Dino Impagliazzo, il pensionato romano che ogni giorno offre 250 pasti ai senzatetto

Nella capitale lo chiamano lo "chef dei poveri". Un gesto importante quello di Dino e dell’associazione RomAmoR che, distribuisce 200-250 pasti ai senzatetto. Come il cuoco Francesco, volontario in una mensa a Roma Nord capitanata dalle mamme

PASTI PER I POVERI ROMA

Nella Roma non egoista e cinica, che ancora riesce a stare dalla parte dei più deboli, è conosciuto ovunque con il soprannome: lo “chef dei poveri”. E la sua storia è davvero esemplare per capire quanto bene e quante cose utili si possono fare con un minimo di buona volontà e di generoso altruismo. A qualsiasi età.

DINO IMPAGLIAZZO

Dino Impagliazzo ha 89 anni e nei giorni scorsi, “per la sua preziosa opera di distribuzione di pasti caldi e beni di prima necessità ai senzatetto presenti in alcune stazioni ferroviarie romane”, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ha insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Un riconoscimento importante che, oltre a Dino, ha premiato 31 cittadini “eroi del quotidiano”, persone che si sono distinte per l’impegno nella società all’insegna della solidarietà, della tutela dei minori, della promozione della cultura e della legalità, dell’integrazione, della tutela dell’ambiente o per atti di eroismo.  

Tutto ha avuto inizio per caso, da un piccolo gesto, un euro donato a un senzatetto, che ha fatto riflettere profondamente Dino, dirigente romano in pensione, sulla necessità di fare qualcosa per aiutare chi è in difficoltà.

Un pensiero che convince Dino ad agire subito: torna a casa, prepara dei panini imbottiti e corre a distribuirli ai senzatetto della Stazione Tuscolana. Da allora Dino, grazie anche al sostegno della famiglia e degli amici, non ha mai smesso di aiutare i poveri e, insieme a tanti volontari, quattro sere a settimana, serve la cena ai senzatetto delle zone delle stazioni Ostiense e Tuscolana.

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MENSA DEI POVERI ROMA

È nata così la onlus RomAmoR e oggi, Dino e i tantissimi volontari, circa 350, portano da mangiare a circa 200-250 persone: i pasti includono un primo, un secondo e la frutta. L’attività viene svolta in collaborazione con la Parrocchia SS. Corpo e Sangue di Cristo di via Narni: è presso i locali messi a disposizione dalla Parrocchia che i volontari preparano i pasti.

VOLONTARIATO SENZATETTO ROMA

Il gruppo dei volontari, in quanto onlus, è autofinanziato e per l’approvvigionamento degli alimenti si avvale degli aiuti del Banco Alimentare del Lazio e della Comunità di S. Egidio. E non solo: sono sempre di più i panifici, i supermercati, i singoli negozi e i mercati di frutta e verdura che hanno deciso di donare ai volontari il pane, la pasta, le verdure e tutti gli altri alimenti in eccedenza o rimasti invenduti.

ASSISTENZA AI SENZATETTO ROMA

E insieme ai pasti, in base a quanto si riceve in dono, i volontari distribuiscono ai poveri anche vestiti, scarpe e materiale per l’igiene personale. Un’iniziativa molto importante quella portata avanti da Dino e dai tanti volontari e un gesto semplice che arricchisce chi lo compie: solo aiutando chi è meno fortunato di noi possiamo costruire insieme una società migliore. Se anche voi volete donare qualche ora del vostro tempo libero per aiutare i senzatetto di cui si prende cura l’associazione RomAmoR, se volete cucinare o distribuire i pasti, mandate una mail a [email protected] oppure se volete contribuire donando piatti, bicchieri e stoviglie di plastica potete portarli presso la parrocchia SS. Corpo e Sangue di Cristo di via Narni 19.

MENSA DEI POVERI VIA DANDOLO

Per i senzatetto della capitale,da trent’anni la comunità di Sant’Egidio rappresenta accoglienza e sicurezza in un mondo che troppo spesso li condanna all’invisibilità e alla vergogna. L’anno scorso a novembre hanno spento le loro 30 candeline proprio insieme ai tanti ultimi, ai tanti invisibili che hanno sostenuto ogni giorno con le donazioni di cibo nel refettorio di Via Dandolo.

