La crisi e’ piu’ dura per le mamme

Il prezzo della crisi lo pagano le mamme più degli altri. Lo dice il rapporto di "Save the Children" che dà i numeri della mamme nella crisi: quasi 2 donne su 3 senza lavoro se ci sono 2 figli, 800mila interruzioni di lavoro forzate in 2 anni, inattivo il 36,4% delle donne dai 25 ai 34 […]

Il prezzo della crisi lo pagano le mamme più degli altri. Lo dice il rapporto di "Save the Children" che dà i numeri della mamme nella crisi: quasi 2 donne su 3 senza lavoro se ci sono 2 figli, 800mila interruzioni di lavoro forzate in 2 anni, inattivo il 36,4% delle donne dai 25 ai 34 anni; pesanti ricadute sui figli con il 22,6% dei minori a rischio povertà.

Se la crisi in corso rappresenta per tutti una strada in salita, lo è ancor di più per le mamme proprio a partire dall’occupazione, che nel 2010 si attesta al 50,6% per le donne senza figli – ben al di sotto della media europea pari al 62,1% – ma scende al 45,5% già al primo figlio (sotto i 15 anni) per perdere quasi 10 punti (35,9%) se i figli sono 2 e toccare quota 31,3% nel caso di 3 o più figli.

Nel solo periodo tra il 2008 e il 2009 ben 800mila mamme hanno dichiarato di essere state licenziate o di aver subito pressioni in tal senso in occasione o a seguito di una gravidanza, anche grazie all’odioso meccanismo delle “dimissioni in bianco”. Le interruzioni del lavoro alla nascita di un figlio per costrizione, che erano il 2% nel 2003, sono quadruplicate nel 2009 diventando l’8,7% del totale delle interruzioni di lavoro. Il tassi di inattività vale soprattutto nella fascia più giovane (25-34 anni), che ha riguardato il 35,6% delle donne nel 2010 e il 36,4% nel 2011.

E anche quando il lavoro c’è, la sua qualità, nel caso delle donne, registra un peggioramento: nel 2010 è diminuita l’occupazione qualificata, tecnica e operaia, in favore di quella a bassa specializzazione, dalle collaboratrici domestiche alle addette ai call center. Dal punto di vista dell’orario di lavoro, l’incremento fatto registrare negli ultimi anni dal lavoro part-time deve essere letto attentamente, in tempo di crisi, soprattutto per le madri lavoratrici, visto che è dovuto quasi esclusivamente all’aumento del part-time involontario, non scelto cioè come opzione ma accettato per la mancanza di occasioni di lavoro a tempo pieno, con una percentuale nel 2010 del 45,9% sul totale dell’occupazione a tempo ridotto, quasi il doppio della media europea (23,8%).

La difficile condizione delle madri nel nostro Paese è un circolo vizioso che lega il basso tasso di occupazione femminile, l’assenza di servizi di cura all’infanzia, le scarne misure di conciliazione tra famiglia e lavoro e la bassa natalità, con una pesante ricaduta sul benessere dei bambini. La situazione occupazionale delle madri è infatti uno dei fattori chiave con la maggiore incidenza della povertà sui bambini e sugli adolescenti.

 

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