Chevron pagherà 8.6 miliardi danni ambientali in Amazzonia

 di JACOPO PASOTTI ACCUSE pesantissime. Che un tribunale ecuadoregno ha ritenuto legittime: per i giudici tra 1964 e il 1990 la Texaco (oggi acquistata dalla Chevron) ha riversato nell’ambiente più di 68.000 milioni di litri (18.000 milioni di galloni) di rifiuti tossici nei fiumi amazzonici e ha abbandonato nella foresta almeno 900 pozze piene di […]

 di JACOPO PASOTTI

ACCUSE pesantissime. Che un tribunale ecuadoregno ha ritenuto legittime: per i giudici tra 1964 e il 1990 la Texaco (oggi acquistata dalla Chevron) ha riversato nell’ambiente più di 68.000 milioni di litri (18.000 milioni di galloni) di rifiuti tossici nei fiumi amazzonici e ha abbandonato nella foresta almeno 900 pozze piene di residui delle estrazioni petrolifere. Inoltre la compagnia ha sversato accidentalmente 64 milioni di litri (17 milioni di galloni) di greggio a causa di rotture accidentali di oleodotti. A dirlo sono i 30.000 indigeni e coloni della provincia ecuadoriana di Sucumbios che hanno denunciato la compagnia.

"Sono passati quaranta anni da quando la Texaco iniziò le operazioni di estrazione in Ecuador, e con questo la paggior catastrofe naturale causata dalle attività petrolifere nella storia dell’umanità", dice Pablo Fajardo, l’avvocato delle vittime. "Ci sono voluti 17 anni di battaglie giuridiche, ma finalmente la Texaco paga per i suoi crimini ambientali". Secondo molti, il verdetto è un evento storico. Fajardo sottolinea che, a differenza di disastri come quello della Exxon Valdez (1989) o del Golfo del Messico (2010), il caso della Texaco è "un atto criminale sistematico che è durato per 4 decadi".

La sentenza è stata emessa dalla corte Provinciale di Giustizia di Sucumbios presso Lago Agrio, una cittadina sorta nel cuore della foresta negli anni ’60 per lo sviluppo dell’industria petrolifera nella zona. L’inizio della disputa risale al 1993 quando

gli abitanti di alcuni villaggi iniziarono una causa contro la Texaco. Nel 2001 Chevron acquistò la Texaco e ricevette il processo in eredità. Chevron è la seconda maggiore società petrolifera statunitense dopo ExxonMobil.

La decisione della Corte non soddisfa la compagnia. In un comunicato, la Chevron – che ha già annunciato di voler ricorrere in appello – definisce il verdetto "illecito ed inapplicabile" e fa sapere che non intende pagare il risarcimento. Il risultato non piace nemmeno gli avvocati delle vittime: il risarcimento richiesto inizialmente era di 113 miliardi (cinque volte superiore ai danni chiesti alla BP per l’incidente nel Golfo del Messico). Del risarcimento, 5.4 miliardi serviranno per risanare i terreni contaminati, 2.2 miliardi andranno invece per le cure mediche alle vittime dell’inquinamento, il resto servirà a ricreare l’originario ecosistema.

Basandosi sui dati ufficiali della mortalità in Ecuador, uno studio recente promosso dalla organizzazione Amazon Defense Coalition ha evidenziato come la catastrofe ambientale che affligge la foresta ecuadoriana possa provocare quasi 10.000 morti di cancro entro il 2080, questo anche se la Chevron attuasse un’immane opera di risanamento. "Stiamo pensando di ricorrere in appello, ma dobbiamo prima studiare le 187 pagine della sentenza", spiega Fajardo. "Ogni volta che versavano sostanze tossiche nei fiumi, queste inquinavano l’intero bacino a valle, il danno che hanno fatto colpisce tutta l’Amazzonia."

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