Sono quasi 200.000 le persone accolte in questo lasso di tempo, per un totale di più di 3 milioni di pasti consumati attorno ai tavoli dell’edificio che è prima di tutto un luogo simbolico. La mensa di Via Dandolo sorge infatti in un’ex fabbrica, precisamente un calzaturificio, che apparteneva a una famiglia di origine ebraica la quale dovette abbandonare il locale e il lavoro, chiudendo la fabbrica, a causa delle leggi razziste emanate dal governo fascista nel 1938. In realtà, anche il cibo ha molti connotati simbolici: rimanda all’amore, al prendersi cura, all’accudire. Ed è ciò che la mensa di via Dandolo ha significato per le quasi 500 persone al giorno che vi mangiano: un momento di soddisfacimento dei bisogni primari ma anche di accoglienza e comunità. Il 20% di loro sono italiani, e purtroppo negli ultimi anni aumentano gli ultrasessantacinquenni, mentre il restante 80% sono di 110 nazionalità diverse. Tutti e tutte insieme, a condividere cibo e momenti di vita, assaggiando, per qualche momento, il sapore di una famiglia.

MENSA DELLA CARITÀ VAL MELAINA

Dello stesso tenore è l’operato della mensa della carità, che gravita intorno alla parrocchia del Santissimo Redentore nel quartiere romano di Val Melaina, cominciando la sua opera di assistenza ai senzatetto e ai poveri del quartiere negli anni ’90, in collaborazione con la Società San Vincenzo de’ Paoli, che la sostiene ancora oggi anche dal punto di vista economico. Agli inizi dell’attività la mensa era attiva il giovedì a cena e la domenica a pranzo e ospitava 40 persone, ma con il trascorrere del tempo l’iniziativa ha richiamato numerosi nuovi volontari e volontarie e così è stato possibile aggiungere dei turni a pranzo arrivando ad ospitare anche 120 persone da martedì a sabato. Oppure si cucinavano i pasti in mensa e li si distribuiva intorno alle stazioni di Tiburtina e Nuovo Salario.

La composizione degli ospiti è variegata, la maggior parte, come affermano i volontari ‘storici’, sono stranieri, proprio perché il primo obiettivo dei frati scalabriniani, che gestiscono il refettorio, è quello di portare prima accoglienza ai migranti che giungono a Roma. Giovanissimi, perlopiù. O tanti anziani italiani che con la pensione non riescono ad andare avanti, così come i padri separati che non riescono a far fronte agli assegni di mantenimento.

Alcuni degli ospiti, raccontano ancora, non vanno in mensa per una vera e propria necessità di mangiare, ma solo per non sentire la solitudine e vivere un’esperienza di vita priva di affetti e conforto.

Ed è proprio questo lo spirito della mensa, che ha aiutato, con l’alternanza dei volontari, ad avvicinare il quartiere a vite ed esperienze biografiche spesso dimenticate. Arrivando persino a portare le scuole elementari a trovare i nonnini e le nonnine del refettorio, passando con loro il tempo del pasto.

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MENSA RIFUGIATI CENTRO ASTALLI

Come nel caso della mensa della Val Melaina, anche la mensa del centro Astalli è dedicata alla prima accoglienza dei migranti e delle migranti che giungono a Roma, soprattutto donne e bambini, giovanissimi e giovanissime per i quali la porta verde del centro è diventata sinonimo di cura e cibo.

Nella mensa del centro ogni pomeriggio viene distribuito un pasto caldo, cucinato evitando alcol o maiale, nel rispetto dei musulmani e delle musulmane ospiti del centro e che frequentano il refettorio.
Dal 2015 la mensa è diventata anche un punto di approdo per chi vive all’aperto: è aperta anche nelle ore mattutine per la prima colazione e una doccia, ma anche di passare le ore centrali della giornata al riparo dalle intemperie o dal caldo torrido.

Inserita nel Piano Povertà della Regione Lazio, la mensa del centro Astalli offre i suoi pasti grazie alla collaborazione con il Banco Alimentare, le Acli di Roma e l’Elemosineria Apostolica.  

Pasti per i poveri Roma

CASA DELLA MISERICORDIA ROMA

Lo chiamano “il ristorante dei poveri”. E in effetti, a vederne i tavoli ben curati, con i fiori a decorarli e le posate di metallo, sembra davvero un posto in cui chi entra è il benvenuto. Chiunque sia.

