Preoccupa il buco dell’ozono

I dati inviati dai satelliti della Nasa e dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) dimostrano che il buco dell’ozono sopra l’Antartide ha raggiunto il suo picco annuale, il 12 settembre, allargandosi di 16 milioni di chilometri quadrati. Nella primavera antartica (agosto e settembre) il Sole comincia a brillare dopo diversi mesi di buio sul […]

I dati inviati dai satelliti della Nasa e dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) dimostrano che il buco dell’ozono sopra l’Antartide ha raggiunto il suo picco annuale, il 12 settembre, allargandosi di 16 milioni di chilometri quadrati.

Nella primavera antartica (agosto e settembre) il Sole comincia a brillare dopo diversi mesi di buio sul Polo Sud e la luce riattiva le reazioni nelle nuvole di ghiaccio che coinvolgono le sostanze chimiche artificiali che cominciano a “mangiare” l’ozono. Nella maggior parte degli anni, la riduzione dell’ozono rallenta agli inizi di dicembre, quando il buco stagionale si chiude.

«Le temperature più fredde della media nella stratosfera, il secondo dei cinque strati in cui è suddivisa l’atmosfera, hanno ingrandito il buco dell’ozono, rispetto alla media», ha detto Paul Newman, che lavora nel centro Goddard della Nasa.

«Anche se è abbastanza grande – ha aggiunto – il buco dell’ozono quest’anno rientra comunque all’interno della gamma che ci aspettiamo tenuto conto dei livelli di sostanze chimiche che continuano a persistere nell’atmosfera».

Per il monitoraggio annuale del buco dell’ozono sull’Antartide la Nasa utilizza palloni atmosferici, strumenti a terra e satelliti. Lo strato di ozono, osservano gli esperti, protegge la superficie del pianeta dalle radiazioni ultraviolette che hanno effetti dannosi, per esempio sulla pelle.

«Le sostanze chimiche artificiali responsabili della distruzione dell’ozono sono in lento declino a causa di un’azione internazionale, ma in atmosfera ci sono ancora grandi quantità di queste sostanze chimiche che fanno danni» ha affermato James Butler, direttore della Divisione Monitoraggio globale del Noaa. I prodotti chimici dannosi per l’ozono sono stati gradualmente ridotti, come risultato del protocollo di Montreal del 1987, tuttavia molte di queste sostanze restano in atmosfera per decenni.

I modelli globali atmosferici prevedono che l’ozono stratosferico potrebbe recuperare da metà del secolo, ma stimano che il buco dell’ozono in Antartide probabilmente persisterà una due decadi più a lungo.
 

Torna in alto