Io, succube dell’email

Sono succube dell’email. Consultare la posta elettronica per vedere i messaggi arrivati e’ la prima cosa che faccio appena mi sveglio al mattino e l’ultima prima di addormentarmi. Da quando la ricevo anche sul telefono cellulare, ce l’ho sempre con me e mi perseguita nel tempo libero, a tavola, persino in bagno. Ho cominciato a […]

Sono succube dell’email. Consultare la posta elettronica per vedere i messaggi arrivati e’ la prima cosa che faccio appena mi sveglio al mattino e l’ultima prima di addormentarmi. Da quando la ricevo anche sul telefono cellulare, ce l’ho sempre con me e mi perseguita nel tempo libero, a tavola, persino in bagno. Ho cominciato a usarla tanto per lavoro che la deformazione professionale si e’ ormai impossessata di me e finisco per comunicare via email anche con famiglia, amici, amori: da quando esiste l’email via posta elettronica mi sono innamorata e mi sono lasciata, ho litigato e fatto pace.

Mi sono anche messa nei guai, per parole scritte e inviate troppo in fretta alle persone sbagliate, che le hanno stampate e prese per oro colato. Scripta manent. Non si direbbe, data la volatilita’ apparente delle parole elettroniche digitate al volo su un computer o un telefonino. A mie spese ho imparato che un’email non e’ una conversazione stile chat: ha valore legale e puo’ essere impugnata. Ne ricevo centinaia al giorno, per lavoro. La stragrande maggioranza e’ da cestinare: nonostante il programma antispam installato e il firewall aziendale, si tratta di posta spazzatura con i soliti consigli per ingrandire il pene (ancora non hanno capito che non sono un uomo?) o altra pubblicita’ indesiderata, tra cui un’infinita’ di comunicati stampa che non contengono notizie interessanti: perche’ per quelle, prima mi telefonano per avvisarmi.

Lo spreco di tempo maggiore pero’ avviene per leggere e smistare i messaggi sopravvissuti al cestino: quelli a cui rispondere subito, rischiando di scrivere sciocchezze per la fretta; quelli da conservare dopo aver scaricato (o buttato) i pesanti documenti allegati; quelli da inoltrare ad altri, e quelli da buttare senza indugio nella spazzatura.

Non e’ finita: se poi non svuoto il cestino, l’accumulo raggiunge presto la soglia limite oltre la quale posso continuare a ricevere, ma non posso piu’ inviare (perche’ al lavoro l’account e’ quello aziendale, non l’infinita Gmail sul Web). Per lo stesso motivo sono costretta ad aprire anche la casella messaggi inviati, per cancellare quelli inoltrati con pesanti allegati. Se si tratta di informazioni di cui mi importa avere traccia, cancello gli allegati dopo averli copiati e incollati dentro il corpo dell’email (ma non potevano farlo gia’ i mittenti?), in modo da salvare i messaggi che contengono informazioni utili, compresi i recapiti.

Un dispendio di tempo ed energia che ha trasformato la inbox anche in archivio-agenda-indirizzario. Quando il computer non ha pia’ memoria, per fare spazio prima di cancellare tutto in maniera draconiana mi creo un archivio-copertina di Linus su una chiavetta Usb: ma spero di non dovermene servire mai.

Insomma, la posta elettronica e’ un lavoro a tempo pieno. In inglese e’ stata addirittura coniata la frase: I’m working my email, letteralmente sto lavorandomi la posta. Una schiavitu’, come sostiene John Freeman, autore del libro La tirannia dell’email (Codice Edizioni). Che ha stilato un decalogo per liberarsi dalla tirannia che voglio memorizzare:
n.1 non inviare, perche’ meno messaggi inviamo e meno ne riceviamo;
n.2 non controllare l’email come prima cosa del mattino e ultima della sera;
n.3 controllare l’email non piu’ di due volte al giorno (questa mi sembra impossibile, con il lavoro che faccio: ma gia’ ridurre a un controllo ogni ora sarebbe un bel successo, visto che attualmente l’occhio cade sull’email in tutti i momenti);
n.4 scrivere una lista delle cose da fare e inserirvi le email, per avere un’agenda che ricordi le priorita’;
n.5 fare buon uso dell’email: per esempio utilizzare l’oggetto, inviare solo messaggi brevi (quelli lunghi sono lettere: meglio spedirli come tali), non mitragliare i destinatari, firmare con i recapiti per non generare ulteriori email, creare cartelle per archiviare i messaggi in modo sensato;
n.6 leggere tutta l’email in arrivo prima di rispondere;
n.7 non affrontare argomenti complessi o delicati nelle email;
n.8 se si deve lavorare in gruppo per email, incontrare i collaboratori di persona;
n.9 impostare la scrivania per fare qualcos’altro oltre a spedire email;
n.10 programmare una porzione di tempo quotidiano senza computer.

In vacanza intendo staccare la spina. Ma prima avverto tutti via email.

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