Guerre, povertà e incuria. Centinaia di capolavori a rischio

CI SONO centinaia di luoghi archeologici di grande importanza nei Paesi in via di sviluppo che stanno letteralmente scomparendo sotto gli occhi di tutti. Una dozzina di questi sono già sul "punto di svanire". Tutto ciò per cause legate a negligenza o mancanza di interventi necessari al loro mantenimento. Tre siti presenti nel Medio Oriente […]

CI SONO centinaia di luoghi archeologici di grande importanza nei Paesi in via di sviluppo che stanno letteralmente scomparendo sotto gli occhi di tutti. Una dozzina di questi sono già sul "punto di svanire". Tutto ciò per cause legate a negligenza o mancanza di interventi necessari al loro mantenimento. Tre siti presenti nel Medio Oriente (Ninive in Iraq, il Palazzo di Hisham in Palestina e Ani in Turchia) sono i più a rischio di tutti.

E’ questo il risultato dell’ultimo rapporto del Ghf (Global Heritage Fund) di San Francisco. Secondo lo studio molti luoghi archeologici dei Paesi più poveri o che sono considerati in via di sviluppo possiedono alcune testimonianze delle pagine della storia passata tra le più importanti al mondo, ma ciò nonostante nessuno se ne cura.

Le rovine della città di Ani, che si trova sul confine tra Turchia e Armenia risale all’undicesimo secolo. Una volta conosciuta come la "Città dalle 40 porte e dalle 101 chiese", oggi vede la maggior parte delle costruzioni sul punto di collassare su se stesse. Durante il massimo splendore la città aveva edifici religiosi e palazzi tra i più avanzati tecnologicamente e dal punto di vista artistico. Al suo interno vivevano tra i 100.000 ed i 200.000 abitanti. "Ani è uno dei 10 luoghi archeologici più importanti al mondo, dello stesso valore di Machu Pichu o Angkor Wat. E’ incredibile come non si stia facendo nulla per preservarla", ha detto Jeff Morgan direttore del Ghf. Ani infatti, è nel mezzo un "pantano politico" in quanto si trova sul confine di due Paesi che non hanno relazioni diplomatiche, e la città è lasciata a imputridire.

Ninive, vicino Mosul, che si trova nel Nord dell’Iraq, fu la capitale dell’impero assiro tra il 705 e il 612 prima di Cristo, ma un insediamento si spinge fino al sesto millennio avanti Cristo. Oggi la città è a rischio non tanto per il conflitto in atto nel Paese, ma per la mancanza di un piano regolatore che ha portato a far si che oltre il 40% dei siti archeologici sia finito sotto le moderne costruzioni.

Il Palazzo di Hisham risale all’ottavo secolo dopo Cristo e si trova a circa 5 km a nord della città di Gerico. Era il palazzo invernale costruito dalla dinastia Umayyad e fu distrutto da un terremoto attorno al 747 dopo Cristo e come Ninive è martoriata dallo sviluppo urbano dei nostri giorni. "Non c’è alcun rispetto per questi siti", ha detto Morgan, che tra i luoghi maggiormente a rischio di scomparsa elenca anche Mahasthangarh in Bangladesh, El Mirador in Guatemala, Palacio de Sanssouci ad Haiti, Tempio Maluti in India, Lamu in Kenia, Famagosta a Cipro, Taxila in Pakistan, Intramuros e Forte Santiago nelle Filippine e Chersonesos in Ucraina.

"Su questi siti di memoria antichissima si stanno costruendo case ed edifici commerciali senza alcuna intenzione di fermare la loro avanzata", denuncia Morgan. Eppure, secondo il rapporto del Ghf, mantenere in vita questi luoghi potrebbe fare da traino per un turismo molto interessato che da solo potrebbe mantenere in vita le comunità che vivono nei dintorni. Che non siano parole, sostiene Morgan, lo dicono i fatti: attorno a città come Petra o Machu Pichu il turismo è in continua espansione.

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