L’Italia e’ solo 35esima nella classifica dell’innovazione

Anna Lisa Bonfranceschi        Avanti di tre posizioni rispetto a quella dell’anno scorso e indietro di quattro rispetto al 2009: subito dopo gli Emirati Arabi Uniti e appena prima della Lettonia. Nella geografia dell’ innovazione e dello sviluppo economico, l’Italia si trova lì, al 35° posto (con un punteggio di 40.7 su 100), in […]

Anna Lisa Bonfranceschi     

 

Avanti di tre posizioni rispetto a quella dell’anno scorso e indietro di quattro rispetto al 2009: subito dopo gli Emirati Arabi Uniti e appena prima della Lettonia. Nella geografia dell’ innovazione e dello sviluppo economico, l’Italia si trova lì, al 35° posto (con un punteggio di 40.7 su 100), in una classifica generale che conta un totale di 125 paesi nel mondo. La lista è del Global Innovation Index (Gii) stilato dalla Businness School of the World Insead e parla chiaro: per quanto riguarda prodotti innovativi, infrastrutture, istituzioni, capitale umano e ricerca, produttività scientifica, accesso al credito e mercato degli investimenti (le classi analizzate), l’Italia ha ancora molto da lavorare.

Se si tralasciano i pochi dati positivi che emergono dal rapporto (come quel sesto posto nella classifica parziale per l’esportazione dei beni ad alto contenuto creativo), la situazione italiana descritta dai numeri del Gii è infatti piuttosto preoccupante. Uno dei punti più dolenti del rapporto è quello che riguarda i finanziamenti alla scuola pubblica: 53° posto nella lista specifica, una posizione che fa coppia con il 47° posto del settore ricerca e sviluppo made in Italy (61° è invece il posto guadagnato dalla qualità degli istituti di ricerca).

Anche quando dal settore pubblico si passa a quello privato, i dati non sono più confortanti: le aziende private italiane fanno poca ricerca (sia che la sovvenzionino sia che la portino avanti loro stesse, rispettivamente 37° posto e 32° posto); inoltre, parlano poco con il mondo universitario (63° posto) e riescono poco a far gola a investitori esteri (27° posto).

Ma, senza dubbio, il settore dove l’Italia se la cava peggio è quello delle imprese. Se da una parte siamo veloci nel dare l’avvio a un nuovo business (tredicesimi in classifica), quando si tratta di guadagni e pressione fiscale si finisce agli ultimi posti. Costa troppo avviare un’ impresa (86 posto nella lista di Gii) e anche mantenerla in vita (per imposte e profitti scendiamo infatti al 119 posto). Stessa situazione, o quasi, anche per quanto riguarda gli investimenti e gli investitori: poco tutelati i debitori (97° posto) e pochi venture capitalist (62° posto).

Infine, a dispetto del clima mite e soleggiato che la caratterizza, l’Italia non è affatto un paese “verde”. Le energie rinnovabili faticano a decollare (64° posto), e andiamo ancora peggio quando guardiamo alla diffusione delle tecnologie digitali nella pubblica amministrazione: ottantesimi su 125 per servizi disponibili in rete.

Chi si comporta bene, secondo il Global Innovation Index? Svizzera, Svezia e Singapore, rispettivamente medaglie d’oro, d’argento e di bronzo nella competizione dell’innovazione e dello sviluppo economico.

 

 

Torna in alto