I vescovi: il precariato sia una fase transitoria

A ciascuno il proprio diritto e il proprio dovere. Nuovo richiamo alla politica da parte del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che in un incontro con gli amministratori della Bassa Valbisagno, uno dei nove municipi di Genova, ricorda al «livello più alto», il Parlamento, che «scopo ultimo» della politica è «la giustizia». E, alla […]

A ciascuno il proprio diritto e il proprio dovere. Nuovo richiamo alla politica da parte del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che in un incontro con gli amministratori della Bassa Valbisagno, uno dei nove municipi di Genova, ricorda al «livello più alto», il Parlamento, che «scopo ultimo» della politica è «la giustizia». E, alla vigilia delle manifestazioni di piazza in programma in tutta Italia, auspica anche che «il precariato lavorativo sia solo una fase transitoria». Il richiamo dell’arcivescovo di Genova punta dritto al cuore delle istituzioni, «dove si legifera», ed ha valore universale, perchè «fa bene a tutti i livelli – dice – e in tutte le forme». «Lo scopo della politica è la giustizia – insiste il porporato – ossia riconoscere a ciascuno il suo, il proprio diritto e il proprio dovere». «Perchè le cose – prosegue – devono essere sempre meglio coniugate, in modo che una porzione della città, la città intera, le regioni e il Paese possano sempre meglio corrispondere al desiderio di benessere». Non un desiderio materiale, legato «all’uso delle cose», ma un sentimento «interiore, morale e spirituale». Non manca, però, nell’intervento del presidente della Conferenza episcopale italiana, anche un riferimento alla vita reale e alle difficoltà dei nostri giorni, a cominciare dal problema lavoro. Un tema, ammette il cardinale Bagnasco, «noto e molto grave», che presenta «difficoltà oggettive sia a livello italiano che europeo». Ma che, proprio per questo motivo, deve essere affrontato con «grande determinazione ed efficacia». Per il presidente dei vescovi italiani, infatti, «se da un lato il precariato è stato ed è una possibilità alla ‘meglio che nientè, qualora diventasse stabile non raggiungerebbe lo scopo che si era prefissato». Ecco allora l’auspicio del cardinale Angelo Bagnasco, ovvero che «il precariato sia solo una fase transitoria», un momento «il più breve possibile», per «poter diventare lavoro a tempo indeterminato». E, soprattutto, «per dare la possibilità di un futuro» e di un «progetto di vita».

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