I ritardi delle opere pubbliche ci costano 331 miliardi di euro

L’Osservatorio sui costi del «non fare» dà i voti ai settori Infrastrutiure al palo, tranne le ferrovie di Giorgio Santilli il 2010 è stato un anno piatto per la realizzazione delle infrastrutture e si è probabilmente perso per strada qualche primo segnale di miglioramento che era apparso nel corso del 2009. Il rapporto curato dall’osservatorio […]

L’Osservatorio sui costi del «non fare» dà i voti ai settori Infrastrutiure al palo, tranne le ferrovie di Giorgio Santilli il 2010 è stato un anno piatto per la realizzazione delle infrastrutture e si è probabilmente perso per strada qualche primo segnale di miglioramento che era apparso nel corso del 2009. Il rapporto curato dall’osservatorio sui "costi del non fare" e dall’Agici, giunto alla quinta edizione, evidenzia che in alcuni settori i benefici portati al sistema economico dai completamenti infrastrutturali hanno superato l’aggravio di costi creati a imprese e cittadini dalla mancata realizzazione. E il caso delle ferrovie, dove si è sentito il peso del completamento dell’alta velocità Torino-Napoli, ma anche dell’energia con il potenziamento della rete di trasmissione elettrica e dei rifiuti, dove si avverte lo sblocco dei termovalorizzatori. La zavorra più pesante per il sistema economico resta, viceversa, la rete stradale e autostradale, mentre ci sono settori che restano immobili, a dispetto delle promesse, come quello dell’acqua. Il costo delle mancate infrastrutture resta altissimo, calcolato in 331 miliardi da qui al 2024.

Il 2010 è stato un anno to" talmente piatto per lo sviluppo delle infrastrutture». A rilevare la situazione di stallo della crescita infrastrutturale italiana nell’anno in corso è Andrea Gilardoni, professore alla Bocconi e curatore anche quest’anno dell’Osservatorio sui «costi del non fare» che è arrivato alla quinta edizione e sarà presentato il 18 novembre a Roma. Si parlerà di «nuovi modelli per realizzare le infrastrutture», nel tentativo dirimettere al centro del dibattito politico il problema dello sblocco dei lavori e degli impianti di pubblica utilità. La valutazione "congiunturale" di Gilardoni siaffretta a correg gere un’impréssione che può scaturire dalla lettura dell’osservatorio: che, dopo anni di stasi e di lentezze, nel 2009 si fosse avviata una nuova fase della politica infrastrutturale fatta di luci e di ombre, di parziale movimento e non più solo di immobilismo o di estrema fatica nel processo realizzativo delle infrastrutture e in particolare proprio nella fase a monte del cantiere (programmazione, autorizzazioni, progettazione). Un’impressione positiva generata soprattutto dagli effetti benefici che hanno portato al sistema economico il completamento della realizzazione della ferrovia ad alta velocità fra Torino e Napoli e l’avvio dei relativi servizi ferroviari. «Nel biennio 2009-2010 – afferma il rapporto – l’andamento delle realizzazioni infrastrutturali nei settori considerati è stato complessivamente al di sotto delle ipotesi di policy. Qualcosa, tuttavia, è stato fatto e in alcuni casi le realizzazioni hanno superato gli obiettivi assunti nello studio 2009». Nella mappa settoriale del biennio 2009-2010 le ferrovie sono ilsettore in cui il recupero è stato più marcato, mentre l’energia è i rifiuti hanno dato segnali importanti di movimento. Viceversa, le infrastrutture stradali e autostradali continuano a essere la principale zavorra del sistema economico, mentre l’acqua resta un settore totalmente bloccato. Questa stessa mappa si pub leggere attraverso gliindicatoritipici dell’osservatorio dei «costi del non fare» che arrivano dagli strumenti dell’analisi costi-benefici. La ricerca introduce nella valutazione dello stato infrastrutturale alcuni parametri nuovi, oltre alla tradizionale stima dei costi derivanti dal non-fare (Cnf), cioè dalla mancata realizzazione delle infrastrutture. Si tratta dei "costi del non aver fatto" (Cnaf) e dei "benefici dell’aver fatto" (Bai). Proprio questi parametri consentono all’osservatorio di Gilardoni di analizzare i passi avanti fatti dai singoli settori, opera per ope-ra,confrontandoibeneficiappor-tati al sistema economico dalle realizzazioni con i costi ulteriori prodottidall’immobilismo. Complessivamente,sono stati generati benefici infrastrutturali da realizzazioni per 32.301 milioni a fronte di aggravi ulteriori per 19,9 miliardi Da notare che dei 32,3 miliardi di benefici 4376 milioni arrivano da quelli che lo studio definisce «extra-Baf», cioè benefici non attesi nel biennio zoo9-2010 che arrivano da realizzazioni più veloci del previsto. Per l’energia il bilancio pende in favore dei benefici (4.83o milioni), che arrivano soprattutto dal potenziamento della rete di trasmissione elettrica, realizzata per un 4o% più degli obiettivi programmatici. Gli impianti per le rinnovabili sono in equilibrio, mentre per le centrali termoelettriche e soprattutto i terminali di rigassificazione presentano ancora unbilancio fortemente nega- rivo, generando soltanto costi (246 milioni) eancoranessunbeneficio all’economia. Anche per i rifiuti qualcosa si muove. Bene il salto fatto dai termovalorizzatori. Si tratta sempre di «parziale sviluppo» – mette in guardia l’osservatorio – ma il beneficio è notevole (2,3 miliardi) a fronte di un costo per l’economia relativamente contenuto (800 milioni). Viceversa nel compostaggio si è mosso poco e prevalgono ancora i costi. Interessante la situazione delle strade e autostrade che continuano a essere il settore produttore dei maggiori impatti negativi per il sistema economico, con un «costo per non aver fatto» pari a 8.376 milioni, il 42% dei costi aggiuntivi totali sopportati dall’economia. Bisogna anche dire però che dalle strade realizzate nelbiennio2oo9-zo)osono derivati benefici per 8.943 milioni. Le ferrovie sono il settore che presenta i risultati «più virtuosi» nel biennio 2009-2oio, soprattutto per effetto della partenza dei treni che collegano Roma a Milano in tre ore e Roma a Napoli in un’ora Anzitutto dalle opere ferroviarie arriva una fetta importante, quasi il 5o%, dei benefici totali generati dalle infrastrutture completate al sistema economico: )5.753 dei 32.338 milioni complessi-vi.Per 8.896 milioni ilbeneficio arriva dall’alta velocità mentre 6.857 milioni arrivano dalle ferrovie convenzionali. Alla rete ordinaria Fs spetta invece la fetta più consistente dei ritardi infrastrutturaliche generano costi per l’economia: un peso consistente ce l’hanno iritardi sulla rete del Sud. L’acqua, I infine, l’eterna promessa incompiuta degli investi-mentinei settori di pubblica utilità. Tale resta, poco o nulla si è mosso. I benefici prodotti all’economia dalle reali77. wioni idriche (acquedotti, fognature, depuratori) ammontano appena a 503 milioni mentre i «costi per non aver fatto» ammontanoa 3.6 milioni

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