Serve più cultura umanistica (Fareed Zakaria)

È un errore puntare solo sulla formazione con le discipline scientifiche e tecniche. Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha studiato greco classico e poi psicologia.

IMPORTANZA CULTURA UMANISTICA –

In America il dibattito è molto forte: che cosa serve di più nella preparazione dei giovani? Finora hanno prevalso le materie tecniche e scientifiche, a partire dalla matematica e dalla statistica. Adesso invece si torna a parlare  dell’importanza strategica delle scienze umanistiche, tutte da rivalutare.

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RIVALUTAZIONE STUDI UMANISTICI –

Fareed Zakaria, editorialista del Washington Post, per esempio mette l’accento sulla necessità di riscattare queste materie, anche per le attività legate ai grandi gruppi dell’informatica e del web. «I giovani se vogliono evitare il rischio che le loro mansioni vengano informatizzate, devono acquisire capacità creative e sociali» scrive Zakaria. E ricorda alcuni casi clamorosi. Jeff Bezos, in fondatore di Amazon, insiste perché i suoi dirigenti scrivano promemoria, spesso anche di sei pagine stampate, e comincia sempre le sue riunioni più importanti con un periodo di silenzio, lungo fino a trenta minuti, in cui ognuno legge le proprie narrazioni e prende appunti. Andrew Bennett,  consulente d’azienda tra i più quotati in America, ha condotto un sondaggio tra 100 capitani d’impresa e ha rilevato che 84 di loro dicono di preferire l’assunzione di persone dotate di intelligenza e passione anche se non hanno le competenze specifiche richieste dall’azienda. Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, era il classico studente di materie umanistiche: al liceo studiava greco classico e al college universitario aveva scelto come prima materia psicologia. Non a caso, molte delle innovazioni di Facebook, anche di marketing, hanno a che fare proprio con la psicologia.

IMPORTANZA FORMAZIONE UMANISTICA –

Dunque, serve un ritorno alla cultura e alla formazione umanistica. Ed è stato un errore storico puntare sempre e solo sulle materie scientifiche. L’America è diventata grande, ricorda Zakaria, proprio grazie alla sua capacità di scrivere e di pensare. E non solo per una buona conoscenza dei numeri.

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