Parlamentari, liquidazioni a record

di Marco Rogari Portare a compimento la legislatura: non è solo il presidente del Consiglio in carica a considerare prioritario questo obiettivo. Anche per la stragrande maggioranza dei parlamentari il traguardo dei cinque anni di presenza nelle aule di Camera e Senato non va mancato. Anche perché dopo soltanto un quinquennio di attività a Montecitorio […]

di Marco Rogari

Portare a compimento la legislatura: non è solo il presidente del Consiglio in carica a considerare prioritario questo obiettivo. Anche per la stragrande maggioranza dei parlamentari il traguardo dei cinque anni di presenza nelle aule di Camera e Senato non va mancato.

Anche perché dopo soltanto un quinquennio di attività a Montecitorio un deputato si ritrova in tasca un assegno di fine mandato, una sorta di liquidazione, di quasi 47mila euro (che diventano più di 140.400 euro dopo 15 anni in Parlamento) e un vitalizio mensile, al compimento dei 65 anni di età, che sfiora i 2.500 euro. E se l’attuale legislatura giungesse alla naturale scadenza, il solo costo delle "liquidazioni" per deputati e senatori alla prima esperienza parlamentare, i cosiddetti "primi eletti" (273 a Montecitorio e 106 a Palazzo Madama), sarebbe di oltre 17,8 milioni. Un’accoppiata, quella di liquidazione e pensione che negli importi non ha uguali in Europa.

In Germania, ad esempio, cinque anni di lavori parlamentari fruttano agli "onorevoli" un assegno di oltre 7.600 euro per cinque mesi (si sale a quindi mesi dopo quindici anni di mandato) e una pensione, versata soltanto a 67 anni di età, di 961 euro mensili. In Francia il vitalizio arriva a 60 anni di età (62 dal 2018) ma non supera i 780 euro (c’è però l’opzione del trattamento "complementare") mentre a fine mandato i deputati possono chiedere un sussidio di reinserimento lavorativo per tre anni. Più bassa dell’Italia anche la pensione dei parlamentari britannici, liquidata a 65 anni di età e calcolata con il metodo contributivo, che dopo cinque anni di mandato oscilla tra i 530 e i 794 euro. Nel Regno Unito la liquidazione è sostituita da un sorta di rimborso per le spese collegate al completamento delle funzioni di parlamentare che può raggiungere un massimo di circa 47mila euro.

Differenze anche nette, dunque, che in qualche modo spiegano il divario esistente tra l’Italia e i nostri partner europei sul terreno dei costi della politica. Basti pensare che la dotazione finanziaria per la sola Camera dei deputati, nonostante i tagli già decisi nel 2010 e quelli in arrivo sfiora il miliardo l’anno fino al 2013. Un quadro contabile in cui pesano le indennità dei parlamentari, che restano ben al di sopra della media europea (poco più di 5.300 euro), alla quale peraltro dalla prossima legislatura, sulla base dell’ultima manovra economica, gli stipendi di deputati e deputati dovranno adeguarsi.

A Montecitorio lo stipendio lordo dei deputati, escluse le "voci accessorie", è di oltre 11.703 nero, che scende a 5.486 euro al netto delle ritenute fiscali e previdenziali. Si risale però con la diaria: oltre 3.500 euro mensili da cui vanno detratti circa 206 euro per ogni giorno di assenza dalle votazioni elettroniche. Altri 3.690 euro al mese vengono poi concessi per rimborsi spese. In tutto siamo a quasi 12.700 euro al mese, ai quali vanno aggiunti circa 3.100 euro l’anno di "indennizzo" per le spese telefoniche. Nutrito il pacchetto delle agevolazioni: ferrovie, navi e aerei gratis e un ulteriore rimborso: oltre 3.320 euro per chi risiede a meno di 100 km dall’aeroporto più vicino, che salgono a quasi 4mila euro per chi si trova a una distanza superiore.

Trattamenti superiori a molti altri Paesi europei anche se su questo fronte la differenze con Francia, Germania e Gran Bretagna sono meno marcate. A Parigi l’indennità, escluse le voci accessorie e i rimborsi, supera di poco i 7.100 euro lordi ma al netto delle ritenute si avvicina a quella italiana: 5.246,81 euro. I parlamentari tedeschi beneficiano invece di uno stipendio lordo di 7.668 euro mentre i loro colleghi britannici percepiscono 65.738 euro lordi l’anno.

La necessità di frenare i costi della politica è condivisa anche in Parlamento. Sotto la spinta dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, è stato avviato un piano di tagli con il blocco dell’adeguamento delle indennità e il via anche per i vitalizi al prelievo sulle pensioni più alte previsto dall’ultima manovra.

 

 

 

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