I soldi sprecati al Sud

Mario Giordano Poi dicono che il Sud è senza soldi. Balle. Il Sud è pieno di soldi. Basterebbe che li prendesse. I soldi sono lì, pronti, cash, a disposizione. Bisognerebbe solo compilare l’apposito modulo. Basterebbe averne voglia. Basterebbe un’idea. Non ci credete? Stiamo parlando di 31 miliardi, più di 60mila miliardi delle vecchie lire, tre […]

Mario Giordano

Poi dicono che il Sud è senza soldi. Balle. Il Sud è pieno di soldi. Basterebbe che li prendesse. I soldi sono lì, pronti, cash, a disposizione. Bisognerebbe solo compilare l’apposito modulo. Basterebbe averne voglia. Basterebbe un’idea. Non ci credete? Stiamo parlando di 31 miliardi, più di 60mila miliardi delle vecchie lire, tre volte il Pil dell’ Islanda, per intenderci, 15 volte il fatturato di un gruppo internazionale come la Benetton. Sono i soldi che l’Europa mette a disposizione di cinque Regioni meridionali.

Eppure le Regioni meridionali li snobbano. Li lasciano nel cassetto. Ci sputazzano sopra, insomma. Salvo poi mettersi a piangere che non hanno soldi. Che è un po’ come morire di fame quando si ha la dispensa piena di biscotti al cioccolato.Per carità, all’università del lamento noi italiani siamo tutti laureati. I governanti del Sud, però, hanno pure il master. Roba da Harvard, docenza specializzata in piagnisteo multiplo e ripetuto, con irrorazione di lacrime comparate. A volte viene da pensare che se gli amministratori meridionali sapessero gestire la cosa pubblica come gestiscono la faccia di circostanza, oggi la Calabria sarebbe una specie di Norvegia felice e la Sicilia la dimostrazione dell’esistenza del Paradiso terrestre.

Invece sono in difficoltà. Come la Puglia, come la Campania. Non riescono a gestire non diciamo le emergenze, ma nemmeno l’ordinario quotidiano. Poi se la prendono con lo Stato che li abbandona. Con l’Europa che li trascura. E con la politica filo leghista del governo. Un modo come un altro per chiedere altri soldi. Altri aiuti. Altri contributi, piccole casse del mezzogiorno d’occasione, gepi&agensud di circostanza e piani straordinari. Si può dire di no? Di fronte a tante lacrime? Di fronte a tante emergenze?

 

Si può essere così egoisti e antisolidali da non mettere mano al portafoglio? Da non far scorrere giorno dopo giorno nuovi fiumi di denaro come nei giorni dell’Iri funesta? Per l’amor del cielo. Si proceda: altri soldi. Altri aiuti. Altri contributi. Che è un po’ come versare metà dello stipendio a uno che ti chiede l’elemosina, salvo poi scoprire che tiene sotto il materasso l’eredità milionaria della zia. Poi dicono che il Sud è senza soldi. Balle. Il sud è pieno di soldi. Solo che li tiene sotto il materasso come l’eredità della zia. Anzi, no: li tiene nei forzieri di Bruxelles.

La quota di fondi del programma 2007-2013 utilizzata dalle cinque Regioni meridionali (Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Basilicata) ammonta al 9 per cento. Avete letto bene: proprio 9 per cento. Trasformato in voto scolastico non sarebbe nemmeno un «1». Diciamo: «1 meno meno». D’incoraggiamento. Fra l’altro tenete presente che quei soldi, a differenza di quelli che si mettono sotto il materasso, non si conservano. Al contrario: deperiscono.

Svaniscono nel nulla come i conigli nel cilindro del mago Alexander. Riflettete: il programma parte nel 2007. Siamo arrivati oltre la metà e siamo al 9 per cento: l’anno scorso l’Europa voleva già decurtare la dotazione. «Tanto non la usate». Ci fu un intervento del governo, il pericolo fu scongiurato. O, per lo meno, rimandato. Ma tutto il denaro che non avremo incassato entro il 2013, cioè entro i prossimi due anni, andrà perduto per sempre. Dirottato

A luglio, quando Tremonti rimproverò la «cialtronaggine » dei governatori del Sud, incapaci di sfruttare i soldi messi a disposizione dall’Europa, ci fu una levata di scudi. «Non si fa, non si dice, ma per carità, il solito filo leghista, il ventriloquo di Bossi, il ragioniere della Valtellina ecc.». Tremonti, invece, aveva ragione. Eccome. Lo dimostrano i numeri che vi stiamo fornendo e che non sono stime, calcoli approssimati, opinioni varie e occasionali: sono dati della Ragioneria dello Stato.

Praticamente il vangelo dei conti nazionali. La bocca della verità economica. E allora ripetiamo con Tremonti: questi governanti del Sud sono dei cialtroni. Va bene, diamo pure il beneficio a quelli eletti da un anno di essere ancora non giudicabili, ma per gli altri non ci può essere pietà. Bassolino, Loiero, Vendola, Cuffaro, Lombardo: hanno governato per anni o governano da anni e hanno lasciato per strada tutto questo patrimonio.

Capaci soltanto di chiagnere e fottere. Perché non solo hanno peccato d’omissione, non solo si sono rivelati incapaci di sfruttare la ricchezza della loro meravigliosa terra, il talento e l’intelligenza dei loro straordinari cittadini, le bellezze naturali, le risorse storiche e culturali, mancando ogni occasione di crescita e sviluppo.

Ma hanno anche fallito nell’ azione più semplice del mondo: quella di prendere i soldi (i nostri soldi, si badi bene) offerti come un regalo di Natale da Santa Claus Europa. Perché non l’hanno fatto? Boh. Forse perché si sono persi nei labirinti della burocrazia. Forse perché si sono persi nella mancanza di progetti e di idee. O forse, semplicemente, perché con i soldi in tasca sarebbero finiti gli alibi. Toccava darsi da fare. E smettere di piangere. Che, come è noto, per quanto faticoso, è pur sempre meglio che lavorare.

 

 

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