“L’Italia che spezza il cuore: tanta bellezza ma anche tanto spreco”

"L’Italia si adagia sulla sua fenomenale ricchezza e non ci investe sopra", scrive Frank Bruni, editorialista del New York Times che è stato corrispondente dall’Italia tra il 2002 e il 2004

Ogni anno il paese perde un po’ del suo dinamismo, e della sua importanza. Dato che ho avuto la fortuna di vivere qui e continuo a tornarci regolarmente, sono abituato al teatrale pessimismo degli italiani, al loro talento per le lamentele. È una specie di sport, una sorta di opera lirica cantata con ampi gesti e toni drammatici e, in passato, con il sottinteso che in realtà non esisteva nessun altro posto dove avrebbero preferito vivere. Ma questa volta la musica è cambiata. E anche lo stato d’animo”. A scriverlo (l’articolo è stato ripreso da Internazionale) è Frank Bruni, editorialista del New York Times, che è stato corrispondente dal nostro paese dal 2002 al 2004. “Provate a chiedere a uno studente italiano che cosa lo aspetta alla fine del suo corso di laurea, e vi risponderà con un’alzata di spalle. Provate a chiedere ai suoi genitori quando o come l’Italia uscirà dalla crisi e vedrete sul loro viso la stessa espressione sconcertata. Oggi si sente parlare molto di più della possibilità di emigrare negli Stati Uniti o nel Regno Unito. Molto più di quanto si dicesse dieci o cinque anni fa. C’è meno fiducia nel futuro“.

 

 

L’Italia si adagia sulla sua fenomenale ricchezza e non ci investe sopra – continua Bruni – perdendo terreno in un’economia globale piena di concorrenti più determinati. C’è tanta bellezza qui, e tanto spreco. L’Italia spezza il cuore”.

 

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