Hannah, la bambina che si ribella a McDonald’s e al junk food

A 9 anni Hannah Robertson ha fatto sentire la sua voce contro il junk food rivolgendosi direttamente al CEO di McDonald's con accuse ben precise: «Non vuole che i ragazzini siano in salute?»

«Signor Thompson, non vuole che i ragazzini siano in salute e possano vivere così una vita lunga e all’insegna del benessere?». Quando questa domanda è risuonata all’ultima assemblea degli azionisti di McDonald’s, multinazionale dei fast food (e, secondo alcuni, del junk food), la sorpresa è stata grande. Perché il “Signor Thompson” in questione era nientemeno che Don Thompson, CEO dell’azienda, e il quesito molto diretto arrivava da una contestatrice molto speciale: Hannah Robertson, 9 anni, ma coraggio da vendere e le idee molto chiare. Infatti la bambina, che ha preso la parola in una parte dell’assemblea dedicata a un momento di “domande e risposte”, ha proseguito nelle sue accuse contro il colosso dell’hamburger e le sue campagne pubblicitarie: «Non mi sembra onesto – ha aggiunto – che le grandi aziende cerchino di ingannare i ragazzi sul tema dell’alimentazione. Non è giusto che tanti bambini della mia età si stiano ammalando».

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L’intervento della giovane che si ribellava al junk food ha avuto un’importante eco sui media americani e ha costretto Thompson, che si è complimentato con Hannah per il suo coraggio, ad abbozzare una difesa: «Noi non vendiamo cibo spazzatura – ha sottolineato il CEO – anche i miei figli mangiano da McDonald’s». E ha proseguito sottolineando come negli ultimi tempi l’azienda abbia messo sempre più la salute dei sui clienti al centro delle sue scelte, con informazioni nutrizionali precise sui cibi serviti e menù comprendenti anche frutta e verdura e panini meno calorici.

Un tentativo di risposta che però non sembra aver scalfito il clima negativo che si sta creando negli States attorno alle industrie che propongono il cosiddetto “cibo spazzatura”, considerato il responsabile di vari problemi di salute pubblica e soprattutto dell’obesità dilagante, in particolare tra i più giovani. Una situazione che ha appunto spinto aziende come McDonald’s o Coca Cola a correre parzialmente ai ripari.

Ora l’attacco di Hannah, che è una “figlia d’arte” (la madre Kia è infatti un’attivista che si batte per la diffusione di una corretta cultura alimentare tra i ragazzi), rimette il cibo spazzatura al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. E sembra confermare una tendenza secondo la quale sono proprio i più giovani a dare l’esempio: come Asean Johnson, bambino di 9 anni diventato il simbolo della protesta contro il piano per la chiusura di decine scuole pubbliche a Chicago e già ribattezzato “il nuovo Obama”. Piccoli, certo, ma con molto da insegnare a tanti adulti.

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