Costi politica, Bersani: “Basta parole”. Dubbi in rete: chi c’è dietro Spider Truman?

Nel suo intervento alla direzione del Pd, Pier Luigi Bersani ha affermato la necessità di ridurre gli sprechi della politica. "Basta parlare, bisogna fare – ha incalzato il segretario dei democratici -. Sappiamo che senza sobrietà della politica, senza una buona politica, non si va da nessuna parte. Oltretutto abbiamo una destra che davanti all’ipotesi […]

Nel suo intervento alla direzione del Pd, Pier Luigi Bersani ha affermato la necessità di ridurre gli sprechi della politica. "Basta parlare, bisogna fare – ha incalzato il segretario dei democratici -. Sappiamo che senza sobrietà della politica, senza una buona politica, non si va da nessuna parte. Oltretutto abbiamo una destra che davanti all’ipotesi di una nostra vittoria alle prossime elezioni non esita a gettare fango nel ventilatore". Per superare una crisi in cui il quadro politico e il governo non offrono un’idea di stabilità, il segretario vede la strada maestra nelle elezioni anticipate, anche se Bersani si disponibile a un governo di breve transizione con l’obiettivo di cambiare la legge elettorale. "Sono convinto – ha spiegato – che se si presentano programmi nuovi a confronto, tutti nella garanzia del rispetto dei saldi, protagonisti nuovi, mercati e investitori capiranno". E su Alfonso Papa, ha aggiunto il segretario del Pd in conferenza stampa, "domani votiamo per l’arresto, non c’è dubbio". La direzione ha approvato la relazione di Bersani, su 175 presenti nove gli astenuti, tra cui Parisi, Tonini e Melandri.

I costi della politica è uno dei due ordini del giorno presentati dall’area di Ignazio Marino su cui la direzione dovrà esprimersi. Nel primo si chiede di ancorare "stipendi, indennità e rimborsi dei parlamentari" al modello del parlamento europeo, seguendo la prassi Bruxelles anche per "la gestione del fondo relativo al rapporto con gli elettori". Il secondo riguarda l’attuale situazione economico-istituzionale e chiude a ogni ipotesi di governissimo in caso di caduta dell’esecutivo Berlusconi per andare invece a elezioni immediate. Ma in direzione approda soprattutto la proposta di riforma della legge elettorale, firmata da Violante e Bressa, che al termine della direzione lo stesso Bersani dichiara che sarà sostenuta dalle firme raccolte dai democratici in tutta italia.

Al Paese, prosegue Bersani, serve "un’alleanza fra la politica, che deve riprendere una guida autorevole, ed economia reale, che deve riprendere una sua centralità". "Il paese è nei guai, servono forza e idee del partito democratico. C’è un clima positivo intorno a noi, ma se non riusciamo a interpretare un profilo di governo con il volto del cambiamento radicale, rischiamo di finire anche noi in questo clima di indignazione e di sfiducia. Non ci faremo sorprendere".

Nell’ottica di un Pd dal "profilo di governo", il segretario sottolinea l’importanza di aver fatto "passare la manovra in una settimana invece che in tre". Perché, spiega il leader democratico, "altrimenti, con quel che è successo ieri sui mercati, qualche media se la sarebbe preso con noi".

Sui costi della politica, il Pd dice no alla bozza di riforma costituzionale del ministro Roberto Calderoli perché "non dà risposte immediate" al taglio dei costi della politica. Il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, "sfida" invece il governo ad accogliere il decalogo ‘dem’ sui costi della politica. "Si può provare entro luglio". Lo stesso Letta chiede di "aprire subito la crisi" di un governo "che rinvia tutte le decisioni, a partire da quelle sui ministri" e "con una manovra che non è sufficiente". "Luglio e agosto – ha aggiunto Letta – non siano mesi di vacanza ma mesi per risolvere la crisi ed arrivare a un nuovo governo che dia risposte ai cittadini".

Ma all’ordine del giorno della direzione del Pd c’è soprattutto la proposta di riforma della legge elettorale, firmata dagli estensori Luciano Violante e Gianclaudio Bressa e salutata da Bersani con un appello. Il Pd ha "una sua proposta di riforma di legge elettorale, uniamoci su questa è non dividiamoci sui referendum" ha detto il segretario, rivolto ai due fronti, uno schierato a sostegno del ritorno del ‘Mattarellum’ per via referendaria e l’altro che, sempre attraverso il referendum, preferisce una formula proporzionale. Al proposito, Pier Luigi Castagnetti ha annunciato la disponibilità a ritirare il referendum "pro-Mattarellum" se viene ritirato quello sostenuto da Passigli sul proporzionale.

Nelle due cartelle del testo, su cui la direzione si esprimerà con un voto, prevede un maggioritario a doppio turno, con una quota proporzionale che garantisca il diritto di tribuna sul quale i big del partito avevano raggiunto una intesa in una riunione del ‘Caminetto’. Vietate le candidature in più collegi, previste misure che garantiscano la presenza femminile e divieto di costituire nuovi gruppi parlamentari che non corrispondano alle liste che si sono presentate alle elezioni. Oltre a spiegare in dettaglio la riforma, nel testo si dà "mandato ai Gruppi Parlamentari di presentare entro la fine di luglio una proposta di legge" e "di chiederne la calendarizzazione in una della Camere entro il 30 settembre 2011".

La nuova legge elettorale, si legge nel testo, "dovrà garantire legittimità democratica,  favorire la stabilità del Governo, riconoscere agli elettori il diritto di scegliere i propri rappresentanti, assicurare  un diritto di tribuna,  promuovere, infine, il ruolo dei partiti politici, spezzando la spirale perversa dei partiti personali e favorendo il superamento di formazioni politiche o coalizioni artificiose".

Si deve trattare, spiegano i due costituzionalisti, "di un sistema misto, in cui le componenti maggioritaria e proporzionale si combinino producendo un esito bipolare e consentano, per effetto del doppio turno, la creazione di maggioranze trasparenti attorno alle formazioni più votate dai cittadini".

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