Minneapolis, ecco la città che ama davvero le donne

Pensi che, se uno scandinavo decide di emigrare, sceglie un posto al caldino. Invece svedesi, finlandesi e norvegesi, quando raggiunsero l’America nell’Ottocento, anziche’ piazzarsi in Florida sotto le palme, seguirono il richiamo della tundra. E salirono quassu’ nel Grande Nord semiartico, perche’, come dice a Io donna la comandante del primo distretto di polizia di […]

Pensi che, se uno scandinavo decide di emigrare, sceglie un posto al caldino. Invece svedesi, finlandesi e norvegesi, quando raggiunsero l’America nell’Ottocento, anziche’ piazzarsi in Florida sotto le palme, seguirono il richiamo della tundra. E salirono quassu’ nel Grande Nord semiartico, perche’, come dice a Io donna la comandante del primo distretto di polizia di Minneapolis, Kris Arneson per qualche ragione i nostri precetti luterani funzionano meglio sotto zero.

Primo indizio, dunque, per scoprire il segreto di Minneapolis: se e’ stata incoronata “la citta’ ideale per le madri che lavorano” (classifica di Forbes del 2010) e’ anche perche’ ha robuste radici scandinave. Vuol dire che questa gente, in qualunque luogo (purche’ freddo) si acquartieri, produce una societa’ evoluta a misura di donna. L’area metropolitana di Minneapolis con i suoi 3,5 milioni di abitanti, comprende anche la citta’ di St. Paul, che e’ la sede del governo del Minnesota: “Twin Cities”, citta’ gemelle, le chiamano; ma passare da Minneapolis a St Paul – una protestante, progressista e dinamica, l’altra cattolica, tradizionale e stantia – vuol dire fare un salto indietro di decenni.

Dicono che a Minneapolis si pecca e a St Paul ci si confessa – ma e’ vero solo se per peccato s’intende lavorare troppo, perche’ i minneapolitani, quando gli chiedi la ragione del vasto campionario di primati collezionati dalla loro citta’, compreso quest’ultimo che ci ha portati qui a curiosare, rispondono per prima cosa: Hard working, lavorare duro. E quando lo dicono, felici come un italiano il venerdi’ pomeriggio, vedi che per loro sgobbare e’ proprio una goduria.

Ma il riconoscimento di Forbes – Best Us city for working mothers (l’anno scorso era New York) – e’ il risultato di molti fattori positivi incrociati e appare quasi scontato se si pensa che qui, come dice la presidente del Consiglio comunale, Barbara Johnson da almeno dieci anni non esiste piu’ una questione femminile. Nel 1998 abbiamo avuto la prima donna di colore sindaco di una grande citta’ americana. A Minneapolis la parita’ e’ cosa acquisita. Se trova una femminista in citta’ mi butto nel Mississippi.

Il Grande fiume e’ appena nato poco piu’ a Nord ed e’ gia grande, attrezzato per il lungo viaggio che lo portera’ nel Golfo del Messico, quasi quattromila chilometri; come se nell’attraversare l’energetica Minneapolis, principale centro economico tra Chicago e Seattle, (unica citta’ negli Usa ad aver abbassato il livello di disoccupazione in questi due anni di crisi), acquisisse la forza per compiere l’impresa. Dismessi e riconvertiti in residenze per artisti i vecchi stabilimenti per la lavorazione dei cereali, le sponde del fiume sono impreziosite da architetture di Frank Gehry (il museo dell’Universita’ del Minnesota) e di Jean Nouvel (il Guthrie Theater). Quasi a simboleggiare il ruolo centrale della cultura nella vita di Minneapolis, uno dei fattori che secondo gli esperti qualificano una citta’ “women friendly”.

CULTURA – Minneapolis e’ seconda solo a New York per numeri di posti a sedere a teatro pro capite ed e’ stata definita da Newsweek la citta’ piu’ colta d’America per numero di librerie, libri venduti e pubblicati. Soprattutto e’ un hub artistico per il Midwest – gallerie, atelier e musei – che compete con Chicago. Al Minneapolis college of Art and Design il 70 per cento degli iscritti sono ragazze che arrivano qui perche’ poi trovano lavoro. Come Emily, 22 anni, californiana: Mentre studio sto gia’ collaborando alle campagne di Target, che ha il quartier generale a Minneapolis. Molte mie amiche hanno incarichi per disegnare siti web per grosse aziende oppure curano il brending e l’immagine di enti pubblici e no-profit. Racconta che locali, pubs e librerie hanno siglato un impegno per esporre le opere di giovani artisti. C’e’ un mix incredibile di etica del lavoro e creativita’. Perfetto per le donne dice. E poi gli stipendi: qui una donna guadagna una media di 800 dollari alla settimana, contro i 620 del resto degli Usa e solo il 10 per cento in meno degli uomini.

