Figli che tornano a vivere con i genitori: cosa fare

Preparatevi a gestire nuovi, possibili attriti. Prevedete un piccolo contributo alle spese domestiche e accordatevi sulle incombenze in casa. Quasi la metà degli italiani tra i 25 e i 34 anni vivono con i genitori.

COSA FARE SE I FIGLI TORNANO A VIVERE CON I GENITORI

Non nascondiamolo: siamo il paese dei bamboccioni. Secondo i dati di Eurostat, il 46 per cento dei giovani italiani in età compresa tra i 25 e i 34 anni, vivono ancora a casa con i genitori. E spesso vi ritornano. Per una crisi sentimentale, per una separazione traumatica, per la perdita di un lavoro. O semplicemente perché con mamma e papà si vive meglio e si risparmia. Che fare quando tuo figlio ritorna a casa?

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Ecco cinque consigli che abbiamo realizzato consultando alcuni esperti.

  • GESTIRE GLI ATTRITI

La prima difficoltà può nascere da una nuova incompatibilità, legata al fatto che ormai ciascuno ha maturato le proprie abitudini dopo l’adolescenza vissuta insieme. Senza essere troppo rigidi, tuo figlio deve comunque capire che la casa non è un albergo, e una buona convivenza si regge innanzitutto sul rispetto reciproco. Regola banale, ma essenziale.

  • CHIARIRE I RUOLI

Se il ritorno è legato a un fatto traumatico o a una nuova scelta di vita, è bene chiarire dal primo momento i rispettivi ruoli. I genitori devono essere complici dei figli, specie nei momenti di difficoltà: ma niente esagerazioni.

  • PREVEDERE QUALCHE CONTRIBUTO

Un buon metodo per dare maggiore responsabilità al figlio che torna a casa, è quello di prevedere una forma di suo contributo alle spese domestiche. Anche piccolo. Sarebbe un segnale di buona volontà e anche un incentivo a trovare comunque un nuovo lavoro.

  • ACCORDARSI SULLE INCOMBENZE

Se la casa non è un albergo, per tenerla in ordine è bene che ciascuno faccia la sua parte. Per esempio: rimettere in ordine la stanza, occuparsi di qualche lavoro domestico, aiutare nelle pulizie. Piccoli gesti di grande valore.

  • MEDIARE SULLE ABITUDINI

Tornare insieme significa anche misurarsi con nuove abitudini. Quindi meglio mediare, con chiarezza, tra le diverse esigenze: gli orari giusti per vedere la televisione, il volume della musica in camera, il riposo notturno da rispettare. Più che la diplomazia qui conta il buonsenso.

COSA SI PUÒ CHIEDERE A UN FIGLIO CHE TORNA A CASA

In fin dei conti, a un figlio che torna a casa più che cose materiali (qualcuno vorrebbe perfino quantificare questa spesa per i genitori che lo accolgono) c’è da chiedere il rispetto di un equilibrio sul quale non possono sindacare o fare invasioni di campo. Ognuno fa le sue scelte, ma guai ad aspettarci un trattamento da genitori elicottero quando rimettiamo piede nella casa che avevamo lasciato per fare la nostra vita.

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