Rapporto sul Consumo di Suolo: “L’Italia è divorata dal cemento”

Annunciato nel rapporto Ambiente Italia, pubblicato da Legambiente lo scorso 4 marzo, il consumo di suolo appare una delle piaghe che maggiormente sta deteriorando il nostro territorio, con un’urbanizzazione che dà vita ad “una nuova Milano ogni 4 mesi”. E’ un’Italia che ogni anno perde 10mila ettari di territorio quella fotografata dall’Associazione ambientalista all’interno del […]

Annunciato nel rapporto Ambiente Italia, pubblicato da Legambiente lo scorso 4 marzo, il consumo di suolo appare una delle piaghe che maggiormente sta deteriorando il nostro territorio, con un’urbanizzazione che dà vita ad “una nuova Milano ogni 4 mesi”. E’ un’Italia che ogni anno perde 10mila ettari di territorio quella fotografata dall’Associazione ambientalista all’interno del “Rapporto 2011 sul Consumo di Suolo” dove con preoccupazione viene sottolineato che “La mancanza di regole di tutela del suolo è alla base di gravi danni ambientali e costi sociali” che stanno mettendo a rischio anche la produzione agroalimentare della penisola.
Sono soprattutto Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Sardegna le regioni afflitte dalla cementificazione che è causa della sparizione annuale di 5mila ettari di ambienti naturali coperti da preziosa vegetazione spontanea. I danni maggiori sono però registrati soprattutto in Sardegna dove i nuovi edifici del turismo scellerato cancellano patrimoni naturali di inestimabile valore, eliminando per sempre le biodiversità. “Il rapporto restituisce un quadro del consumo di suolo agricolo e naturale che non è rallentato ed è avvenuto a velocità differenti, in modo sempre più disperso sul territorio – dichiara Paolo Pileri del Politecnico di Milano, uno dei curatori del rapporto -. Ad essere erose sono le risorse agricole e di biodiversità che costituiscono uno dei beni comuni più importanti, oltre ad essere un fattore competitivo nel rapporto con altri Paesi europei nei quali sono in atto da tempo politiche ambientali ed urbanistiche incisive contro il consumo di suolo e i suoi costi sociali. Per questa ragione, contabilità come questa risultano indispensabili per comprendere quanto sia opportuno ed urgente frenare la perdita di suoli liberi”.
Presentato oggi a Milano il Rapporto evidenzia un comportamento italiano che “non produce solo ferite al paesaggio, ma una vera e propria patologia del territorio” che ha spinto Legambiente e INU, editrice del documento, a dar vita ad un Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS) per mettere in luce problematiche e criticità legate ad una eccessiva cementificazione. “Nella legislazione italiana, e in quella delle Regioni, mancano ancora regole efficaci sulle facoltà di trasformazione dei suoli – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – è questo che ci ha spinto a farci promotori di un progetto di legge popolare, che introduce oneri a carico di chi, potendo riutilizzare aree dismesse della città, decida invece di costruire in aree aperte. Qualunque sia la politica che una regione attua per il governo del territorio, riteniamo irrinunciabile che essa sia confortata da un’attività di verifica e monitoraggio, oggi estremamente lacunosa, e questa è una delle ragioni che ci ha spinto ad impegnarci nell’elaborazione del rapporto”.
Uno tra gli effetti negativi più evidenti del consumo di suolo è rappresentato dalla perdita di superficie agricola e dalla conseguente diminuzione della produzione alimentare che al momento rappresenta in Italia il 15% del PIL nazionale, con esportazioni che si aggirano intorno ai 26 miliardi di euro annui. “Il territorio italiano si sta rapidamente metropolizzando – rileva il presidente INU, Federico Oliva -. Alla città tradizionale si sta sostituendo una nuova città nella quale accanto alla periferia si sono sviluppate aree a bassa densità sollecitate da motivazioni economiche (il minor costo delle aree) e dalla ricerca di una miglior qualità della vita. Questa nuova città, in cui vive oltre il 60% dell’intera popolazione italiana, presenta una generale condizione di insostenibilità: per l’elevato consumo di suolo, per l’aumento del traffico motorizzato individuale che sollecita, per i nuovi squilibri e le nuove forme di congestione che determina, per la mancanza di spazio pubblico. Contenere la metropolizzazione del territorio e il crescente consumo di suolo deve dunque essere una priorità per le politiche territoriali del nostro Paese”.

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