Open data al via in tre regioni. E se aumenta la trasparenza, diminuisce la corruzione…

La Campania diventa la terza regione italiana, dopo la Lombardia e il Lazio, a rendere accessibili i suoi dati

La legge regionale che introduce la piena trasparenza, attraverso la pubblicazione online di informazioni e documenti messi così a disposizione di tutti i cittadini, è sicuramente una buona notizia. La Campania diventa la terza regione italiana, dopo la Lombardia e il Lazio, ad applicare la filosofia anglosassone dell’open data che si fonda sul principio della full disclosure (piena accessibilità) sull’attività del governo, centrale e periferico, e della pubblica amministrazione.

Per gli americani, ma anche per i cittadini dei Paesi scandinavi, questa regola rappresenta un elemento essenziale della partecipazione dei popoli alle sfere decisionali della politica e mediamente, ogni anno, sul web viaggiano circa 700mila richieste di documenti approvati dal governo federale degli Stati Uniti. Auguriamoci che in Campania dopo una buona legge arrivi presto un’efficace applicazione, a partire da un portale dedicato all’open data che sia allo stesso tempo molto completo sul piano dei contenuti e di facile accesso per quanto riguarda le richieste degli utenti. Intanto la trasparenza amministrativa, alimentata dalle continue evoluzioni di Internet, presenta tre importanti vantaggi che vanno già oggi riconosciuti.

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In primo luogo l’informazione è l’ossigeno della democrazia. Una volta che i cittadini-elettori sono tenuti al corrente, con continuità e senza filtri, delle scelte degli amministratori che hanno votato, potranno riscontrare la coerenza tra le promesse della campagna elettorale e i risultati raggiunti in concreto con l’azione di governo. E avranno più elementi per capire, giudicare e poi decidere al momento del ritorno alle urne. Senza questo esercizio di trasparenza, il voto, e la stessa democrazia, risultano più esposti ai rischi delle varie forme di inquinamento.

La trasparenza, e siamo al secondo vantaggio, è un efficace antidoto contro la corruzione. Un male endemico del sistema Italia, dove secondo le statistiche della Corte dei Conti, ogni anno lo Stato paga un cambiale di 60 miliardi di euro per questa patologia. Un politico, un assessore, un burocrate e un dirigente della macchina amministrativa, vengono scoraggiati a varcare la linea della legalità dal fatto che i loro atti, in tempo reale, diventano di dominio pubblico e non sono protetti dal muro dell’omertà dei palazzi del potere.

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Inoltre l’open data, consentendo a chiunque di essere ben informato su uno specifico provvedimento, tagia i ponti dei “canali privilegiati” per l’accesso alle notizie della politica e della pubblica amministrazione, sotto i quali scorre spesso l’acqua avvelenata delle tangenti.

Infine, più informazioni continuamente disponibili incoraggiano tutti a migliorare l’efficienza della macchina pubblica. Molti ritardi, e tanti veti inspiegabili a rigore di logica, una volta smascherati attraverso la conoscenza, possono essere evitati. In questo senso l’open data è un fattore di prevenzione per migliorare la qualità dei servizi resi alla collettività e per migliorare, così, il rapporto del cittadino con l’intero universo della politica e della pubblica amministrazione. E chissà che, a forza di valutare l’operato di chi le guida, non riusciremo a scoprire un nuovo sentimento di empatia per le nostre istituzioni.

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