, infatti, una soglia di sbarramento per le coalizioni al 15 per cento. Un livello giudicato troppo alto dal governo di Matteo Renzi che ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale. Da qui l’impasse e il fatto, anche questo è un precedente che farà scuola, che a distanza di cinque mesi dallo scioglimento del Consiglio, ancora nessuno è in grado di dire se e quando si voterà. E ognuno, come al gioco del Lotto, tira fuori i suoi numeri. Il presidente facente funzioni della giunta, Antonella Stasi, ha annunciato le elezioni (con quale legge?) entro il prossimo mese di ottobre, e immediatamente è stata smentita dal presidente facente funzioni del Consiglio, Franco Talarico, per il quale comunque non si può votare prima di novembre, “ultima finestra dell’anno”. Poi è arrivato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha dato appuntamento agli elettori calabresi per il mese di dicembre. Chissà in base a quale criterio…

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Regione calabria pensioni d’oro. La terza, diabolica mossa per tenere in vita chi politicamente è morto, è quella di fingere uno scontro elettorale già in atto. Così nella Calabria sciolta, dove non si conosce neanche in modo indicativo la data del voto, è già partita una surreale campagna elettorale. Nel centrosinistra sono all’opera i soliti cannibali, i gruppi di potere locale che avanzano candidature contrapposte; nel centrodestra è tutto in alto mare in attesa dell’investitura del candidato da parte di Silvio Berlusconi, e in entrambi gli schieramenti c’è chi parla di una futura alleanza istituzionale. Belle parole e bella retorica, con un obiettivo neanche troppo dissimulato: tirare tutti a campare fino alla primavera prossima, data di scadenza naturale della legislatura in Calabria. A quel punto tutti i consiglieri avranno messo al sicuro lo stipendio previsto in questi anni e la relativa pensione, e arrivederci al prossimo giro quando il numero degli eletti dovrà scendere da 50 a 30. Ma questo è quanto prevede la legge, mentre dal laboratorio politico calabrese potete giurare che arriverà qualche altra astuzia per raggirarla.

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