La scommessa della Danimarca, paradiso del green

Mentre in America i due candidati nella corsa alla Casa Bianca hanno scelto la strada di un religioso silenzio sui temi dell’ambiente e dell’efficienza energetica, in Europa salgono i target per il cambiamento radicale delle fonti di approvvigionamento. In testa alla classifica dell’Unione, in termini di obiettivi e di risultati già raggiunti, si piazza la Danimarca. […]

Mentre in America i due candidati nella corsa alla Casa Bianca hanno scelto la strada di un religioso silenzio sui temi dell’ambiente e dell’efficienza energetica, in Europa salgono i target per il cambiamento radicale delle fonti di approvvigionamento. In testa alla classifica dell’Unione, in termini di obiettivi e di risultati già raggiunti, si piazza la Danimarca. Con due traguardi previsti e annunciati dal governo, uno a medio termine e l’altro a scadenza più lunga.

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Il popolo danese punta a una percentuale del 35 per cento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020, per poi arrivare nel 2050 a una quota pari a zero dell’energia da fonti fossili. Riscaldamento, elettricità e trasporti: in un arco di tempo piuttosto rapido, per questo tipo di mutamenti, la Danimarca potrebbe diventare il primo, grande paese del mondo occidentale ad essere completamente smarcato dal petrolio e dalla sua dittatura. Ma non basta. A proposito di ambiente e di effetti sul clima, già nel 2020 il governo punta a una riduzione dei gas serra attorno al 34 per cento, un obiettivo che nessuna nazione finora ha avuto il coraggio di prevedere e di mettere in cantiere.

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Riuscirà la Danimarca a vincere questa scommessa epocale? Fino a che punto agli annunci seguiranno i fatti? I dubbi sono legittimi, ma il popolo danese nella sua partita con il futuro può contare già adesso su un solido punto di partenza. La Danimarca è un paese green in senso stretto e l’intero modello di sviluppo è stato orientato a scelte radicali in linea con una nuova e più sostenibile economia. Innanzitutto l’obiettivo “zero petrolio” sarà il frutto di un mix di tre fonti alternative: solare, eolico e biomasse. Tre settori nei quali gli investimenti si stanno moltiplicando. In particolare è l’eolico, anche grazie alle condizioni climatiche del paese, il vero motore energetico danese, la sua leva più importante per l’uscita dalle fonti fossili. Attualmente la percentuale di elettricità realizzata attraverso lo sfruttamento del vento viaggia tra il 20 e il 40 per cento del totale, a secondo dei periodi dell’anno e della forza del vento.

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In Danimarca è stato costruito il più grande parco eolico del mondo, con 90 turbine alimentate dal vento e rifornimenti energetici per oltre 200mila famiglie. Anche l’edilizia privata, e le ristrutturazioni dei condomini, sono orientate al cambiamento delle fonti energetiche con forti incentivi proprio a favore dell’eolico e, in misura minore, del solare. In secondo luogo la Danimarca green può contare su stili di vita dove l’ambientalismo non è pura retorica, ma prassi quotidiana. Un esempio? Quasi l’80 per cento dei cittadini danesi, compresi ministri e parlamentari, va al lavoro in bicicletta. E infine è l’industria danese a spingere sul cambiamento, cogliendone tutte le opportunità anche in termini di fatturati e di posti di lavoro: la Danimarca è il primo paese europeo nella classifica per il riciclo industriale dei rifiuti, che tocca una percentuale vicina al 97 per cento. Insomma, la lezione danese è tutta da approfondire e può essere utile anche all’Italia.

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