Germania, i Verdi al potere. Determinanti in quasi tutti i Land e puntano al governo del Paese

A ogni elezione i Grünen si confermano al centro del campo della politica tanto che in autunno puntano a governare il Paese. Ecco come hanno fatto e chi sono i loro leader

A ogni elezioni un passo avanti. E il giorno di un possibile sbarco nel cuore del potere della Germania, il palazzo della Cancelleria, per i verdi si avvicina. Gli ultimi due risultati sono stati al di sopra delle aspettative. In Renania-Palatinato i Grünen hanno aumentato i consensi a scapito sia dei socialdemocratici sia dei popolari. Nel land del Baden-Wurttemberg, invece, Winfried Kretschmann, 72 anni, si è fatto confermare a furor di popolo presidente. Incarico che ricopre questo da 10 anni.

Nel caso di questo Land, per battere il partito della cancelliera, la CDU, si sono messi insieme i Verdi, i Liberali e l’Spd (i social democratici tedeschi). Un’alleanza che è stata soprannominata “coalizione semaforo” per rappresentare i tre colori simbolo dei tre partiti: il verde, il giallo e il rosso. Proprio questo schieramento, alla fine, potrebbe essere quello che avrà le maggiori possibilità di vittoria nelle elezioni nazionali che si terranno il prossimo autunno (quelle in cui si deciderà l’erede della Merkel). Perché al momento nella politica tedesca c’è una sola certezza: chiunque vorrà formare il governo non potrà prescindere dall’appoggio dei verdi se vorrà avere una maggioranza solida. Inoltre, per saggiare il peso politico dei Grünen, basti pensare che, in caso di coalizione semaforo, toccherebbe proprio ai verdi esprimere il nome del cancelliere, considerando che nelle intenzioni di voto hanno più consensi (tra il 17%-21%) dei probabili alleati.

VERDI TEDESCHI

Il voto in questi due Land, che si è celebrato lo scorso marzo, è solo l’ultimo esempio di un’inesorabile ascesa, soprattutto all’interno degli Stati federati. Negli ultimi anni, ad esempio, nelle elezioni sul versante Est della Germania, in Brandeburgo e in Sassonia, i Verdi hanno tallonato la Cdu e i socialdemocratici della Spd. Due partiti entrambi, anche se per motivi diversi, in caduta libera. Al contrario i Grünen, sia in Sassonia sia in Brandeburgo, hanno quasi raddoppiato i voti rispetto alle precedeti elezioni, e sono schizzati all’8 per cento in Sassonia e al 10 per cento in Brandeburgo. Ed entrambi i governi dei due land deve tenere del loro peso elettorale, dei loro seggi. Partendo innanzitutto del loro programma ispirato alla sostenibilità a tutto campo portato avanti da leader capaci.

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Non ci sono infatti solo i numeri, i programmi, gli obiettivi, ma anche e innanzitutto le facce, i leader, a fare dei Verdi tedeschi la più importante novità, ormai solo e sempre in crescita, nello scacchiere politico europeo. Mentre i Grünen sono, stando a tutti i sondaggi, la prima forza politica in Germania, il loro co-presidente, Robert Habeck, è al vertice della classifica del gradimento, subito dopo l’inossidabile Angela Merkel, dei personaggi della prima linea della politica tedesca. In pratica Habeck, considerando che la Merkel  cammina con straordinaria autorevolezza nazionale e internazionale verso la pensione, è l’uomo politico più popolare in Germania, con percentuali da brivido per i due ormai ex grandi partiti, Cdu e Spd. Solo per dare un’idea: Annegret Kramp-Karrenbauer, che ha già preso il posto della Merkel al timone della Cdu, ha un gradimento nei sondaggi  pari alla metà di quello di Habeck. L’altro co-presidente dei Verdi tedeschi è Annalena Baerbock, con studi alla London School of Economics e una grinta, anche nel linguaggio, davvero impressionante.

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VERDI IN GERMANIA

La Baerbock è un personaggio da studiare per capire non solo le radici del successo dei Verdi in Germania, ma anche la profondità e la modernizzazione del loro programma politico. Molto condiviso dalle fasce giovanili della popolazione e dell’elettorato. Per esempio: i Grünen tedeschi spingono per l’uscita totale della Germania dal carbone, anche se sono consapevoli che si tratta di un percorso da fare a tappe; condividono la bussola dei 17 goal dell’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo sostenibile; non accettano passi indietro rispetto agli accordi Parigi sul clima. Si battono per i diritti sociali, specie dei giovani: dallo studio alla casa e agli alloggi popolari, dal lavoro al godimento del tempo libero. E per trovare risorse con le quali finanziare il welfare nazionale ed europeo, i Grünen tedeschi sono molto espliciti nel chiedere tasse versate, e non evasione fiscale, ai giganti del web. Tasse da pagare in Europa. Come i tributi fiscali, previsti per scoraggiare un certo tipo di consumi, proposti dai Verdi su buona parte del lunghissimo elenco dei prodotti usa-e-getta ancora in circolazione. Oggetti, ricordiamolo, quasi sempre di plastica. Al contrario, secondo i Grünen tedeschi, lo sviluppo dell’economia circolare non può non passare anche per forme di incentivazione e di benefici fiscali.

