Le lauree brevi? Inutili e costose

La Corte dei conti boccia le lauree brevi e la riforma che piu’ di dieci anni fa ha cambiato il volto delle nostre universita’. Non sono aumentati i laureati, non e’ migliorata la qualita’ dellofferta formativa e anche gli abbandoni sono rimasti piu’ o meno gli stessi. Il quadro, secondo i magistrati contabili e’ questo. […]

La Corte dei conti boccia le lauree brevi e la riforma che piu’ di dieci anni fa ha cambiato il volto delle nostre universita’. Non sono aumentati i laureati, non e’ migliorata la qualita’ dellofferta formativa e anche gli abbandoni sono rimasti piu’ o meno gli stessi. Il quadro, secondo i magistrati contabili e’ questo. La conseguenza e’ un giudizio negativo del 3+2, cioe’ dellintroduzione della laurea triennale e della specialistica negli atenei italiani. La Corte sostiene che ha generato anche un esagerato incremento dei corsi e uneccessiva frammentazione, spesso non motivata, del percorso formativo.
Insomma, nessun impatto positivo del doppio ciclo: gli abbandoni dopo il primo anno, nel 2006-2007 sono stati pari al 20 per cento, valore analogo a quello registrato negli anni pre-riforma. Inoltre laumento del numero di laureati gia’ in possesso del titolo di laurea breve – 73.887 nel 2008 rispetto a 38.214 nel 2006 – dimostrerebbe che e’ alto il numero degli studenti che prosegue gli studi dopo aver messo in tasca la laurea breve. Ma proprio il primo livello, doveva essere nelle intenzioni dei riformatori, era ministro delluniversita’ Luigi Berlinguer, un titolo per limmissione nel mondo del lavoro. Altra nota dolente, nel Referto sul sistema universitario pubblicato ieri, e’ la proliferazione dei corsi di laurea che passano da 2.444 nel 1999-2000 a 3.103 nel 2007-2008 con riferimento ai soli triennali e a corsi a ciclo unico (+27 per cento). Le lauree specialistiche sono raddoppiate in poco tempo: da 1.204 nel 2003 sono diventate 2.416 nellanno accademico 2007-2008 si legge ancora. Una certa inversione di tendenza, scrive la Corte dei Conti, in conseguenza dei decreti di riforma del 2004 e del 2007, comincia a registrarsi soltanto a partire dallanno accademico 2008-2009, con un decremento rispetto allanno prima del 7,4 per cento per i corsi di I livello e del 2,6 per cento per i corsi di II livello. In quello stesso arco temporale sono cresciute anche le sedi decentrate e il peso via via crescente negli ultimi anni assunto dai professori a contratto esterni ai ruoli universitari (con un aumento del 67 per cento tra il 2001 e 2007). Capitolo risorse: una quota sempre crescente del Ffo, il Fondo di finanziamento ordinario, se ne va per le spese del personale: oltre l82 per conto nel 1998 e sale all89,5 per cento nel 2008. Secondo la Corte questi numeri rischiano di aggravarsi anche per i recenti tagli alle risorse. Razionalizzazione e premi agli atenei piu’ meritevoli: sono le correzioni suggerite nel Referto. La magistratura contabile prospetta lutilita’ di un intervento normativo che, in linea con lautonomia riconosciuta agli atenei, agevoli, sotto il profilo gestionale, lutilizzo delle risorse provenienti dal settore privato e imprenditoriale fermo restando il prevalente intervento finanziario dello Stato. Si insiste pero’ sulla distribuzione in base al merito: in questa direzione si e’ gia’ mosso il Governo prevedendo che dal 2009 il 7% di tutti i finanziamenti statali vengano erogati alle universita’ prendendo in considerazione, la qualita’ dellofferta formativa e i risultati di didattica e ricerca scientifica.

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