Piani dei territori a rischio, solo due regioni li hanno preparati (Foto)

Si tratta di Umbria e Calabria. Dalle altre silenzio tombale. Eppure senza questi strumenti non è possibile fare prevenzione per le alluvioni e i terremoti. Che cosa si aspetta? Una nuova catastrofe?

PIANI SUL TERRITORIO A RISCHIO IN ITALIA –

Si continua a parlare di prevenzione del territorio, e si continua a girare a vuoto. Specie per i ritardi delle amministrazioni regionali che non fanno il loro dovere. In un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera, l’ingegnere Fabrizio Curcio, dallo scorso anno capo della Protezione Civile, lancia l’allarme: soltanto due regioni hanno completato i piani sul territorio a rischio. La Calabria e l’Umbria. E le altre? Silenzio tombale, a parte Valle d’Aosta, Piemonte, Friuli e Lombardia, dove dicono che i tecnici sono all’opera per predisporre i rilievi.

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LE REGIONI CHE NON HANNO COMPLETATO I PIANI –

Dunque, neanche l’Abruzzo, la regione martoriata dopo il terremoto a L’Aquila, è riuscita a mettere nero su bianco sugli interventi di prevenzione del territorio. E nulla è arrivato da regioni a forte rischio vulcanico, come la Campania e la Sicilia. E Curcio è stato chiaro: «La prevenzione del territorio non si può fare soltanto da Roma…».

PIANI DI GESTIONE DEL RISCHIO: LE REGIONI INADEMPIENTI –

L’incoscienza delle regioni inadempienti pone un problema politico per il governo. Che cosa vogliamo fare? Aspettare un nuovo terremoto o una nuova alluvione? Bisogna mettere in mora le amministrazioni che non fanno il loro dovere, e procedere a forme di commissariamento, come nel caso della spesa sanitaria fuori controllo. La sicurezza è un diritto primario delle popolazioni, e non possiamo ridurre la prevenzione ai soliti annunci.

NELLA GALLERY LE IMMAGINI DEI DANNI CAUSATI DAL TERREMOTO IN ABRUZZO NEL 2009:

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