Pistoletto: vi regalo il mio paradiso

A vederlo cosi’ in questa radura, curvo sull’aratro trainato da buoi bianchi, il cappello sghembo a far ombra alla faccia segnata, sembrava uno di quei racconti di natura faticata dipinti da Giovanni Fattori. Anche per quest’uomo, che si chiama Michelangelo Pistoletto ed e’ uno dei piu’ importanti esponenti dell’arte contemporanea, la natura e’ fatica: sforzo […]

A vederlo cosi’ in questa radura, curvo sull’aratro trainato da buoi bianchi, il cappello sghembo a far ombra alla faccia segnata, sembrava uno di quei racconti di natura faticata dipinti da Giovanni Fattori. Anche per quest’uomo, che si chiama Michelangelo Pistoletto ed e’ uno dei piu’ importanti esponenti dell’arte contemporanea, la natura e’ fatica: sforzo necessario per riconquistare un paradiso perduto, portando la scienza, la tecnologia, l’arte e la politica a restituire vita all’ambiente sfiancato e, quindi, alla terra. Passare, cioe’, a un nuovo livello di civilta’, indispensabile per assicurare sopravvivenza al genere umano. Ieri Pistoletto ha tracciato nel Bosco di San Francesco ad Assisi i primi metri del solco destinato a diventare la sua piu’ grande opera di land art: il Terzo Paradiso, atto iniziale del restauro paesaggistico di questi 60 ettari donati al Fai, Fondo per l’Ambiente Italiano, che, dopo il recupero, saranno disposizione dei pellegrini del XXI secolo.

Il lavoro dell’artista biellese riprende un tema che e’, forse, la sua piu’ profonda cifra creativa: quella del triplo cerchio, simbolo dell’infinito, che diventa momento d’auspicato equilibrio tra due Eden contrapposti. Il Primo Paradiso – spiega – e’ quello in cui l’uomo e’ stato completamente immerso nella natura che regolava la vita del pianeta. Il Secondo e’, invece, quello sviluppato dall’intelligenza: bisogni, prodotti, comodita’, piaceri, tutti artificiali. Attivatori d’un benessere che si e’ trasformato in malessere e ha trascinato con se’, in progressione esponenziale, un consumismo ammorbante, corrompente, in conflitto con la possibilita’ di sopravvivere.

Il rischio di collisione tra le due sfere e’ immanente. E per Pistoletto, che crede nella funzione etica dell’arte, e’ il momento di ripensare la storia e approdare a un nuovo livello: a un terzo Eden nel quale l’artificio – la scienza, la tecnologia, l’arte, la cultura e la politica – si unisca alla natura in un rapporto virtuoso rappresentato, nel disegno, dal cerchio centrale, grembo generativo di un’utopia raggiungibile. Nel Bosco, il cui restauro costera’ oltre tre milioni, l’artista regalera’ al Fai un Terzo Paradiso dalle dimensioni formidabili: 90 metri di lunghezza per 35 di larghezza. Tremila metri quadrati per un percorso, appunto, a triplo cerchio composto da una doppia fila di 160 ulivi che formano una galleria ombreggiata dentro la quale sara’ possibile camminare: gli alberi saranno adottabili al prezzo di mille euro ciascuno. E ai donatori Pistoletto regalera’ una sua opera originale.

Ieri, i primi metri del solco. Maestro, ha voluto anche i buoi: come si sente nei panni di Romolo? Sorride: Credo nei simboli e mi piacerebbe che questa traccia fosse il segno fondatore d’una diversa civilta’. Il mio lavoro ha l’ambizione di travalicare la dimensione fisica e diventare un vettore che conduca a una nuova realta’ sociale dentro la quale ognuno sappia assumersi una personale responsabilita’.

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