Malpensa e il disastro ecologico

L’ultimo atto per il disastro ecologico di Malpensa, è un esposto alla Procura della Repubblica. Dopo la condanna a risarcire quattro milioni di euro per inquinamento ambientale, la dichiarazione di “disastro ecologico” da parte del ministero dell’Ambiente, l’apertura di un’istruttoria in Europa per mancato rispetto di direttive comunitarie in tema di tutela della natura, arriva […]

L’ultimo atto per il disastro ecologico di Malpensa, è un esposto alla Procura della Repubblica. Dopo la condanna a risarcire quattro milioni di euro per inquinamento ambientale, la dichiarazione di “disastro ecologico” da parte del ministero dell’Ambiente, l’apertura di un’istruttoria in Europa per mancato rispetto di direttive comunitarie in tema di tutela della natura, arriva anche la denuncia all’autorità giudiziaria. La depositerà domani (lunedì) il Comune di Casorate Sempione (VA) presso il Tribunale di Busto Arsizio per capire di chi sono le responsabilità del disastro.

Sotto accusa le autorità del trasporto (Enac, Enav), le istituzioni lombarde (Regione Lombardia e Arpa) e il gestore aeroportuale Sea in odor di quotazione o di cessione di partecipazioni. L’esposto consiste in una circostanziata denuncia – firmata dal primo cittadino, il sindaco Giuseppina Piera Quadrio – dei responsabili degli effetti rovinosi del collocamento dell’aeroporto di Malpensa, sia rispetto all’area naturale protetta del Parco del Ticino a ridosso del quale è stato realizzato, sia rispetto alla salute dei cittadini dei comuni limitrofi duramente colpiti dal sorvolo a bassa quota degli aerei in decollo dallo scalo varesino. “La naturale difficile convivenza con l’insediamento aeroportuale non può giustificare il colpevole (e/o doloso) disinteresse delle istituzioni rispetto allo stato di salute degli abitanti, e del territorio compromesso dall’aeroporto di Malpensa”, si legge nell’esposto.

L’amministrazione di Casorate si è decisa a passare alle vie legali, dopo aver sondato ogni possibilità di ridimensionamento dei piani di espansione aeroportuale (finalizzati a realizzare tra gli altri la Terza Pista) e forte di un monitoraggio circa gli effetti epidemiologici dell’inquinamento a dir poco allarmante. Nel 2010 il Comune ha affidato una campagna di rilevazione degli agenti inquinanti sul territorio comunale dovuti ai residui di combustione dei propellenti degli aeromobili. I dati raccolti hanno permesso di rilevare l’enorme superamento dei limiti di legge per quanto riguarda il naftalene, il dibenzopirene, il pirene e il dibenzoantracene.

“I medici – si legge nell’atto – hanno rappresentato l’esistenza di un aggravamento delle condizioni di vita e delle pericolosità ambientali connesse all’inquinamento atmosferico legato all’Aeroporto di Malpensa, individuando negli agenti inquinanti presenti nell’aria, cause specifiche di aumento del rischio di contrarre malattie oncologiche serie e difficilmente curabili”.

Per completare la propria campagna di monitoraggio dell’aria il Comune di Casorate, ha specificatamente richiesto all’ASL di Varese una valutazione circa gli effetti correlabili alla presenza nell’aria degli idrocarburi rilevati dal monitoraggio tecnico.

Lo studio ha analizzato i dati clinici di 12 anni (1997-2009) e ha registrato un aumento della mortalità per malattie respiratorie del 54,1% e un balzo nei ricoveri ospedalieri pari al 23,8%, contro medie per tutta la provincia del 14 e del 7,8%. Anche un recentissimo studio dell’Università Cattolica di Brescia sulla qualità dell’aria mette in croce Malpensa. Si tratta di in un campionamento dei valori inquinanti con diverse postazioni nei comuni intorno all’aeroporto. I risultati sono stati presentati a maggio e segnalano la criticità raggiunta da alcuni inquinanti cancerogeni come il benzopirene che a Besnate ha raggiunto il livello di guardia. Anche questi dati sono stati ignorati dagli enti preposti alla tutela dell’ambiente e della salute.

