Effetto dazi, le lavatrici già costano il 20 per cento in più. Ed è solo l’inizio di una guerra commerciale che pagano i consumatori

Le aziende americane, a partire dalla Whirlpool, hanno meno concorrenza. Ma hanno dovuto aumentare i prezzi dei listini, per i dazi che intanto subiscono su acciaio e alluminio. E il peggio per noi in Italia deve ancora arrivare

effetto dei dazi su aumento prezzi

EFFETTO DEI DAZI SU AUMENTO PREZZI

La spirale dei dazi, la cui miccia è stata accesa da Donald Trump, ha già fatto la prima vittima: i consumatori. Per capire che cosa sta accadendo e che cosa ci aspetta anche in Europa e in Italia, dopo questa catena di dazi che nessuno sembra avere intenzione di spezzare, bisogna partire dalle lavatrici.

Gli americani ne sono grandi produttori e acquirenti, allo stesso tempo. E se il colosso statunitense Whirlpool controlla il 37 per cento delle vendite di questo fondamentale elettrodomestico, ci sono poi 350mila pezzi, anche di marca italiana, che vengono importati ogni mese.

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EFFETTO DAZI IN ITALIA E IN EUROPA

Che cosa è accaduto dopo la bella idea di Trump di scatenare una guerra commerciale globale nel nome del suo paradigma elettorale America First (innanzitutto l’America e gli interessi americani). Semplice: le importazioni delle lavatrici straniere, anche quelle italiane, sono crollate a una media di 161mila pezzi al mese (meno della metà rispetto all’era pre-dazi), ma la cosa più grave è che intanto sono volati i prezzi al consumo. E non poco: più venti per cento sia per le lavatrici sia per le asciugatrici. Pagato appunto dai consumatori.

Questa doppia strada del mercato è solo in apparenza contraddittoria, in realtà tutto si spiega sulla base delle fondamentali leggi della domanda e dell’offerta. È vero che la diminuzione delle lavatrici importate va nella direzione voluta da Trump, ovvero difendere gli interessi delle aziende americane, ma il conto alla fine lo stanno pagando i consumatori. La stessa Whirpool, come le concorrenti sudcoreane Lg e Samsung, infatti hanno dovuto aumentare i prezzi dei loro listini per un motivo ovvio: a loro volta si sono trovate nella condizione di ammortizzare i dazi introdotti sull’acciaio e sull’alluminio, due materie prime fondamentali per produrre lavatrici, importate da Cina e Vietnam. In pratica dazi chiamano dazi, nell’economia globale, e sono le stesse aziende che un tempo li chiedevano a mostrarsi pentite, nel senso che i loro conti non tornano.

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DAZI USA: EFFETTI SUI MERCATI

La Whirlpool, per esempio, dopo l’aumento del 20 per cento dei prezzi di listino ha visto crollare le sue vendite, e questa diminuzione dei ricavi si è subito tradotta in una perdita di valore del colosso industriale americano: le sue azioni sono infatti crollate del 15 per cento, per effetto della secca diminuzione degli utili. Quindi neanche loro, i boss Whirlpool, che per anni hanno invocato i dazi sulle importazioni di lavatrici per non avere concorrenti, adesso festeggiano. E semmai iniziano a chiedersi fino a che punto il gioco vale la candela, e fino a quando potranno scaricare il costo extra dei dazi, sulle materie prime per produrre lavatrici, sulle spalle di chi le acquista in un centro commerciale.

IMPATTO DEI DAZI IN ITALIA E IN EUROPA

Molto presto questo vento di aumenti a catena su prodotti di largo consumo arriverà anche in Italia e in Europa, e vedremo come per noi il conto sarà molto più salato. Trump, infatti, dispone di un’arma formidabile per bilanciare i danni alle imprese americane, può mettere mano al portafoglio e regalare soldi sotto forma di incentivi. Può farlo in quanto è dominus della spesa pubblica americana, e pur avendo un forte disavanzo, la solidità economica e finanziaria dell’America è fuori discussione nel mondo, e nessuno si spaventa se il suo deficit di bilancio e il suo indebitamento continuano a crescere.

Un esempio? Appena gli agricoltori americani hanno iniziato a protestare per le rappresaglie messe in campo dai concorrenti stranieri come risposta ai dazi di Trump in questo settore, il presidente americano ha subito messo mano al portafoglio. Firmando per i soli agricoltori americani, che fanno più fatica a esportare i loro prodotti, un assegno di 12 miliardi di dollari sotto forma di risarcimento per le minori entrate da effetto-dazi. Chi potrà mai fare qualcosa del genere in Italia, con l’indebitamento che abbiamo e con i fari puntati dell’Unione europea? Nessuno. È questa non è una buona notizia per il futuro dei produttori e dei consumatori

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