Torna, l’Italia aspetta te. Un piano possibile per il rientro dei giovani

Una serie di condizioni e un’occasione d’oro per il nostro Paese potrebbero consentire il ritorno di tanti ragazzi. La lettera di 5mila ricercatori da Londra: «Siamo pronti a tornare, purché ci siano le condizioni…». E non sono soltanto loro che hanno voglia di mettersi in gioco nel nostro Paese

COME FAR RIENTRARE I GIOVANI IN ITALIA

COME FAR TORNARE I GIOVANI IN ITALIA –

Tornare, sembra facile. Eppure, e nonostante tutto, è possibile che in un momento così complicato per la storia del nostro Paese, avvitato nella tempesta della Grande Crisi (con relativo impoverimento) e del disordine politico (con un referendum che già da alcuni mesi paralizza qualsiasi programma di lungo periodo) ci sia spazio per una straordinaria operazione di parziale rientro dei giovani, cervelli o meno conta davvero poco, nel nostro Paese. Già destinato a un sicuro invecchiamento crescente, anche per effetto della curva demografica.

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COME FAR RIENTRARE I GIOVANI IN ITALIA  –

Una prova di questa che considero qualcosa in più di una speranza? La bella e appassionata lettera che ben 5mila ricercatori italiani, tutti sistemati nelle università inglesi, hanno scritto a Palazzo Chigi. «La Brexit può rappresentare un’occasione d’oro per l’Italia, noi siamo pronti a tornare se l’Italia ci chiama e se ci saranno le condizioni che valorizzano merito, competenze e capacità…» scrive e sottoscrive questo folto gruppo di «cervelli in fuga». E, per favore, non impicchiamoci a discussioni oziose, del tipo se i cervelli fuggono e se questo è davvero un male, ma restiamo ai fatti: ogni anno 100mila persone lasciano l’Italia, e di questi oltre un terzo sono ragazzi. Punto.

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Tornando all’occasione d’oro paventata nella lettera partita da Londra e indirizzata direttamente a Matteo Renzi, ci sono altre opportunità che consentono di sperare in un rientro, ripeto: almeno parziale, dei giovani italiani fuggiti in massa all’estero, e non solo in Gran Bretagna. La prima: la vita in molte di queste capitali delle opportunità di lavoro, delle carriere, dei guadagni ben diversi dai nostri miseri stipendi in alcuni settori (come quello della scuola e delle università), per esempio Londra o New York, è ogni giorno più cara, meno inclusiva, e per questo odiosamente classista e insopportabilmente stressante. I ragazzi lo hanno capito e molto lentamente iniziano a ripensarci ed a prendere in considerazione anche l’alto livello di qualità della vita, diciamo ambientale e territoriale, dell’Italia. E qui scatta la seconda opportunità: questi giovani, tutt’altro che «sdraiati» e\o «indifferenti» hanno maturato un’idea della vita, degli stili di vita, molto innovativa. E più densa rispetto al dilagante carrierismo, con relativa corsa ai guadagni, di tanti loro genitori. Voglio dire che si tratta di ragazzi che pensano, e sognano, un benessere fatto di cose essenziali, di «nuova normalità», e la felicità, un miraggio che però non può mancare nel sogno di un giovane, è il primo obiettivo che hanno voglia di condividere. Terza opportunità: l’Italia ce la può fare. Lo sanno tutte le persone intellettualmente oneste, che sono consapevoli di quante sono le risorse, materiali e immateriali, finanziarie e umane,  che da troppo tempo stiamo sprecando. Ovunque, dal Nord al Sud, e in tutti i settori della sfera pubblica. E per invertire la rotta, abbiamo bisogno come il pane, altra cosa che nessuno può negare, della freschezza delle nuove generazioni. Il resto è retorica, demagogia, mancanza di senso della realtà, oppure, più cinicamente, desiderio di stare tranquilli in un Paese per vecchi garantiti e protetti.

GIOVANI CHE TORNANO IN ITALIA –

Se questo quadro che vi ho fatto ha un fondamento, mi chiedo che cosa possa fare la politica, ora e subito, per favorire un cambiamento di rotta e di marcia ormai già in atto, anche se solo in parte. Una cosa semplice: un piano, che non sia un libro dei sogni o una elencazione di annunci da marketing elettorale, ma la somma di iniziative, azioni concrete, incentivi di qualsiasi genere, piccoli e coordinati interventi. Un piano per il quale c’è già un titolo: «Torna, l’Italia aspetta a te». C’è qualcuno pronto a metterlo sul tavolo?

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