LA RETE – Negli Stati Uniti sono solo il 15 per cento le donne nei consigli d’amministrazione. A Minneapolis sono il 35 per cento. Come mai? Per molte ragioni, ma soprattutto perche’ qui fanno rete dice Lili Hall, amministratore delegato e presidente della Knock, societa’ di branding e pubblicita’ con una crescita del 40 per cento l’anno (tra i clienti Luxottica, New Banance, Target). Qui sono nate organizzazioni femminili nazionali e di lobbing come “Women in the Board room”, oppure “Women Venture”, che consiglia, sostiene e finanzia donne che vogliono iniziare un’attivita’. A Minnapolis hanno inventato il certificato Wbe, (Women’s business Enterprise) che consente agevolazioni fiscali e altri vantaggi per le societa’ avviate da donne se provano di aver cominciato con soldi propri. Julia Snow, uno dei pochi architetti donna americani a guidare un grosso studio (ha appena ottenuto l’incarico di rifare tutti gli edifici federali nei posti di confine) fa parte di un club molto potente in Minnesota, la Women economic Roundtable: Professioniste che s’incontrano per fare affari. Julia dice che ha capito che la parita’ a Minnapolis era un obiettivo raggiunto quando ha visto crescere il numero delle clienti: Donne che si fidano delle donne, non accade ovunque.

SICUREZZA – Una citta’ che ama le mamme e’ una citta’ sicura. Minneapolis, con soli 216 reati ogni 100 mila abitanti, ha stracciato tutte le concorrenti. Nel 2008 ci sono stati dieci omicidi ogni 100 mila persone, nel 2009 solo quattro. il risultato di una cooperazione tra noi, 250 poliziotte, e i comitati di quartiere dice l’ispettore Kris. Gli 81 quartieri di Minneapolis hanno potere esecutivo, di spesa e anche di sicurezza. Le poliziotte incontrano i responsabili ogni mese, controllano che anche le zone piu’ periferiche siano illuminate. Segnalano al consigliere comunale per Sicurezza e Qualita’ della vita, Elisabeth Glidden, i casi di minori a rischio che verranno cooptati per lavori di pubblica utilita’: Il 39 per cento delle donne e’ impegnato nel sociale, con una media di 44 ore di volontariato l’anno a testa dice Elisabeth.

BUON VIVERE – Ogni mamma di Minneapolis ha un parco nel raggio di trecento metri. E ogni cittadino possiede” 72 metri quadrati di verde. A qualsiasi ora del giorno, lungo i 26 laghi che bagnano la citta’, vedi mamme sui pattini o di corsa che schizzano a tutta birra spingendo una carozzina. Il sistema di trasporto e’ pensato per le donne spiega il sindaco R.T. Rybak. Non devono superare i 25 minuti per raggiungere il posto di lavoro . Dei diecimila abitanti che ogni giorno vanno in ufficio in bici, le cicliste sono il 60 per cento. L’imprinting scandinavo non si smentisce alla voce tasse, le piu’ alte degli Usa. Con effetti soprattutto sul servizio sanitario pubblico: dei sette ospedali metropolitani, quattro figurano tra i primi 20 del ranking nazionale. E l’Hennepin County Medical center, frequentato da operai e milionari, e’ stato premiato lo scorso anno come il miglior posto negli Usa dove partorire.

Ovvio che poi le aziende fanno a gara per coccolare le dipendenti. Vince da anni la General Foods, colosso dell’alimentare. Nel quartier generale (tremila impiegati e 4.400 opere d’arte contemporanea appese anche nei bagni) abbiamo visitato una vera clinica della prevenzione, con medici, dentisti, ottici. Sala massaggi, estetista, psicologa, nido aziendale. E naturalmente centro fittness: Una donna non puo’ avere successo se non si sente bella e in forma dice la dottoressa Julia Halberg, appena tornata da un tour di conferenze all’estero. Dove, in Italia? No, in Svezia.

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