Cinismo, c’è un limite anche al più bieco. E un film su Rigopiano significa superarlo

Il produttore Pietro Valsecchi ha annunciato una mini-serie tv su una tragedia avvenuta meno di un mese fa, dove sono morte 29 persone e altre sono vive per miracolo. Ma non ha riflettuto con un minimo di buon senso e di buon gusto prima di lanciarsi nella corsa agli ascolti?

CINISMO NELLE TRAGEDIE –

C’è un limite anche al cinismo. E la sola idea, a distanza di neanche un mese da una tragedia nella quale hanno perso la vita 29 persone, di annunciare una fiction televisiva sul disastro di Rigopiano, lo supera abbondantemente.

I fatti sono semplici. Un bravo e spregiudicato produttore di cinema e fiction televisive, Pietro Valsecchi, ha pensato bene di comunicare urbi et orbi la decisione di fare una mini-serie tv sull’albergo sepolto dalla valanga, dove hanno perso la vita, in circostanze ancora tutte da chiarire, come si dice in gergo, ben 29 persone. E altre si sono salvate per miracolo. Il produttore fa il suo lavoro, per carità. E mettiamoci anche questa febbre dell’annuncio a fini di marketing e di pubblicità, che in Italia ormai è esplosa da anni e ha contagiato tutti e tutto, dalla politica alle istituzioni passando per tv e arti visive. Diamo pure per scontato, come Valsecchi afferma quasi scusandosi per la corsa alla mini-serie tv giocata sul dolore ancora bollente di uomini e donne che non vivono una fiction ma la vita vera, che in questo modo il cinico produttore abbia voluto mettere il cappello sull’idea e bruciare così sul tempo la concorrenza. Tanto da annunciare perfino il numero delle puntate e la durata di ciascuna. Bene. Resta il fatto che il limite accettabile del cinismo si è abbondantemente superato, mostrando quasi un disprezzo per la vita, per i sentimenti, per la storia, per la ancora freschissima memoria delle vittime, dei loro parenti e dei superstiti.

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SERIE TV SU TRAGEDIA RIGOPIANO –

Tutto ciò non si può ignorare e calpestare. E non esiste alcuna legge di mercato e di pubblicità, che possa giustificare uno spreco simile di sentimenti autentici, sulla propria carne, delle persone. Non a caso, con un atteggiamento tra l’indignato e lo sbigottito, alcuni familiari delle vittime o gli stessi superstiti, hanno commentato l’annuncio di Valsecchi in modo composto, ma autentico, che dovrebbe tagliare la testa al toro a qualsiasi riflessione. Hanno detto: Ci sembra prematuro, Sarebbe il caso di lasciare passare del tempo, E’ una scelta di cattivo gusto. Ecco, il dolore riesce perfino a darci lampi di lucidità, questi commenti sembrano quasi banali, ma dicono la verità nel modo più limpido possibile, ricordandoci come un ottimo argine al cinismo talvolta è semplicemente il più banale, ma non per questo meno significativo, buon gusto o il sinonimo buon senso.

Tra l’altro, non dovrebbe sfuggire né a Valsecchi né a chi deciderà di cavalcare questa bieca onda verso il successo degli ascolti, che in questo caso sarebbe sporco di sangue e di dolore, che sulla valanga che ha ingoiato l’albergo di Rigopiano è in pieno svolgimento una complessa indagine giudiziaria, con ben tre filoni di inchiesta. Anche qui un briciolo di buon senso: come non pensare che la produzione di una fiction così sensibile all’umore legato a una tragedia appena consumata, non finisca per condizionare, in qualsiasi modo, gli inquirenti? Ci lamentiamo tanto, e giustamente, per i processi che si celebrano in tv e non nelle aule giudiziarie, adesso vogliamo arrivare alle inchieste giudiziarie, con relativi eventuali provvedimenti, che si fanno prima in tv e poi attraverso il lavoro scrupoloso degli inquirenti?

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FILM SU TRAGEDIA RIGOPIANO –

Infine, Valsecchi si auto-proclama come un produttore, in questo caso, di cinema d’inchiesta, di cinema militante, alla Francesco Rosi di Mani sulla città, per capirci. Qui c’è solo da sorridere, e da rispondere che, considerando il punto di partenza, preferiamo decisamente il Valsecchi che produce i film, spassosi e ben recitati, di un comico Checco Zalone alla sua auto-investitura di produttore fornito di taroccata passione civile.

Giampiero Parete, che ha vissuto 58 ore disperate in attesa di sapere che moglie e figli si erano salvati, ha detto: «Si può impedire questo film?». Per come la vedo io, non si può ma si deve. Il poeta e giornalista americano Walt Whitman diceva: «Odio il cinismo più del diavolo, a meno che non siano la stessa cosa». E il diavolo, in un modo o nell’altro, bisogna fermarlo.

(Fonte immagine di copertina: Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico CNSAS)

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