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PARTITO VERDE GERMANIA

E veniamo alla presenza dei Verdi sul territorio tedesco, nei diversi land. L’onda di questo schieramento politico in Germana ha iniziato a gonfiarsi nell’ottobre del 2018, quando i Verdi sono stati il secondo partito più votato nel land tedesco della Baviera, raddoppiando il numero delle preferenze rispetto al 2013. Exploit che si è ripetuto qualche settimana più tardi, il 29 ottobre, anche in Assia, dove sono passati dall’11,1 al 19,8 per cento. Due risultati che certificano l’evoluzione di un movimento che in questi anni ha cominciato a proporre una visione che affascina sempre più tedeschi in tutta la Germania. I Verdi, infatti, si sono presentati agli elettori con un programma equilibrato, completamente in antitesi rispetto alla narrazione dei partiti sovranisti, populisti e anti Europa, che sta andando per la maggiore in diversi angoli del vecchio continente.

Per riuscire in quest’impresa si sono emancipati dal radicalismo ecologista della prima ora, pur continuando a portare avanti numerose istanze ambientaliste, e hanno ampliato il loro raggio d’azione proponendo un programma di governo fondato sull’integrazione e immigrazione controllata, politiche in favore delle donne e una proposta economica moderata e liberale. A completare la ricetta vincente la profonda crisi dei partiti occidentali tradizionali e una leader empatica e capace come la bavarese Katharina Schulze.

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LA STORIA DEI VERDI TEDESCHI

I Verdi tedeschi, per come li conosciamo oggi nascono nel 1993 come aggregazione di due movimenti precedenti. Uno di questi (che aveva lo stesso nome degli attuali, ‘I Verdi’) era attivo nella Germania occidentale e, negli anni Settanta, era riuscito a riunire gli ambientalisti e i pacifisti che si opponevano all’uso dell’energia nucleare e si battevano per migliorare la qualità della vita nelle grandi città. Dopo la fusione con Alleanza 90, il secondo movimento nato nella Repubblica Democratica Tedesca, il partito ha vissuto fortune altalenanti fino al 2011 quando le preoccupazioni sull’energia nucleare dopo il disastro giapponese di Fukushima hanno rafforzato la loro base elettorale. Partendo da questo zoccolo duro di consenso, la classe dirigente ha cominciato a dare forma a un partito in grado di proporsi come forza di governo, mettendo in secondo piano le istanze di sterile protesta.

LO SPAZIO POLITICO DEI VERDI

In Germania, negli scorsi decenni, hanno dominato due forze in alternanza, i socialdemocratici (Spd) e i conservatori (Cdu e Csu), con uno spazio marginale per una terza forza (i liberali della Fdp, l’estrema destra di Afd, Alternativa per la Germania, e gli stessi Verdi). Adesso però cambia tutto. I Verdi sono stati in grado di pescare voti sia a destra, sia a sinistra, riuscendo a intercettare la marea montante di consensi in uscita dall’area dei conservatori e da quella dei socialdemocratici. E lo hanno fatto contrastando il populismo di Afd, e non inseguendoli sul loro terreno come hanno provato a fare i moderati della Csu, e la deriva dei socialdemocratici. Oggi i Verdi sono un partito istituzionale, che vuole più Europa e più equilibrio nell’Unione, moderatamente di sinistra, e profondamente ecologisti. Con una forma di moderatismo buono e liberale, che protegga le istituzioni, e difenda gli uomini e l’ambiente.

Questo è lo spazio politico dei Verdi tedeschi, che oggi sono molto distanti dallo stereotipo che li associava all’estrema sinistra. Tanto che lo schieramento è stato in grado di smontare anche un altro luogo comune della politica in declino, ovvero la crisi irreversibile dei ‘Volkspartei’, i partiti popolari. I Verdi dimostrano, al contrario, che i partiti popolari quando hanno buone idee e buona classe dirigente sono più vivi che mai.

IL PROGRAMMA DEI VERDI IN GERMANIA

Per riuscire in questa impresa hanno presentato un programma molto articolato che affronta le principali criticità con le quali hanno a che fare tutti i grandi Paesi europei. Ad esempio il partito, per uscire dalla crisi scatenata dalla pandemia di coronavirus, propongono di investire oltre 50 miliardi euro per dotare la Germania della banda larga e di infrastrutture neutrali sul piano dell’impatto ambientale. Una montagna di investimenti che, per essere mobilitata, non può prescindere da superamento dell’articolo della Costituzione, che proibisce allo Stato federale di indebitarsi più dello 0,35% del Pil ogni anno. Una battaglia, quella per cominciare “a fare debito”, che è tra le più importanti nel programma dei verdi e che è da accompagnare dall’introduzione di una tassazione più alta per i grandi patrimoni. Ovviamente nel programma le proposte più ambiziose sono riservate alla politica climatica. Ad esempio fissare a 60 euro la tonnellata il costo delle emissioni di CO2 già dal 2023, e ridurre i gas serra del 70% rispetto al 1990 entro il 2030 (il governo uscente ha fissato il traguardo a il 55%). In generale i verdi puntano ad allineare tutte le future politiche della Germania all’obiettivo fissato dagli Accordi di Parigi di limitare a 1,5 gradi centigradi il riscaldamento globale del pianeta da qui al 2100. Un risultato ottenibile solo attraverso politiche aggressive come ad esempio la messa al bando di tutte le auto a benzina e diesel dal 2030.

