Sbarchi in Italia, per gli immigrati bisogna puntare sui piccoli comuni

Tredicimila sbarchi solo in una settimana, l'emergenza non è affatto finita come aveva annunciato il ministro Alfano. Per accogliere gli immigrati ci possono salvare solo sindaci e volontari. Se vengono ben aiutati e organizzati...

EMERGENZA IMMIGRATI ITALIA –

Tredicimila arrivi in una sola settimana. L’onda lunga degli sbarchi di immigrati, non solo rifugiati o profughi, si è nuovamente gonfiata, dopo una breve pausa. I centri di accoglienza, in molti casi, scoppiano e non riescono a gestire le nuove richieste; diverse amministrazioni locali sono state lasciate sole di fronte all’emergenza; le tensioni aumentano e il nostro Paese sembra essere diventato la meta principale di questa nuova ondata di immigrazione nel Mediterraneo. Nella stessa settimana in cui in Italia ci sono stati 13mila sbarchi, in Grecia sono stati appena 180.

SITUAZIONE IMMIGRATI IN ITALIA –

Che fare? Non bisogna cedere all’allarmismo, sicuramente: l’Italia, nonostante tante polemiche, ha mostrato nel suo tessuto del territorio, nelle fitte maglie dei suoi comnuni e delle sue comunità, una straordinaria capacità di accoglienza. Questo è un fatto. Ma non bisogna neanche minimizzare il fenomeno, come in modo improvvido ha fatto nei giorni scorsi il ministro degli Interni, Agelino Alfano, parlando di <fine dell’emergenza>. Dove ha visto questo film, il nostro ministro?

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QUANTI SONO GLI IMMIGRATI IN ITALIA –

I numeri parlano, e ci descrivono un trend dell’accoglienza drammatico: siamo passati dai 21.118 arrivi nel 2013 ai 103.792 del 2015, ai 115.985, ad oggi, del 2016. L’unica risposta convincente che possiamo dare, in attesa che l’Europa si decida a battere un colpo ed a fare suo il Migration Compact proposto proprio dall’Italia, è quella di coinvolgere sempre di più i comuni. A partire dai piccoli degli oltre 8mila che abbiamo. I fondi nazionali ci sono, la struttura operativa centrale, governata dal quartiere generale del  ministero degli Interni e da un bravo prefetto come Mario Morcone, è in campo. Bisogna solo rafforzarla (anche finanziariamente), espanderla e fare in modo di coinvolgere sempre di più i sindaci, senza lasciarli soli come nel caso del povero Enrico Ioculano, primo cittadino di Ventimiglia. Con i comuni, con i sindaci, come quello di Riace diventato un esempio nel mondo, c’è la straordinaria rete del volontariato, delle associazioni, dei gruppi organizzati di cittadini generosi. Il meglio che questo Paese può dare.

(Credits: Anjo Kan / Shutterstock.com)

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