EEA: inquiniamo troppo le acque

L’Agenzia europea per l’ambiente, EEA, lancia l’allarme sull’inquinamento eccessivo di acque potabili e marine attraverso il rapporto Hazardous substances in Europe’s fresh and marine waters. Le sostanze inquinanti e dunque pericolose arrivano nelle acque attraverso diversi percorsi: industria, agricoltura, trasporti, miniere e smaltimento dei rifiuti, così come dalle nostre case. I sedimenti rivelano la presenza […]

L’Agenzia europea per l’ambiente, EEA, lancia l’allarme sull’inquinamento eccessivo di acque potabili e marine attraverso il rapporto Hazardous substances in Europe’s fresh and marine waters. Le sostanze inquinanti e dunque pericolose arrivano nelle acque attraverso diversi percorsi: industria, agricoltura, trasporti, miniere e smaltimento dei rifiuti, così come dalle nostre case. I sedimenti rivelano la presenza di una vasta gamma di prodotti chimici industriali e domestici, metalli, pesticidi e prodotti farmaceutici. Alcune sostanze, per esempio il tributilstagno (TBT), persistono negli ambienti acquatici per molto tempo o si è registrata ancora la presenza di DDT.

Ovviamente queste sostanze possono avere effetti dannosi su flora e fauna. Alcune interagiscono con il sistema endocrino compromettendo la riproduzione di pesci e molluschi, ad esempio. E da li entrano nella catena alimentare. A essere esposti perciò anche gli esseri umani che ingeriscono queste sostanze pericolose attraverso acque potabili, pesce d’acqua dolce e marini e frutti di mare contaminati.

Per alcuni inquinanti, la consapevolezza dei potenziali effetti si è avuta solo di recente e la conoscenza scientifica potrebbe essere ancora incompleta. Questi inquinanti emergenti includono le sostanze nate di recente, come i prodotti farmaceutici e per la cura personale, ma anche i nanomateriali. La politica, in questo caso, con delle leggi che ne limitano la presenza è latitante, poiché mancano conoscenze approfondite. In assenza di misure opportune va considerato che i cambiamenti climatici potrebbero incidere negativamente sulla qualità chimica delle acque nei prossimi decenni. Precipitazioni più intense, per esempio, aumenterebbero il lavaggio di terreni agricoli e urbani, disperdendo nelle acque maggiori sostanze pericolose.

Il rapporto conclude che allo stato attuale per ridurre la presenza di queste sostanze nelle acque va adottata una produzione più sostenibile e una maggiore riduzione di prodotti chimici, da applicare non solo in Europa.

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