Come spiega don Pietro Sigurani, motore dell’iniziativa e veterano dell’attenzione per gli ultimi, a chi entra nella bellissima basilica barocca di Sant’Eustachio a due passi dal Senato, non sono richiesti permessi di soggiorno o carta di identità, ma semplicemente di avere fame.  Ricavata nei sotterranei della chiesa, la Casa mette a disposizione una sala che funge da centro di ascolto e dove vengono forniti assistenza legale e consigli, e un centro di accoglienza dove i poveri trovano riparo dalle intemperie, insieme a un caffè caldo. Ed è proprio il caffè il punto focale della differenza di approccio alla carità di don Sigurani.  Nella mensa della Casa della Misericordia tutti e tutte trovano un pasto caldo ma anche un dolcetto a fine pasto, l’amaro e il caffè. Non solo cibo per il sostentamento, ma anche cibo comfort, che conforta e sostiene.

Il ristorante della Casa della Misericordia serve pranzi in tre turni da 40 persone, cosa che rende l’ambiente familiare e “intimo”, e lo stesso vale per i volontari, che sono davvero tanti e molto diversi tra loro. Nella composizione dello staff, infatti, ci sono romani non più giovanissimi e giovanissime, giovani musulmani e persone che non credono, in un grande esperimento di solidarietà, umanità e multiculturalismo.

MENSA DELLA CARITÀ DE LA SALLE

In un bellissimo parco nel quartiere Flaminio, nella zona nord di Roma, a pochi passi da Ponte Milvio, il famosissimo ponte dei lucchetti degli innamorati, è ubicata la scuola paritaria “Villa Flaminia. Proprio qui, alcune mamme degli alunni e delle alunne dell’istituto, che raccoglie insieme sotto lo stesso stemma scuole di ogni ordine e grado, dalle primarie alla scuola secondaria, hanno deciso di mettere in piedi una mensa-refettorio per chi non ha un pasto assicurato ogni giorno. Coordinata e gestita dalle mamme degli alunni e degli ex-alunni, diretta da una di loro, Gabriella Bussoni, si avvale di aiuto volontario sempre diverso e dell’operato, a titolo volontario, del cuoco Francesco. A servire piatti prelibati e anche porzioni di dolce, sono spesso anche i ragazzi e le ragazze della scuola secondaria dell’istituto, che così imparano il valore dello scambio e del dono.

Nata nel 2001, all’inizio era una piccola sala che serviva 30, massimo 40 persone al giorno, oggi, vista l’affluenza di 120 persone, è diventata una sala con molti più coperti nella quale campeggia il ritratto di San Giovanni Battista De La Salle, il patrono degli educatori cristiani.

Nessun problema di cibo, nonostante la quantità di pasti preparati al giorno: la carità non manca, ma anche le affiliazioni con il Banco Alimentare e la comunità di Sant’Egidio permettono alla cucina di preparare tutti i 120 pasti al giorno che distribuisce.

Non ci sono limiti per l’accesso alla mensa: chi vuole può sostare sul marciapiede davanti all’istituito per mangiare in mensa, senza necessità di iscriversi o comunicarlo in anticipo: meglio però essere precisi per permettere ai volontari e alle volontarie di fornire il giusto numero di coperti.
E, soprattutto, non presentarsi ai cancelli durante le vacanze scolastiche. L’istituito è chiuso e non si può effettuare il servizio mensa.

MENSE DEI POVERI CARITAS ROMA

Capitolo a parte sono le esperienze delle mense notturne, diurne e festive della Caritas, disseminate in modo da presidiare tutte le zone di Roma. O quasi. Si distinguono in mense diurne, che distribuiscono il pranzo, serali, che donano invece la cena e sono dotate di ostello, e festive, che possano soddisfare il bisogno di cibo, di calore umano e di famiglia anche durante i giorni di festa in cui le altre mense e gli operatori e le operatrici non sono a disposizione. Molte mense sono dotate di Empori della Solidarietà, veri e propri negozi in cui con cifre irrisorie, spesso gratuitamente, gli utenti e le utenti possono far spesa senza problemi.

(Immagine in evidenza tratta dalla Pagina Facebook di RomAmor ONLUS)

STORIE DI SOLIDARIETÀ:

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