Non sprecare: le risorse pubbliche in tempo di crisi

Benefit, protestano gli ex senatori “Qui si taglia, alla Camera no” Chiesto il ripristino di treni e aerei gratis. A Montecitorio le spesedegli ex pesano per 2,5 milioni. A Palazzo Madama per 1,7 milioni Se il Senato taglia i benefit degli “ex” e la Camera decide di risparmiare ma seguendo altre strade, allora si scatena […]

Benefit, protestano gli ex senatori “Qui si taglia, alla Camera no”

Chiesto il ripristino di treni e aerei gratis. A Montecitorio le spesedegli ex pesano per 2,5 milioni. A Palazzo Madama per 1,7 milioni

Se il Senato taglia i benefit degli “ex” e la Camera decide di risparmiare ma seguendo altre strade, allora si scatena la bagarre tra i 1.058 senatori e i 1.600 deputati di un tempo. “Perche’ loro continueranno a viaggiare gratis e noi no?” insorgono i primi all’indirizzo dei secondi.

Non e’ esattamente quel che si dice una guerra tra poveri. E di questi tempi – tra fabbriche in crisi, cassa integrazione e un esercito di disoccupati – la storia puo’ perfino stonare. Ma tant’e’. Tra 60 giorni scatta il colpo di forbici che a Palazzo Madama definiscono “epocale” sui privilegi degli ex inquilini, ma la stessa cosa non starebbe avvenendo alla Camera. E i senatori “pensionati” denunciano ora la “discriminazione” ai loro danni, con il loro “sindacato”, l’Associazione ex parlamentari, che invita il Senato a fermare subito la scure.

Tutto parte il 21 aprile scorso. Il Consiglio di presidenza di Palazzo Madama (l’organo di autogoverno guidato da Renato Schifani) adotta una delibera con cui, a partire dal primo gennaio 2010, riduce a 291 la platea degli ex beneficiari del pedaggio gratuito autostradale, di voli e biglietti ferroviari finora concessi ai tutti i 1.058. Ma soprattutto di ridurre al minime il carnet per ciascuno di loro, azzerando del tutto il Telepass. Tutte voci che ad oggi hanno comportato una spesa di 1,7 milioni (il grosso pero’ sono gli 81 milioni di euro l’anno in vitalizi). Risultato, dal prossimo anno un risparmio stimato in 1 milione 68 mila euro.

A Montecitorio, dove gli ex sono circa 1.600 e i benefit pesano per quasi 2,5 milioni, non e’ stato adottato finora un provvedimento analogo. “Abbiamo incontrato i deputati questori della Camera e ci hanno assicurato che li’ non avverra’ nulla del genere – spiega Franco Coccia, presidente dell’Associazione ex parlamentari – A questo punto abbiamo denunciato la discriminazione. I nostri associati che hanno militato al Senato non possono accettarla. Non ci sono ex di serie A e altri di serie B. Si tratta di benefici minimi di cui dobbiamo poter usufruire tutti”. Coccia, ex Pci alla Camera dalla quarta alla settima legislatura, rientra tra coloro che non sarebbero intaccati dai tagli, ma parla a nome dei tanti colleghi che protestano. “Noi comprendiamo l’esigenza di fare economie, ma non e’ giusto che venga fatta su costi risibili e a spese degli ex”. Deputati e senatori delle passate legislature che in 307, ricorda poi il presidente, si sono offerti a Palazzo Chigi quali consulenti a titolo gratuito, “e pochi giorni fa l’elenco e’ stato consegnato al sottosegretario Gianni Letta, che si e’ impegnato a tener conto della nostra disponibilita’”.

Alla Camera pero’, tanto piu’ sotto la rigorosa gestione targata Gianfranco Fini, non ci stanno a passare per difensori di vecchi privilegi. “Abbiamo semplicemente deciso di affrontare il nodo dei risparmi sul bilancio 2010 – spiega Gabriele Albonetti, deputato questore – Non abbiamo alcuna intenzione di salvaguardare benefit, piuttosto, abbiamo verificato che quegli stessi risparmi, se non maggiori rispetto al Senato, possono essere ricavati con altre misure. Ne discuteremo a breve”. Gli “ex” tuttavia insistono: “Inaccettabile discriminazione”. E ora? “Chiediamo al Senato di ripensare il suo provvedimento – e’ la proposta del presidente dell’Associazione, Coccia – di fare marcia indietro”. Ma il Senato non la fara’. “La linea del rigore per noi e’ irrinunciabile – mette le mani avanti il senatore questore Benedetto Adragna – La delibera sui tagli entra in vigore dal 31 dicembre e non si torna al passato”.

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