Le chiamano legali ma sono pericolosissime

A Roma la piu’ alta concentrazione (10,26%) di smart shop, i negozi specializzati nella vendita di bio-droghe. Al secondo posto c’e’ Milano con il 4,49%, seguita da Torino con il 3,85% e da Bologna con il 3,21%, come rileva l’Accademia internazionale delle Discipline analogiche. Cioe’, come fa sapere la comunita’ di San Patrignano, 157 negozi […]

A Roma la piu’ alta concentrazione (10,26%) di smart shop, i negozi specializzati nella vendita di bio-droghe. Al secondo posto c’e’ Milano con il 4,49%, seguita da Torino con il 3,85% e da Bologna con il 3,21%, come rileva l’Accademia internazionale delle Discipline analogiche. Cioe’, come fa sapere la comunita’ di San Patrignano, 157 negozi in Italia specializzati (oltre a un gran numero di siti Internet nei quali si puo’ acquistare per corrispondenza) in semi di piante tropicali, che sono ufficialmente in vendita per essere piantati e non ingeriti, oltre che tanti mix di sostanze d’acquistare altrettanto ufficialmente come profumatori d’ambiente. A fare i conti invece regione per regione, il primato tocca all’Emilia Romagna (con il 17,31% dei negozi), seguita dal Lazio con il 13,46%, dalla Lombardia con il 12,82% e dal Piemonte con il 9,61%. Le smart drug spiega Stefano Benemeglio, presidente dell’Accademia alterano le percezioni visive, uditive, tattili e temporali, proiettando l’individuo in una dimensione irreale ed esponendo la persona a rischi notevoli, tanto piu’ che l’alterazione della percezione dell”io’ puo’ generare attacchi di panico: un soggetto puo’ diventare aggressivo verso se’ stesso e verso gli altri e puo’ addirittura lanciarsi nel vuoto credendo di poter volare. E infatti nel 2006 a Bari un ventenne, dopo aver ingerito semi allucinogeni acquistati in uno smart shop, si e’ gettato dalla finestra ed e’ morto. Fra i prodotti in commercio negli smart shop c’e’ molto, se non di tutto: dalle ecstasy vegetali alle bevande energetiche, dalla gomma da masticare con effetti meditativi narcotici ai biscotti a base di surrogati della canapa e persino miscele di canapa sativa commercializzata in Italia come deodorante per ambienti, sconsigliandone l’utilizzo per consumo umano.

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