Gli occhi, una webcam e un pc: la tecnologia che fa tornare a vivere

Ogni anno nascono nel mondo 10 mila bambini affetti da distrofia muscolare. Nella sola Unione Europea, 68 mila persone devono fare i conti con la sindrome di Rett, una patologia neurologica che causa disabilità di vario genere e che comporta una totale nonautosufficienza del soggetto che ne è colpito. E sempre a livello europeo sono […]

Ogni anno nascono nel mondo 10 mila bambini affetti da distrofia muscolare. Nella sola Unione Europea, 68 mila persone devono fare i conti con la sindrome di Rett, una patologia neurologica che causa disabilità di vario genere e che comporta una totale nonautosufficienza del soggetto che ne è colpito. E sempre a livello europeo sono almeno 54 mila persone ogni anno risultano ammalate di Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica, che con il tempo rende pressoché impossibile ogni movimento pur non andando ad intaccare la mente e la personalità di chi ne è toccato. Per tutti questi soggetti è spesso impossibile compiere i gesti più elementari, come allacciare le stringhe delle scarpe o reggere un bicchiere d’acqua. Men che meno lavorare, scrivere, comunicare. Chi ha avuto a che fare con persone immobilizzate totalmente o solo parzialmente sa bene che spesso dentro ad un corpo che non risponde più c’è un concentrato di emozioni e di sensazioni che non ha alcun modo di esprimersi, se non attraverso gli sguardi. Ed è proprio dagli occhi – e dalla tecnologia – che potrebbe nascere la prospettiva di una vita migliore. Ne sono convinti i ragazzi del team Neasoft dell’Università Federico II di Napoli che anche quest’anno rappresenteranno l’Italia alle finali mondiali dell’Imagine Cup di Microsoft, la principale competizione internazionale di information technology, che nell’edizione 2011 ha visto la partecipazione di 320 mila studenti universitari di oltre 120 Paesi. E che ad un software basato sul tracciamento dello sguardo, Omcr (Oculorum moto computer regere), affidano le speranze di primeggiare tra tanti «cervelloni» di ogni continente che il prossimo luglio si daranno appuntamento a New York per la sfida decisiva.

I «MILLENIUM GOALS» – L’Imagine Cup è nata nel 2003 e alla prima edizione vi parteciparono «solo» un migliaio di persone. A distanza di otto anni quel numero è aumentato di più di 300 volte. Suddivisa in diverse categorie – dal software design alle tecnologie embedded, dai videogiochi alle arti visive – per il terzo anno consecutivo ha come filo conduttore gli otto «Millenium Goals» dell’Onu, gli obiettivi che le Nazioni Unite si sono prefisse di raggiungere entro il 2015 per migliorare le condizioni di vita e dell’ambiente nell’intero pianeta. La designazione dei portacolori italiani è arrivata oggi a Bologna, a margine dello Smau Business, che ha laureato anche i campioni nazionali della sezione game e della sezione Windows Phone 7 (le applicazioni per smartphone). Già nel 2010 il team della Federico II era riuscito a primeggiare e ad accedere alle finali mondiali, che si svolsero a Varsavia, con un software anti-inquinamento, basato sul coordinamento «social» delle politiche di car sharing, car pooling e utilizzo razionale dei mezzi pubblici. Il loro progetto però non arrivò nella top 12 mondiale. Nei giorni scorsi hanno vinto le selezioni italiane nella cornice veneziana di Cà Foscari. E da oggi sono ufficialmente, per la seconda volta, i rappresentanti tricolori.

MANI VIRTUALI – Omcr si basa su una webcam a luci ad infrarosso e su Windows 7. La webcam cattura le immagini degli occhi dell’utente e il software sviluppato da Raffaele Galiero, Clemente Giorio e Marta Ponari analizza i movimenti di occhi e pupille e individua l’area dello schermo che l’utente sta visualizzando e su di essa viene posizionato il puntatore del mouse. In questo modo, grazie alle «gestures oculari» – ad ogni movimento si assegna una specifica funzione – è possibile interagire con il computer e quindi scrivere, giocare, navigare sul web e compiere tutte quelle operazioni che normalmente richiederebbero l’utilizzo delle mani o della voce. «Abbiamo sviluppato un sistema che si adatta alla maggior parte delle webcam disponibili sul mercato, offrendo performance soddisfacenti anche con dispositivi low cost e alla portata di chiunque – spiega Galiero, team leader di Neasoft -. Omcr vuole essere al tempo stesso la voce, le mani e l’espressione delle persone che hanno difficoltà fisiche che impediscono di comunicare con il mondo esterno. L’idea è di abbattere il digital divide e rendere semplice quello che per alcune persone affette da patologie neurologiche oggi è impossibile».

 

GAME DESIGN E WINDOWS PHONE – Non andranno a New York ma si possono fregiare del titolo nazionale anche i team The Odd Factory del Politecnico di Milano, vincitori nella categoria Game Design con il progetto «The Sleepy Works»; e quelli del team InfoAgricolae, composto da studenti provenienti da diversi atenei – i quattro si sono visti tutti insieme per la prima volta a Bologna e al loro progetto hanno lavorato via Skype -, che hanno vinto nella categoria Windows Phone 7 con l’applicazione «City Garden», che incentiva la coltivazione di orti casalinghi su balconi e terrazzi per favorire una produzione di vegetali super autarchica ma al tempo stesso in funzione «social», con la possibilità di condividere esperienze con amici e vicini e di vendere gli eventuali surplus di produzione. Il videogame premiato, invece, è una sorta di flipper sferico con dei supereroi green al posto delle palline i quali, lanciati da una parte all’altra del pianeta, vanno a risolvere disastri ambientali e situazioni a rischio.

 

LA SFIDA ITALIANA – «Anche quest’anno abbiamo avuto a che fare con progetti di elevata di qualità – spiega Giordano Tamburrelli, Academic evangelist di Microsoft Italia -. Tutti i ragazzi hanno utilizzato le potenzialità del software per creare programmi, giochi e applicazioni in grado di favorire uno sviluppo ecosostenibile del pianeta e ridurre il digital divide». Lo stesso hanno fatto i loro omologhi di tutto il mondo e ora il conto alla rovescia verso la sfida finale di New York è incominciato. «Non vediamo l’ora di rappresentare al meglio il nostro Paese – commenta Clemente Giorio -. Vogliamo far valere quella creatività e quell’ingegno che hanno reso l’Italia famosa nel mondo». Già nel 2006 un team italiano si aggiudicò il titolo. «Se accadesse ancora nell’anno in cui l’Italia festeggia i suoi 150 anni – commenta ancora Giorio – sarebbe davvero il massimo».

 

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