Ma non è tutto perché lo stesso ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha definito come “disastro ecologico” le condizioni ambientali dell’area “adiacente Malpensa in pieno Parco del Ticino, dovuto al sorvolo degli aeromobili in decollo dalla stessa”.

La vicenda nella quale si inserisce la valutazione del ministero dell’Ambiente è nota e riguarda l’esposto ed il contenzioso promosso da Umberto Quintavalle, proprietario di una vasta area tra i Comuni di Somma Lombardo e Vizzola Ticino, confinanti con il territorio di Casorate Sempione.

Nella “battaglia” a tutela della propria salute e della sua proprietà,  Quintavalle si è anche rivolto alla Commissione Europea, che ha aperto una procedura di infrazione a carico dello Stato Italiano per violazione delle direttive 94/43/CE (habitat) e 79/409/CEE (Uccelli) nella quale è stata acquisita una “valutazione di danno ambientale” redatta da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) dalla quale emerge chiaramente la situazione gravemente compromessa del territorio interessato dall’Aeroporto di Malpensa a causa dell’inquinamento atmosferico connesso alle emissioni ed ai gas di scarico degli aeromobili.

Nel maggio scorso, il Comune di Casorate ha anche presentato ricorso al TAR Lombardia contro le determinazioni assunte da Sea, Enac ed Enav in relazione alla modifica e alla sperimentazione delle rotte di decollo dalla stazione aeroportuale di Malpensa.

“In maniera del tutto unilaterale e senza alcuna effettiva valutazione di impatto ambientale, e, cosa ancor più grave, senza l’assenso tecnico della commissione tecnica aeroportuale deputata allo studio degli scenari per individuare le rotte aeroportuali, sono stati decisi il mutamento e la sperimentazione delle rotte di decollo, determinando un aggravio importante del transito degli aeromobili sul territorio del Comune di Casorate Sempione e su quelli limitrofi, conseguentemente peggiorando la già compromessa situazione ambientale e le condizioni di salute dei cittadini”.

Durissimo anche l’atto di accusa sull’inquinamento acustico prodotto dagli aeromobili e sulle necessarie procedure anti-rumore imposte dalle legge: “Purtroppo vi è totale disinteresse da parte delle istituzioni aeroportuali. Nonostante le continue richieste – si legge ancora – risulta impossibile ottenere un costante monitoraggio dell’inquinamento acustico, tramite centraline di rilevamento conformi alla normativa vigente, sebbene vi siano normative specifiche che impongono al gestore aeroportuale (e per esso all’ARPA) di verificare ed imporre il rispetto dei valori di soglia dell’inquinamento acustico diurno e notturno e porre in essere i necessari presidi per evitare – continua – un danno fisico e biologico alla cittadinanza”.

I voli notturni in decollo dall’Aeroporto di Malpensa non risultano essere stati mai autorizzati, né dal ministero dell’Ambiente né dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti, e la mancanza di controlli da parte dell’ente gestore dell’aeroporto sui livelli di inquinamento acustico non hanno mai consentito di introdurre effettivi presidi a riduzione dell’inquinamento stesso e del superamento (ormai quotidiano) della soglia limite dei 60 decibel.

L’esposto riporta poi alle origini dell’aeroporto quando ancora si parlava di “Malpensa 2000” e lamenta il fatto che le misure per mitigare l’impatto ambientale individuate e previste allora che dovevano essere a regime nel 2000 non sono mai stati compiuti: “Da detta data sono trascorsi oltre 11 anni e l’inerzia, dolosa, delle Istituzioni aeroportuali (Sea, Enac, Enav, ministero dei Trasporti, ministero dell’Ambiente e ARPA) appare conclamata ed ingiustificata: nulla (o davvero molto poco) si è fatto in materia di riduzione dell’impatto ambientale connesso a Malpensa e a tutela della popolazione e dei paesi limitrofi all’attività aeroportuale”.

Con la conseguenza che proprio le istituzioni che avrebbero dovuto intervenire per espresso obbligo di legge (come il ministero dell’Ambiente) parlano di disastro ecologico, riferendosi al territorio limitrofo a Malpensa.

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