Lo spreco dell’ambulanza: attese di ore, mentre 7 italiani su 10 le chiedono quando non serve

Poveri gli italiani che hanno bisogno di un’ambulanza. Specie se vivono a Roma o nelle regioni meridionali. L’Italia non è una, neanche in materia di emergenza medica, e se vivi in Liguria devi aspettare non più di 13 minuti, dal momento della chiamata, per l’arrivo dell’ambulanza, mentre se sei romano ti può capitare, come è […]

Poveri gli italiani che hanno bisogno di un’ambulanza. Specie se vivono a Roma o nelle regioni meridionali. L’Italia non è una, neanche in materia di emergenza medica, e se vivi in Liguria devi aspettare non più di 13 minuti, dal momento della chiamata, per l’arrivo dell’ambulanza, mentre se sei romano ti può capitare, come è accaduto a un’anziana signora, di restare anche 15 ore su una lettiga all’interno del Pronto soccorso del Policlinico di Tor Vergata.

Nella capitale, dove le chiamate giornaliere del 118 sono oltre 3mila, nei giorni scorsi è scoppiato il caos: ambulanze ferme e pazienti in barella. Troppa richiesta, pochi mezzi e niente posti in ospedale. Il ministro Balduzzi ha mandato gli ispettori (ha detto) e intanto sul suo tavolo è arrivato un dossier con i dati nazionali sui tempi di attesa per il servizio del 118. E così si è scoperto che nelle regioni virtuose, come la Liguria e la Lombardia, il ricovero è assicurato entro i 15 minuti, mentre nelle regioni meno efficienti, innanzitutto quelle del Sud con l’eccezione della Puglia, si sfiora la mezz’ora. E in Puglia i buoni risultati sono stati raggiunti anche grazie all’intervento straordinario dei Carabinieri. L’apripista di questo singolare metodo di ricovero è stato Mario Balzanelli, direttore del 118 di Taranto, che per liberare le ambulanze e farle girare a tempi record si è rivolto appunto ai Carabinieri.

L’altro elemento importante, venuto fuori dalle statistiche a disposizione del ministro, è quello dello spreco delle chiamate per emergenza. Complessivamente, dai 33 ai 35 milioni di cittadini accedono ogni anno ai servizi di pronto soccorso. Una cifra enorme che nasconde anche un “vizietto”: la chiamata troppo facile, e sprecata, al 118. Ben sette italiani su dieci, infatti, richiedono il servizio senza averne bisogno e non fanno altro che intasare l’intera rete danneggiando i veri malati. Conclusione: ancora una volta lo spreco appare come la combinazione di due fattori, inefficienza pubblica e cattive abitudini private. La conclusione è il pessimo servizio per i cittadini.

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