No ai tessuti sintetici in lavatrice

Gli Oceani sono ormai diventati la discarica del nostro pianeta e i risultati di questo degrado sono ben evidenti: nel Pacifico centrale, tra la California e le Hawaii, galleggia un’enorme isola di spazzatura di dimensioni pari a due volte il Texas. Non va meglio a casa nostra: nel Mediterraneo, infatti, galleggiano 500 tonnellate di rifiuti […]

Gli Oceani sono ormai diventati la discarica del nostro pianeta e i risultati di questo degrado sono ben evidenti: nel Pacifico centrale, tra la California e le Hawaii, galleggia un’enorme isola di spazzatura di dimensioni pari a due volte il Texas. Non va meglio a casa nostra: nel Mediterraneo, infatti, galleggiano 500 tonnellate di rifiuti plastici, prevalentemente sacchetti, con una concentrazione che supera addirittura quella delle isole di plastica dell’Atlantico e del Pacifico.

Ad aggravare la situazione arriva un ultimo studio dell’Università di Sydney, che dimostra come i tessuti sintetici siano una fonte primaria di questo tipo di inquinamento. Suddetti tessuti, infatti, rilasciano tanti piccoli pezzi di plastica che si accumulano formando masse sempre più grandi nell’ambiente marino, colonizzando anche i mari più lontani del pianeta e minacciando la salute degli organismi che vi vivono.

I ricercatori hanno notato che un singolo capo d’abbigliamento lavato in casa in lavatrice può produrre più di 1.900 fibre di plastica per lavaggio, che finiscono poi nella rete fognaria.

Gli studiosi hanno analizzato sedimenti da spiagge di 18 siti attorno al mondo, oltre che in Australia, Giappone, Usa, Oman, Filippine, Sudafrica, Gran Bretagna e Portogallo, e hanno trovato che la contaminazione da microplastica – frammenti che non superano il millimetro di dimensione – variavano da 8 fibre per litro in Australia a 124 in Portogallo e Gran Bretagna.

La differenza dipende dalla densità di popolazione della zona costiera, dove risiedono più individui c’è maggiore contaminazione. Il trend, secondo il conduttore della ricerca Mark Browne, è destinato ad aggravarsi in futuro.

Per portare avanti lo studio sono stati lavati indumenti e coperte sintetiche: in tutti i casi si è riscontrato uno sprigionamento di 100 fibre per litro di effluente. Le proporzioni di fibre di poliestere e acriliche nel vestiario erano simili nell’effluente fognario, nei siti di trattamento e sulle spiagge.

L’allarme che ora è stato lanciato dovrà essere tenuto in considerazione dai «produttori di vestiario e di lavatrici che devono considerare la necessità di ridurre l’emissione di fibre nell’acqua di scarico» ha concluso Browne.

Nei tessuti naturali, invece, queste controindicazioni non sono state trovate.

Fonte: Gogreen

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