Reddito minimo: 500 euro ai poveri. Perché il piano Boeri può funzionare

I soldi si possono recuperare tagliando le pensioni dei ricchi, i vitalizi e gli assegni di chi decide di lasciare prima il lavoro. Un’idea ragionevole, come la proposta del reddito di cittadinanza del Movimento Cinque Stelle. Un’idea condivisa da tanti esperti…

REDDITO MINIMO POVERTÀ –

Forse la proposta gli costerà la poltrona di presidente dell’Inps. Ma bisogna riconoscere che Tito Boeri ha avuto coraggio nel presentare al governo un piano, ben articolato, per rivoluzionare l’impianto del nostro welfarereddito minimo ai poveri, con un assegno di 500 euro al mese, e tagli ai pensionati più ricchi.

LEGGI ANCHE: Reddito di cittadinanza, serve se vogliamo davvero combattere la povertà

LA PROPOSTA DEL PRESIDENTE DELL’INPS BOERI –

Nel merito, la proposta di Boeri, che Matteo Renzi sembra non gradire giudicandola impopolare, andrebbe finanziata con i seguenti rubinetti: ricalcolo delle 250mila pensioni superiori ai 5mila euro lordi, prelievi sui 4mila percettori di vitalizi a vario titolo, riduzione dell’assistenza ai nuclei familiari più ricchi e decurtazione dell’assegno mensile per chi sceglie di lasciare prima il lavoro per una percentuale variabile tra l’1,5 e il 9,4 per cento. A conti fatti e con queste coperture, l’assegno del reddito minimo costerebbe allo Stato 662 milioni di euro nel 2016, 1,6 miliardi di euro nel 2017 e 3,2 nel 2018. Numeri sostenibili.  Si può discutere se la soglia dei 5mila euro lordi sia quella giusta per i tagli, e magari non sia più opportuno alzarla (in fondo, 2.500-3.000 euro al mese di pensione netta non possono essere considerati un privilegio), ma resta la filosofia dell’impianto di Boeri che va condivisa.

REDDITO MINIMO PER POVERI –

Innanzitutto dobbiamo convincerci che in Italia ormai esiste una fascia di povertà strutturale, non legata a un fattore temporaneo di crisi economica, di recessione e di mancanza di lavoro. Sono poveri che resteranno tali. Che facciamo? Li abbandoniamo al loro destino? Il reddito minimo non è quindi una misura assistenziale, ma uno sforzo del Paese per dare un minimo di aiuto a chi ne avrà sempre e comunque bisogno.  Inoltre è vero che negli ultimi anni si è intervenuto molto sul sistema previdenziale per tenerlo in equilibrio, ma resta il fatto che c’è uno squilibrio sostanziale nell’assegnazione delle risorse: il nostro welfare premia e protegge i più ricchi, e non lascia che briciole ai più poveri ed ai giovani. Questo è un fatto, e bisognerà pure che la politica ne tenga conto.

REDDITO MINIMO PER COMBATTERE LA POVERTÀ IN ITALIA –

Infine, non è un caso se Boeri si allinei, con la sua proposta, ad altri autorevoli esperti di spesa pubblica e di welfare. Un intervento per riequilibrare la spesa pensionistica, e aprire le porte al reddito minimo, l’aveva fatta l’ex commissario alla spending review, Carlo Cottarelli. Un piano per gli assegni ai poveri era stato elaborato, con tanto di copertura, dall’ex ministro del Lavoro, Enrico Giovannini (governo Letta). Mentre dal fronte dei partiti, per la verità, l’unica forza politica che ha inserito il reddito di cittadinanza nel suo programma è il Movimento Cinque Stelle. Una motivo in più per cui Renzi si decida a fare una cosa davvero di sinistra.

PER APPROFONDIRE: Potenza contro la povertà, dieci panifici organizzano la Colletta del Pane

Torna in alto