L’azienda che licenzia soltanto le donne: cosi’ stanno a casa con i figli

MILANO – Sciopero giovedì mattina a Inzago in difesa delle colleghe – tutte donne – licenziate dall’azienda Ma-Vib di Inzago. Allo sciopero, ha riferito il responsabile Fiom Fabio Mangiafico, ha partecipato l’80% degli operai. Mancavano però gli uomini: i colleghi maschi, «graziati» dai licenziamenti, dopo aver promesso mercoledì pomeriggio la loro partecipazione hanno invece preferito […]

MILANO – Sciopero giovedì mattina a Inzago in difesa delle colleghe – tutte donne – licenziate dall’azienda Ma-Vib di Inzago. Allo sciopero, ha riferito il responsabile Fiom Fabio Mangiafico, ha partecipato l’80% degli operai. Mancavano però gli uomini: i colleghi maschi, «graziati» dai licenziamenti, dopo aver promesso mercoledì pomeriggio la loro partecipazione hanno invece preferito presentarsi regolarmente al posto di lavoro. La Ma-Vib, dove si producono motori elettrici per impianti di condizionamento, ha 30 dipendenti, in maggioranza operai, 12 uomini e 18 donne. «Per fronteggiare un calo produttivo ha deciso prima di mettere in cassa integrazione per brevi periodi (senza accordo sindacale) le operaie (solo le donne) e, oggi, di annunciare il licenziamento tra i 10 e i 13 lavoratori scegliendoli rigorosamente di sesso femminile», denuncia la Fiom, che sta seguendo la vertenza. Le lavoratrici a rischio licenziamento hanno tra i 30 e i 40 anni e sono inquadrate come operaie nel montaggio dei motori. «La motivazione della selezione dichiarata in sede Api (Associazione piccole medie imprese, ndr) – prosegue la Fiom – è davvero brillante: "Licenziamo le donne così possono stare a casa curare i bambini e poi, comunque, quello che portano a casa è il secondo stipendio". Al no ai licenziamenti si aggiunge l’indignazione per il becero, offensivo e discriminatorio atteggiamento dell’azienda», conclude il sindacato.

L’AZIENDA NON REPLICA – La Ma-Vib – una piccola impresa a conduzione familiare diretta da nonno, padre e nipote – replica alle critiche sostenendo che la cassa integrazione prima e il taglio dei posti di lavoro poi sono stati motivati da «ragioni oggettive». I titolari non hanno però voluto rilasciare dichiarazioni e rimangono chiusi nei loro uffici senza parlare con nessuno.

LA PROVINCIA CONVOCA I SINDACATI – «Un’azione gravissima che denota una totale mancanza di rispetto e discriminazione nei confronti delle donne. Un ritorno al passato che non può essere tollerato e giustificato in alcun modo», commenta l’assessore provinciale alle Pari opportunità, Cristina Stancari. «Le donne, e in particolar modo le donne lavoratrici, rappresentano un valore aggiunto per la nostra economia, ancora di più in questo momento di crisi economica», sottolinea l’assessore, che promette: «Domani incontrerò le lavoratrici e chiederò all’azienda un ripensamento a fronte di questa decisione che calpesta la dignità femminile». L’assessore Stancari e l’assessore provinciale al Lavoro e alla Formazione Paolo Del Nero hanno inoltre deciso di convocare i sindacati venerdì prossimo, 8 luglio, per approfondire la situazione. «Come assessorato al Lavoro – conclude l’assessore Paolo Del Nero – siamo disponibili ad attivare immediatamente un tavolo tecnico con sindacati e proprietà affinché sia possibile confrontarsi e analizzare il problema occupazionale nel suo complesso che riguarda, oltre le 13 lavoratrici già licenziate, i restanti 17 impiegati dell’azienda che ha deciso di ridurre produzione e personale».

CAVALLI: DISCRIMINAZIONE SOCIALE – «I licenziamenti ai danni di 13 lavoratrici della MaVib rappresentano una pericolosa deriva sessista, che non può e non deve trovare spazio nel mondo del lavoro», commenta il consigliere regionale Giulio Cavalli. «Le motivazioni addotte alla base dell’interruzione del rapporto lavorativo non sono disattenzioni, ma scelte consapevoli che relegano le donne al ruolo di massaie e casalinghe che, per hobby, decidono di lavorare. Questo atteggiamento – continua Cavalli – non è solo un insulto di stampo medioevale, ma anche un preoccupante segnale di discriminazione sociale». «La Ma-Vib ha consapevolmente calpestato la dignità di tutte le lavoratrici e si è posta in netto contrasto con i principi della nostra Carta Costituzionale. Mi auguro – conclude il consigliere regionale – che ci sia quanto prima un ravvedimento da parte dell’azienda e che i suoi dirigenti escano dalle primitive categorie sociali ottocentesche».

FIOM: SPIA DRAMMATICA – «Dietro questa decisione c’è l’idea di un lavoro visto all’antica. Quando cioè le persone venivano considerate merci e le donne solo come soggetti a cui delegare la casa e la famiglia», commenta Maria Sciancati, segretaria generale della Fiom di Milano». «Siamo sempre allo stesso punto – aggiunge la sindacalista -. In questo Paese, a livello di governo e di imprese, c’è sempre la stessa vecchia logica che la donna è preferibile che stia a casa. Quello che sta avvenendo dietro ai cancelli della Ma-Vib di Inzago è la spia drammatica di ciò che avviene anche in altre zone e in altri contesti del nostro Paese. Prima non si assumevano le donne, poi potevano entrare nel mondo del lavoro a patto di firmare le cosiddette "dimissioni in bianco". Questo il quadro discriminatorio del nostro mercato del lavoro.».

 

 

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