Diritto alla riparazione: in America si moltiplicano leggi e rivolte

In California una legge impone i ricambi per almeno sette anni. E Apple sposa le nuove regole. Nelle campagne però sale la protesta degli agricoltori

DIRITTO ALLA RIPARAZIONE IN AMERICA

DIRITTO ALLA RIPARAZIONE IN AMERICA

Il diritto alla riparazione è diventato uno dei grandi temi dello scontro politico in America. E attorno a questo paradigma di un possibile cambiamento dell’economia fondata sullo spreco, si muovo anche i grandi gruppi, come Apple, pronti a cavalcare l’onda del momento. In California, la proposta di legge Right to Repair Act, presentata dalla senatrice democratica Susan Talamantas, impone a tutte le aziende produttrici del settore tecnologico di assicurare tutti i pezzi di ricambio per articoli con un prezzo superiore ai 99 anni, per almeno sette anni.

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APPLE APPOGGIA DIRITTO ALLA RIPARZIONE

Apple ha immediatamente appoggiato la nuova legge, e in tanti si sono chiesti per quali motivi. I più importanti sono due. Il primo è reputazionale: Apple è stata persino multata e condannata  per avere prodotti suoi articoli con la tecnica dell’obsolescenza programmata. Schierarsi dalla parte dei paladini del diritto alla riparazione, significa acquistare consenso nell’universo dei consumatori e provare a cancellare la macchia di pratiche commerciali molto scorrette. In secondo luogo, Apple approfitta di questa legge e vi costruisce attorno una vera e propria campagna di marketing. Non soltanto annunciando la sua apertura al diritto alla riparazione, ma promettendo al popolo dei suoi clienti che tutti i suoi ultimi modelli, e tanto più quelli futuri, saranno progettati per essere sempre più facilmente riparabili.

AGRICOLTORI AMERICANI  CHIEDONO IL DIRITTO ALLA RIPARAZIONE

Dalla sofisticata tecnologia alla tradizionale agricoltura: il diritto alla riparazione attraversa tutti i gironi dell’economia americana E la rivolta parte propri dalle campagne. Gli agricoltori americani sono alle prese con un doppio problema: la concentrazione dei concessionari che vendono attrezzature per le coltivazioni, a partire dai trattori, e le difficoltà nel reperire i pezzi di ricambio e le officine per le riparazioni. In pratica, il diritto alla riparazione nelle campagne americane è diventato un diritto negato.

DIRITTO ALLA RIPARAZIONE RIVOLTA IN AMERICA

Per avere un’idea di cosa significhi il processo di concentrazione, basta ricordare che in tutti gli Stati Uniti il 65 per cento degli agricoltori ha la possibilità di accesso a un numero di concessionari inferiore a cinque. Nel Montana, uno stato a prevalente economia agricola, grande quanto la Germania, i concessionari di macchine agricole rimasti sul mercato che vendono prodotti della John Deere (l’azienda numero uno in questo settore) sono appena tre. Vent’anni fa erano trenta. In queste condizioni i concessionari ne approfittano per non garantire il diritto alla riparazione e gli agricoltori, con i continui ricambi di attrezzature, vedono lievitare i loro costi di produzione.

RIPARARE DA SÉ

La battaglia degli agricoltori americani ha un risvolto politico e uno industriale. Dal punto di vista industriale, i produttori sono anche accusati di favorire l’obsolescenza programmata, come nel caso dei grandi marchi dell’elettronica. Dal punto di vista politico, parliamo di un bacino elettorale che non può essere sottovalutato né dal governo centrale né dai governatori dei singoli stati. Così il presidente Biden si è schierato dalla parte degli agricoltori sostenendo la loro class action contro la John Deere e ricordando che senza il diritto alla riparazione “i raccolti vanno sprecati e i terreni restano incolti”.

RIUTILIZZARE, RIPARARE, NON SPRECARE:

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