Scuola distrutta: il raid di Napoli. Ma si può accettare questa devastazione?

Durante un’occupazione hanno divelto le lavagne, i banchi, gli armadi. E rubato 31 computer. Danni per 200mila euro: uno spreco irreparabile con un vero atto di terrorismo.

ISTITUTO GALIANI NAPOLI –

Una scuola devastata. Banchi, mobili, lavagne multimediali, armadi, fotocopiatrici: tutto distrutto. Nel nome di una protesta studentesca, intitolata a un astratto e falso diritto allo studio, che in realtà si materializza come un puro e semplice atto di terrorismo urbano. E per questo il raid all’Istituto Galiani di Napoli chiama in causa le forze dell’ordine, la magistratura, i docenti, gli alunni e le famiglie della scuola. Ciascuno con le proprie responsabilità, a partire dal disastro che probabilmente si poteva evitare.

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LA DEVASTAZIONE DELL’ISTITUTO GALIANI DI NAPOLI –

Il gruppo di studenti teppisti si è presentato per occupare la scuola già alle 7 del mattino di lunedì, minacciando i custodi con mazze da baseball e con i volti coperti dalle maschere di Anonymus. Terrorismo, appunto. L’arrivo della polizia si è risolto, nel giro di poche ore, con il solito verbale e senza che si accogliesse la logica richiesta della preside di sgombrare la scuola: nessuno meglio di lei aveva capito che cosa poteva accadere. «Non possiamo sgombrare la scuola senza un’autorizzazione» è stata la risposta dei poliziotti, e nelle maglie di questa burocrazia in versione forze dell’ordine, è stato lasciato campo libero ai vandali.

Adesso vedremo come reagirà la magistratura, se si limiterà, secondo un’altra prassi burocratica, ad acquisire i filmati della devastazione o se contesterà alcuni reati che sono stati commessi al Galiani. E vedremo come reagiranno gli attori della scuola, che non possono limitarsi al silenzio sdegnato e dovranno pure rispondere a qualche domanda.

Gli insegnanti: è lecito, è ammissibile, che sotto le mentite spoglie di una protesta si consumi la distruzione di una scuola? Quale diritto si afferma, se non la violenza e il furto, cioè il contrario della cultura della legalità?

Le famiglie: con i loro figli sentono il dovere di prendere le distanze, senza se e senza ma, dal raid al Galiani? O magari preferiranno archiviare l’episodio con un’alzata di spalle?

Gli studenti: la violenza fa anche paura, certo, ma è possibile che nessuno abbia avuto il desiderio di prendere le distanze dalla squadriglia che ha colpito innanzitutto il lavoro scolastico dei ragazzi? Tutti zitti e muti?

I DANNI PROVOCATI DAGLI STUDENTI ALL’ISTITUTO GALIANI DI NAPOLI –

Nelle sabbie mobili di un cedimento collettivo, di una resa alla prevaricazione truccata da contestazione, altri danni, perfino più profondi, si possono sommare a quelli materiali, che sono ingentissimi. Duecentomila euro, secondo un primo calcolo che comprende anche i 31 computer rubati, sono una cifra enorme, uno spreco irreparabile, per una scuola italiana che tra l’altro, come nel caso del Galiani, rappresenta un’eccellenza sul territorio. Sono soldi che sono stati cercati e raccolti con fatica in un sistema scolastico dove sono note le croniche mancanze di risorse. In poche ore e senza alcun argine, all’Istituto Galiani è stato distrutto un patrimonio accumulato nel corso di anni, anche grazie a chi nella scuola ancora lavora con passione e con scrupolo. Ricostruirlo sarà difficile, salvo gesti di generosità che auguriamoci di vedere, e ciò rende ancora più drammatiche quelle immagini che raccontano uno schiaffo alla civiltà e non solo lo scempio firmato da una banda di impuniti.

(Fonte immagine di copertina: Corriere della Sera – pressphoto)

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