Nasce il primo co-working per le mamme italiane

Come si costruisce una nuova filosofia del lavoro? Attraverso idee brillanti e coraggiose. Una di queste è l’iniziativa Piano C, nata da Riccarda Zezza e altre donne che dopo aver percorso una carriera prestigiosa, si sono trovate a ripensare al proprio lavoro una volta diventate mamme. Ecco perché creare a Milano uno spazio di co-working […]

Come si costruisce una nuova filosofia del lavoro? Attraverso idee brillanti e coraggiose. Una di queste è l’iniziativa Piano C, nata da Riccarda Zezza e altre donne che dopo aver percorso una carriera prestigiosa, si sono trovate a ripensare al proprio lavoro una volta diventate mamme. Ecco perché creare a Milano uno spazio di co-working dedicato alle mamme: il primo in Italia. Spazi per i bambini, una cucina e altre specificità pensate per chi ha già un bebè: infatti gli unici uomini ammessi sono i papà, e solo con figli annessi. Obiettivo: aumentare la tranquillità della lavoratrice e quindi la sua efficienza, per non sprecare risorse importanti. Per altri dettagli sul progetto, ecco di seguito l’articolo di Ottavia Spiaggiari, pubblicato su Vita.it.

Orario flessibile, asilo in ufficio e anche qualcuno disposto a fare le commissioni al tuo posto. Un sogno per tutte le madri lavoratrici si concretizza in una nuova realtà imprenditoriale a Milano, dove, il prossimo autunno, aprirà Piano C, “perché alle mamme spesso il piano A e quello B non bastano”, come spiega Riccarda Zezza, co-fondatrice del progetto, madre di due bambini piccoli e un brillante passato aziendale alle spalle, lasciato proprio per costruire un’alternativa al mondo del lavoro così come lo conosciamo.

Dopo quindici anni in azienda, mi sono resa conto che, molto spesso, l’organizzazione del lavoro è anacronistica, non tiene conto delle innovazioni tecnologiche e della società che cambia. Il risultato è che molte persone ne sono tagliate fuori.” Tra le categorie più discriminate nel nostro paese, le donne che rappresentano solo il 13% della classe dirigente. In Italia il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi in Europa, appena 34,5%, qui una donna su tre smette di lavorare a tempo pieno dopo aver avuto il primo figlio. Una perdita enorme di risorse.

Secondo i dati della Banca D’Italia il Pil italiano crescerebbe del 7% se solo si riuscisse a conseguire l’obiettivo del Trattato di Lisbona e raggiungere un tasso di occupazione femminile del 60%. “Le donne restano ai margini del lavoro perché nessuna delle regole che lo governano oggi è stata disegnata a loro misura”, spiega Riccarda Zezza che, con Piano C, intende proporre un nuovo approccio al mondo del lavoro. Lo spazio sarà totalmente femminile, unici uomini ammessi, padri con figli. Una decisione netta ma necessaria secondo Riccarda Zezza. “Ci siamo chieste se questo non significasse isolarsi ma quando si vuole avere dei risultati diversi, bisogna effettuare dei grossi cambiamenti. La componente maschile non sarà eliminata comunque, la persona che gestirà lo spazio sarà un ragazzo giovane e avremo dei collaboratori esterni, uomini.” Lo spazio sarà aperto a tutte le donne e studiato su misura per incontrare i bisogni delle lavoratrici con figli. Oltre alle scrivanie, ad una cucina e a quattro sale riunioni, Piano C avrà anche due aree dedicate ai bambini dagli 0 ai 3 anni e dai 3 ai 6 anni, supervisionate da educatrici .

All’interno dello spazio verranno poi attivati corsi di formazione e il servizio “salva tempo” che, a costi modici, le lavoratrici permetteranno di affidare ad altri le proprie commissioni, come la spesa online, il pagamento delle bollette e la lavanderia. Pensato soprattutto per libere professioniste e imprenditrici, Piano C ha comunque aperto offerte anche alle aziende che, in un’ottica di responsabilità sociale d’impresa, potrebbero permettere alle impiegate appena rientrate dalla maternità di passare alcune giornate di lavoro, in un ambiente “baby-friendly”, confrontandosi con altre donne nella stessa situazione, avendo accesso a corsi di formazione e alla possibilità di portare il bambino in ufficio, così da rendere il distacco graduale. “Vogliamo capire se è possibile raggiungere quella che io chiamo felicità produttiva”, spiega Riccarda Zezza, “Capire se lavorare in un ambiente felice, possa effettivamente portare dei risultati, anche economici.”

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