Il bluff della riforma delle professioni

Faccio una previsione: anche questo governo, come tutti i precedenti, non riuscira’ a fare una riforma delle professioni. Il ministro Alfano continua a ripetere che si tratta di un obiettivo prioritario dell’esecutivo, ma le resistenze corporative degli ordini e delle federazioni, con le solite sponde in Parlamento, stanno prendendo il sopravvento rispetto a qualsiasi ipotesi […]

Faccio una previsione: anche questo governo, come tutti i precedenti, non riuscira’ a fare una riforma delle professioni. Il ministro Alfano continua a ripetere che si tratta di un obiettivo prioritario dell’esecutivo, ma le resistenze corporative degli ordini e delle federazioni, con le solite sponde in Parlamento, stanno prendendo il sopravvento rispetto a qualsiasi ipotesi di cambiamento. Anzi, si torna a parlare di tariffe minime e qualsiasi ipotesi di semplificazione e di accorpamento tra gli ordini (come nel caso dell’albo unico di architetti e ingegneri) viene puntualmente rispedita al mittente.
L’errore del governo e’ innanzitutto nel metodo. Alfano si e’ lasciato trascinare nella trappola del “tavolo unico”, nel quale sono seduti, come nel vecchio Politburo moscovita, i rappresentati di tutti gli ordini professionali. E’ una scelta che fa il gioco delle lobbies e dei professionisti degli ordini, interessati solo a difendere posizioni di potere e incarichi retribuiti, ma impedisce qualsiasi serena discussione di merito. D’altra parte, che cosa hanno in comune gli avvocati, per i quali si pone un problema di maggiore selezione all’ingresso, e i notai che invece dovrebbero allargare il numero degli iscritti al club? E i farmacisti, che difendono privilegi medioevali, con gli psicologi? Ci sono, infine, intere categorie, come gli spedizionieri doganali e gli attuari, per le quali e’ perfino dubbia la necessita’ di un ordine con relativi consigli e presidenze, gettoni e spese.
La riforma delle professioni, in queste condizioni, e’ solo uno spreco di tempo. Non serve e non si fara’ mai. L’unica strada sensata per arrivare a un cambiamento dell’architettura del sistema professionale italiano e’ quella di procedere con interventi di chirurgia, settore per settore. Solo cosi’ sara’ possibile smontare la macchina corporativa e mettere in campo interventi che, sommati, apriranno le porte alla concorrenza e innanzitutto a una migliore soddisfazione dei consumatori. Una vecchia regola della politica dice che, quando l’avversario e’ troppo forte, bisogna innanzitutto dividerlo. Il governo, con i professionisti, sta facendo esattamente il contrario. E perdera’ l’ennesima battaglia per la modernizzazione del Paese.

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