Nuova energia per Venezia

E luce fu. Dalle onde. Già, perché l’energia per illuminare i moli, i porticcioli, le briccole e le zone protette della laguna veneziana potrebbe arrivare proprio dal mare e dal suo moto ondoso. Lo stesso sta capitando in Scozia o in Irlanda del Nord, dove le città della costa potrebbero essere presto illuminate grazie a […]

E luce fu. Dalle onde. Già, perché l’energia per illuminare i moli, i porticcioli, le briccole e le zone protette della laguna veneziana potrebbe arrivare proprio dal mare e dal suo moto ondoso. Lo stesso sta capitando in Scozia o in Irlanda del Nord, dove le città della costa potrebbero essere presto illuminate grazie a turbine marine. Crescono, dunque, in Italia e all’estero, i progetti che trasformano il movimento dell’acqua sulla superficie del mare in una fonte rinnovabile.

BREVETTI ITALIANI – A Rimini alla fiera Ecomondo, Agire (Agenzia veneziana energia), ha presentato il lavoro portato avanti in quest’ultimo anni. «Siamo partiti da una ricerca sulle installazioni realizzate a livello nazionale e internazionale, che utilizzano le onde per produrre energia elettrica, o idrogeno a basso costo, o acqua desalinizzata senza emissioni di CO2», spiega a Corriere.it l’architetto Alessandra Vivona, direttore di Agire, che ha lavorato al progetto insieme all’ingegnere Luigi Faggian. Secondo passo è stato individuare i brevetti italiani più adatti per i marchingegni da mettere in acqua. Il primo è Giant, generatore che sfrutta il principio di Archimede. «Nel tempo che intercorre tra due picchi dell’onda, il galleggiante si muove dalla massima altezza al livello zero del mare per risalire al punto più alto producendo così energia», sostiene Vivona. Poi, è stato scelto il Wem (Wave Energy Module), sistema modulare composto da una struttura centrale di acciaio contenente all’interno un generatore elettrico, cui sono collegati gallegggianti tramite bracci. Questi ultimi, nella fase discendente dell’onda, trasferiscono la loro energia a un dispositivo interno alla struttura centrale che trasmette a sua volta gli impulsi a un generatore rotante tradizionale, producendo così energia elettrica.

PROTOTIPI ALLA GIUDECCA – «Abbiamo previsto di installare due prototipi in mare aperto e uno in laguna». E se la messa a punto dell’apparecchio in laguna, nel canale della Giudecca, è stata avviata in agosto e quella in mare deve ancora iniziare, «in entrambi i casi, superata la fase di test, ora dobbiamo capire quanta energia producono». Le aspettative? «Circa 12 mila kWh all’anno per il Giant e circa 35 mila kWh all’anno per il Wem», assicura Vivona. Che aggiunge: «Gli apparecchi non creano alcun problema all’ecosistema e tanto meno sono fonte di campi magnetici. Unico intervento “invasivo” sarà un cavo per portare l’energia a terra, ma per l’illuminazione delle boe e dei moli sfrutteremo i cavi già presenti». Il tutto con la consapevolezza di «utilizzare una fonte rinnovabile e pulita che è presente sul luogo». D’accordo anche l’assessore del Comune di Venezia all’ambiente Gianfranco Bettin. «Crediamo molto in questo nuovo sistema, per ora unico al mondo e mai sperimentato prima. Da sempre i veneziani hanno avuto la capacità di adattarsi al mare e adattare il mare alle proprie esigenze. Oggi noi lo facciamo portando avanti politiche per il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale».

TURBINE SCOZZESI – Dalla laguna veneziana si passa agli oceani. Anche qui la corsa all’onda è già iniziata. Tante le big companies che, fiutato l’affare, si sono date da fare per non rimanere indietro. Ultimo esempio è Siemens, che ha aumentato al 45 per cento la quota di partecipazione nella società britannica Marine Current Turbines. In questo caso le turbine marine progettate sono fissate su una struttura e azionate dal flusso delle maree, con una tecnologia che potrebbe essere paragonata a quella di una turbina eolica sottomarina. Il vantaggio qui consiste nel fatto che l’energia generata è prevedibile in base al ciclo della marea. «Stiamo concentrando i nostri sforzi per attivare il processo di commercializzazione di questi innovativi impianti», ha dichiarato Micheal Axmann di Siemens.

PREVISIONI – Un bell’affare, dato che entro il 2020 gli analisti prevedono per questo mercato un tasso di crescita a doppia cifra con un potenziale mondiale di produzione energetica equivalente a circa 800 terawatt-ora (TWh) annui, pari circa al 25 per cento della domanda di energia complessiva della Germania e al 3-4 per cento del consumo energetico mondiale. Marine Current Turbines ha dunque manifestato l’intenzione di presentare a breve il progetto Kyle Rhea da 8 megawatt in Scozia e il progetto Anglesey Skerries, da 10 MW in Galles. Il governo inglese, inoltre, il 20 ottobre ha dichiarato di sostenere i progetti della compagnia attribuendo cinque «certificati verdi». Infine è già stata ottenuta l’approvazione per un contratto di locazione che consente la costruzione di un parco di turbine marine con una capacità combinata di 100 MW al largo di Brough Ness, la punta meridionale delle isole Orcadi.

Torna in alto