Il loro programma, però, prevede anche molto altro. Sul tema immigrazione, ad esempio, hanno proposto ricette per migliorare il processo di integrazione di chi arriva e allo stesso tempo propongono di controllare i flussi, ma senza limiti di ingressi prestabiliti. Infine, nella ricetta di governo, i verdi propongono anche l’abbattimento delle barriere a favore di disabili e anziani, e pari opportunità per donne e uomini. Una delle proposte è ad esempio è l’apertura di un numero maggiore di asili per consentire alle mamme di andare a lavorare. Molto forte anche il posizionamento contro la discriminazione di razza e di religione, e degli omosessuali. Infine sono per la digitalizzazione ma allo stesso tempo dichiarano lotta senza quartiere per la difesa dei dati personali degli utenti.

Winfried Kretschmann

WINFRIED KRETSCHMANN

Oltre al programma, però, il successo nelle varie elezioni in giro per la Germania sono anche merito di leader molto capaci. Come nel caso di Winfried Kretschmann in Baden-Württemberg. Il 72 governatore infatti, nel farsi confermare alla giuda del Land per l’ennesima volta, ha dimostrato che un ecologista può gestire un land industriale, raccogliendo consensi sia a destra che a sinistra. La capitale del Baden-Württemberg è Stoccarda, ossia uno dei cuori pulsanti dell’industria automobilistica tedesca. Qui hanno sede Mercedes Benz e Porche e buona parte dei cittadini della regione vive dell’indotto di questo comparto. Eppure proprio qui governa un verde. Evidentemente i cittadini credono più degli analisti e degli osservatori in una sempre più imminente e necessaria transizione ecologica.

KATHARINA SCHULZE

Altro leader molto influente è la giovane bavarese Katharina Schulze, sicuramente uno dei personaggi più in vista nell’establishmente dei Verdi tedeschi. Trentenne, ha incarnato per tantissimi bavaresi il simbolo del cambiamento, e una promessa per il futuro. La sua militanza nei verdi risale al 2009, quando viene eletta leader dei giovani della Baviera. In soli due anni riesce a diventare capo del partito bavarese e nel 2013 entrata nel Parlamento regionale, dove dal 2017 guida i deputati verdi. Prima di abbracciare politica ha studiato psicologia e nel “curriculum” vanta una campagna presidenziale americana da volontaria al seguito di Barack Obama nel 2008. Grande oratrice, in campagna elettorale predica europeismo e maggiore sicurezza per le strade, auspicando allo stesso tempo maggiori politiche di integrazione e un’immigrazione controllata.

PRISKA HINZ

Ogni land tedesco ha il suo leader, la sua faccia del cambiamento e della nuova economia declinata secondo il programma dei Verdi. Così in Assia, l’altra regione del trionfo dei Verdi dopo la Baviera, Priska Hinz è la più popolare ministra dell’Ambiente mai vista al lavoro in un land tedesco. In soli 5 anni è riuscita ad aumentare del 50 per cento l’agricoltura biologica, facendo contenti agricoltori, venditori e consumatori. Tra le sue battaglie, anche queste fuori dal vecchio e ideologico perimetro dell’ambientalismo anni Settanta e molto ancorate all’idea larga della Sostenibilità, ci sono anche quelle contro il caro-affitti in tutte le più importanti città dell’Assia e la salvaguardia degli animali a rischio.

ROBERT HABECK

La presidenza nazionale del partito è affidata ad Annalena Baerbock e Robert Habeck. Quest’ultimo, 49 anni, nel mese di gennaio 2019 ha deciso di chiudere i suoi profili su Facebook e Twitter dopo aver ricevuto molte critiche per un video che aveva messo online e a seguito della pubblicazioni conversazioni private rubate nel recente attacco hacker contro diversi politici tedeschi. La scelta, ha spiegato Habeck, è stata sofferta, perché Facebook e Twitter sono ancora uno dei modi più facili per comunicare con l’elettorato, ma inevitabile perché secondo il politico erano evidenti le difficoltà che aveva avuto ad usare le due piattaforme. “Twitter – ha dichiarato Habeck nella nota in cui annuncia il suo oscuramento da questi social – è più aggressivo di qualsiasi altro mezzo digitale, e non c’è altro social con così tanto odio, malizia e istigazione” e che “fa scattare qualcosa in me: mi fa essere più aggressivo, più chiassoso, più tagliente”. Un vero e proprio istigatore, in grado di tirare fuori il peggio. Ragione per la quale è meglio non avvalersi di queste piattaforme, anche a fronte di potenziali svantaggi elettorali. Una scelta coraggiosa e controcorrente.

La foto sono tratte dai profili social dei tre rappresentati politici.

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