Certificato energetico. Se la casa è sprecona vale di meno

La casa come il frigorifero, con tanto di etichetta energetica. Se e’ di classe A, significa che e’ ben isolata, ha impianti di riscaldamento efficienti, garantisce bollette poco salate e conviene comprarla. Se e’ di classe C, o addirittura G, e’ una casa sprecona ed e’ meglio lasciar perdere (vedi in foto un esempio di […]

La casa come il frigorifero, con tanto di etichetta energetica. Se e’ di
classe A, significa che e’ ben isolata, ha impianti di riscaldamento
efficienti, garantisce bollette poco salate e conviene comprarla. Se e’
di classe C, o addirittura G, e’ una casa sprecona ed e’ meglio lasciar
perdere (vedi in foto un esempio di certificato in Lombardia).
La certificazione energetica delle abitazioni e’ diventata obbligatoria
dal primo luglio di quest’anno. Chi vende una casa deve cioe’ allegare
all’atto di vendita anche un certificato che attesta il consumo
dell’immobile, indicato con una lettera dell’alfabeto, da A a G

Gli obblighi di legge
Il decreto legislativo
192/05 e il successivo D.Lgs. 311/06 hanno imposto l’obbligo della
certifi cazione energetica per le nuove costruzioni e per i grossi
interventi di ristrutturazione, incaricando il notaio di accertare
l’esistenza del documento, senza il quale l’atto di vendita e’ nullo. Un
progetto ambizioso, ma ridimensionato dal governo attuale, che l’anno
scorso con il decreto legge 112/08 (poi convertito nella legge 133/08)
ha cancellato la nullita’ dei contratti non accompagnati dal certificato
energetico. Lasciando pero’ intatto l’obbligo di redigerlo e consegnarlo
all’acquirente. L’acquirente, pertanto, puo’ pretendere di conoscere i
consumi della casa non solo al momento della stipula del contratto ma
preventivamente, affinche’ possa deciderne l’acquisto o  anche in
funzione delle spese di gestione a cui andra’ incontro.

Per il
momento i limiti imposti dalla legge riguardano solo i consumi per il
riscaldamento invernale, anche se sono gia’ disponibili ed operanti
schemi di certificazione volontaria per la valutazione di tutti i
consumi energetici (produzione di acqua calda per usi sanitari,
climatizzazione estiva e ventilazione degli ambienti e illuminazione).
Purtroppo pero’ a quattro anni dalla legge i vari governi che si sono
succeduti non hanno ancora emanato le linee guida nazionali
in materia di certificazione, scatenando le critiche dell’Ue che, dopo
due lettere di messa in mora quasi sicuramente avviera’ una procedura
d’infrazione contro il nostro Paese. A colmare questa lacuna di
conoscenza ci hanno pensato alcune associazioni dei consumatori, come
l’Adiconsum, che ha pubblicato di recente una guida sulla
certificazione energetica degli edifici

I benefici della certificazione
Sebbene
ridimensionata nella sua portata sanzionatoria, dal primo luglio scorso
la legge del 2005 comincia a produrre almeno un beneficio: far
conoscere a chi compra casa l’esistenza del certificato energetico.
Ogni notaio alle prese con una compravendita, infatti, deve informare
le parti dell’obbligo di allegare agli atti il certificato. Ma c’e’ una scappatoia:
l’obbligo e’ derogabile se le parti sono d’accordo. Probabilmente nella
maggior parte dei casi avverra’ cosi’. Ma e’ davvero un peccato non
cogliere l’opportunita’ di sapere quanto consuma la casa che si sta per
comprare. Una casa in classe A potra’ essere piu’ costosa (ma non
necessariamente) ma di sicuro sara’ ben isolata, senza dispersioni e
percio’ meno dispendiosa in termini di bollette energetiche. Inoltre, il
suo valore di mercato sara’ piu’ alto. Comprare una casa di classe G
significa pagare un po’ di meno al momento dell’acquisto, ma di piu’ nel
lungo termine sul piano dei consumi.

“Si tratta di aiutare i cittadini italiani -spiega Pieraldo Isolani di Adiconsum-
ad avere una coscienza nei confronti della qualita’ non solo delle
abitazioni di nuova costruzione, ma soprattutto del patrimonio edilizio
esistente. I vantaggi di una ristrutturazione piu’ consapevole delle
vecchie abitazioni sono molteplici; non solo meno costi dal punto di
vista dei consumi, ma anche una minore spesa per cio’ che riguarda i
lavori di manutenzione.”

Le Regioni virtuose
La
Lombardia, l’Emilia Romagna, la Liguria, il Piemonte, la Valle d’Aosta,
le provincie autonome di Bolzano e di Trento sono state le prime a
emanare leggi per la certificazione energetica, fissando requisiti
precisi e un sistema di accreditamento dei professionisti abilitati a
rilasciare il documento. Come rivela un’inchiesta del Salvagente, la Lombardia
guida il gruppo delle regioni virtuose: dal 2007 a oggi ha gia’ formato
8.500 professionisti e rilasciato circa 100mila certificati energetici.
Segue l’Emilia Romagna, con 1.700 certificatori accreditati e circa 10mila attestati. Pienamente operativa anche la Liguria che ha emesso 1.600 certificati. Piemonte e Valle D’Aosta stanno ultimando l’organizzazione del sistema. La Provincia autonoma di Bolzano,
poi, ha preceduto tutti: per gli edifici nuovi e tristrutturati
l’attestato di efficienza energetica e’ obbligatorio sin dal 2004, e
adottato in via volontaria gia’ dal 2002. Qui, dove il freddo non manca,
il consumo di 70 kwh/m2 anno e’ stato posto come limite
massimo per ottenere il certificato di abitabilita’ degli edifici di
nuova costruzione, contro una media italiana compresa fra i 140 e i 170 kwh/m2 anno per il solo riscaldamento.

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