E’ ufficiale: salvi gli incentivi alle rinnovabili

www.e-gazette.it     Roma, 4 luglio – Alla fine l’hanno spuntata il ministro Paolo Romani (Sviluppo economico) e la collega Stefania Prestigiacomo (Ambiente), che sono riusciti ad evitare l’ultima beffa alle rinnovabili e il più che indecente dietrofront della maggioranza. La versione della manovra economica proposta dal ministero dell’Economia e finanze conteneva un passo chiesto […]

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Roma, 4 luglio – Alla fine l’hanno spuntata il ministro Paolo Romani (Sviluppo economico) e la collega Stefania Prestigiacomo (Ambiente), che sono riusciti ad evitare l’ultima beffa alle rinnovabili e il più che indecente dietrofront della maggioranza.
La versione della manovra economica proposta dal ministero dell’Economia e finanze conteneva un passo chiesto dal ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli.
All’articolo 35 la manovra conteneva un taglio del 30% a “tutti gli incentivi, i benefici e le e le altre agevolazioni comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti, sono ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010”.
Giovedì scorso il consiglio dei ministri, per l’intervento in particolare di Romani, aveva bocciato questo taglio.
Le conseguenze del testo di Calderoli e Tremonti sarebbero state un nuovo (ennesimo) colpo alle fonti rinnovabili di energia, un taglio al bonus in bolletta per le famiglie povere, un taglio al Cip6 (non solo alla massificazione di raffineria, ma anche agli inceneritori a ricupero di energia, come quelli di Milano, Brescia o Acerra), un taglio agli sconti che godono per le forniture elettrica l’Alcoa, le Fs e la Thyssenkrupp di Terni, un taglio ai fondi per la ricerca energetica, un taglio alle risorse per la gestione dell’eredità nucleare e così via.
Lunedì, il colpo di scena.
Quel passo che giovedì era stato bocciato dal Consiglio dei ministri sarebbe riapparso nel testo finale della manovra che Tremonti aveva inviato al Quirinale per la firma finale del presidente della repubblica.
E sarebbero dovuti intervenire Romani e Prestigiacomo per far arrivare a Giorgio Napoletano la versione autentica della manovra.

 

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