G8, rischio di sprecare un’occasione

E’ un antico e consolidato vizio del nostro costume politico: piegare le questioni internazionali alle ragioni della battaglia tra i partiti di maggioranza e di opposizione. In passato abbiamo visto ministri degli Esteri che concludevano le loro missioni in giro per il mondo con dichiarazioni che si riferivano alle polemiche nazionali. Uno spettacolo deprimente. Adesso […]

E’ un antico e consolidato vizio del nostro costume politico: piegare le questioni internazionali alle ragioni della battaglia tra i partiti di maggioranza e di opposizione. In passato abbiamo visto ministri degli Esteri che concludevano le loro missioni in giro per il mondo con dichiarazioni che si riferivano alle polemiche nazionali. Uno spettacolo deprimente. Adesso l’Italia ospita un importante G8, che con una scelta azzardata ma coraggiosa si celebra in Abruzzo, in un clima infuocato dall’affaire Villa Certosa e dintorni. E’ inutile girare attorno alla verita’: negli ambienti piu’ impegnati in questa campagna, che coinvolge innanzitutto alcuni organi di stampa e settori della magistratura, non si nasconde l’obiettivo di sferrare un colpo frontale per mettere il governo al tappeto attraverso l’obiettivo di un fallimento del G8. Silvio Berlusconi ha capito bene i rischi che corre, e’ consapevole di quanto la sua immagine all’estero sia stata appannata dalle inchieste in corso, ed e’ impegnato a giocare d’anticipo puntando, invece, a un successo pieno del summit ed a un’intensificazione della sua azione diplomatica. Un suo prezioso alleato e’ il presidente della Repubblica che, con molta responsabilita’ istituzionale, proprio ieri ha ricordato la delicatezza dell’appuntamento chiedendo a chiare lettere una tregua nelle polemiche.
Il G8 che ci vede nei panni dei padroni di casa non e’ una riunione di ordinaria amministrazione. I venti della crisi economica soffiano ancora molto forti, le azioni dei governi non sono mancate, ma servono regole nuove e una governance globale del sistema finanziario che soltanto una sede di questo livello puo’ discutere e magari decidere. Ci sono poi i dossier aperti che riguardano la stabilita’ geopolitica e anche su questo versante l’aria che tira e’ molto preoccupante. Bisogna fissare una linea comune rispetto alla deriva dell’Iran, affrontare le incertezze che seguiranno all’abbandono dei soldati americani dell’Iraq, rafforzare una presenza in Afghanistan dove i talebani continuano a conquistare intere aree del paese. Pessime notizie arrivano dall’Africa e dal Sud America, e certo non possiamo continuare ad assistere ad un divario Nord-Sud del mondo che si sta traducendo in un miliardo di persone sull’orlo della fame. Insomma: il G8 dell’Aquila ha in agenda la sicurezza e il futuro del mondo, laddove scontiamo un pesante deficit di una politica in grado di fare risposte globali a problemi planetari. Di fronte a questo scenario, rischiamo veramente di essere un paese irresponsabile se non riusciamo a distinguere i momenti di un legittimo scontro politico dalle necessaria serieta’ che serve quando e’ in gioco non l’immagine di una singola persona, ma il ruolo dell’Italia nel club dei paesi piu’ sviluppati dove rischiamo di fare la parte delle comparse.
Infine, e’ bene ricordare un precedente che risale al 1994. Durante un vertice del G7, che si teneva proprio a Napoli, il presidente di turno, anche all’epoca era Berlusconi, ricevette, a mezzo stampa, un avviso di garanzia dal pool di Mani Pulite di Milano. Il bersaglio fu centrato in pieno: da quel momento Berlusconi fu un premier dimezzato, il suo governo duro’ molto poco e si arrivo’ allo scioglimento delle Camere ed a una nuova maggioranza politica. Peccato che l’Italia fece una figuraccia e la sua credibilita’ internazionale venne azzerata. Se qualcuno coltivasse l’idea di ripetere il film, a quindici anni di distanza, gli suggerirei di dare uno sguardo, come a una tabellina, agli attuali rapporti di forza in Parlamento ed ai risultati elettorali, compresi gli ultimi. Basterebbe questo esercizio di elementare buon senso per rendersi conto che l’Italia politica del 2008 non e’ quella del 1994 e scorciatoie per un cambio di governo appartengono al mondo del velleitarismo. In una parola, con un G8 stravolto dallo scontro in atto, Berlusconi non andrebbe a casa e per gli italiani resterebbe solo l’amaro risultato della figuraccia internazionale.

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