Italiani contadini per hobby

Italiani agricoltori per hobby, ma in grado di produrre, in quanto proprietari di terreni mediamente di un ettaro, tanto olio e vino da etichettarlo e donarlo ad amici e parenti. Con un numero crescente di persone che decidono di spostarsi in campagna, dedicandosi anche ad attivita’ tipiche di questi spazi rurali, l’agricoltura in primis. quanto […]

Italiani agricoltori per hobby, ma in grado di produrre, in quanto proprietari di terreni mediamente di un ettaro, tanto olio e vino da etichettarlo e donarlo ad amici e parenti. Con un numero crescente di persone che decidono di spostarsi in campagna, dedicandosi anche ad attivita’ tipiche di questi spazi rurali, l’agricoltura in primis.

quanto emerge dal primo rapporto Nomisma sugli hobby farmer in Italia, basato su 4mila interviste. La compagine degli agricoltori amatoriali e’ molto variegata: impiegati, liberi professionisti, lavoratori autonomi, dipendenti pubblici, operai, pensionati.

Ai contadini per hobby non interessa ottenere reddito dal terreno; sono accomunati dalla passione di coltivare e praticare l’attivita’ agricola, al fine di ottenere prodotti per l’autoconsumo familiare (61,9%), ma anche per stare all’aria aperta (61,0%) e avere la possibilita’ di risparmiare (24,9%).

Questo interesse per le attivita’ agricole da parte di non addetti ai lavori e’ riconosciuto in ambito internazionale come “tendenza in crescita”; a livello italiano, sottolineano i ricercatori, rappresenta “una realta’ consolidata”, ma mai quantificata perche’ sfugge alla rilevazione dei censimenti. Sta poi oggi assumendo particolare rilevanza, con la crisi economica che porta molti a riscoprire le bonta’ e la convenienza dei prodotti del proprio orto e frutteto.

Le coltivazioni piu’ praticate riguardano ortaggi, frutta, vite e olivo. Molto spesso (72%) sono accompagnate da processi di trasformazione (confetture e marmellate, conserve, vino, olio, miele, formaggio) – ovviamente su piccola scala – e in qualche caso anche da piccoli allevamenti.

Da un confronto con i censimenti agricoli nel 1990 e nel 2000, continua l’analisi Nomisma, si evidenzia un calo di 1,8 milioni di ettari contestualmente ad una diminuzione di circa 430mila aziende. Non e’ pensabile – affermano i ricercatori – che questi milioni di ettari siano stati tutti destinati alla cementificazione. La superficie agricola non piu’ rilevata dal Censimento Istat non e’ scomparsa: ha invece cambiato possessore, passando da un agricoltore ad un altro soggetto
‘estraneo’ al settore primario che si muove secondo logiche rivolte soprattutto al mantenimento ambientale e paesaggistico (69,8%).

Fonte:
Ansa

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